Lou Castel ne I pugni in tasca |
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Marco Bellocchio è il regista più atipico, indipendente e sorprendente del cinema italiano. Mentre è uscito da qualche giorno nelle sale il suo ultimo film, Fai bei sogni (tratto in qualche modo dall’omonimo libro di Massimo Gramellini, che un po’ rispetta e un po’ tradisce, coerentemente alla logica frammentaria che ha sempre sorretto la sua cinematografia) Rai Storia propone stasera alle 21.00 l’opera prima del regista emiliano: I pugni in tasca, uscito nel 1965 e per molti versi anticipatore geniale della contestazione giovanile che sarebbe divampata di lì a poco.
Film eccessivo, disturbante, dirompente, I pugni in tasca è un monumento del cinema indipendente italiano: il montaggio fu firmato da Silvano Agosti (con lo pseudonimo di Aurelio Mangiacotti), la produzione venne finanziata con il persona contributo della famiglia Bellocchio, gli attori e la troupe accettarono di lavorare con compensi ridotti. Ne venne fuori un capolavoro.
La pellicola racconta la vita di una famiglia i cui componenti sono affetti da cecità (la mamma) e da gravi turbe psichiche (i fratelli e la sorella) che esplodono in una serie di atti di violenza e fatti di sangue. La malattia della madre e l’epilessia del fratello Alessandro (interpretato da uno straordinario Lou Castel) vengono rappresentati da Bellocchio come metafora delle nevrosi sociali e famigliari. Il solo membro della famiglia a non soffrire di disturbi è Augusto, la cui normalità borghese si rivela alla fine eticamente problematica, come per il resto dei componenti della famiglia. Ritenuto un film manifesto, è stato incluso tra i 100 film italiani da salvare. Qui sotto il trailer. Vale la pena vederlo, anche perché si apre con i giudici critici sul film.
DOMANI
A volte nella fiction messa in onda da mamma Rai si trovano anche cose pregevoli, come La classe degli asini, che Rai Uno mette in onda domani sera alla 21. Liberamente ispirato alla vicenda reale di Mirella Antonione Casale e alla sua lotta per l’inclusione scolastica, il film di Andrea Porporati, interpretato da Vanessa Incontrada, Flavio Insinna, Fabio Troiano, Aurora Giovinazzo, Giovanni D’Aleo e Monica Dugo, racconta una pagina poco nota della storia della scuola pubblica in Italia: la lotta promossa e condotta, negli anni Sessanta da Mirella Casale (interpretata da Vanessa Incontrada) la prima insegnante chesi è battuta per l’abolizione delle classi differenziali favorendo l’integrazione e l’insegnamento paritario, dopo che sua figlia si era ammalata ed era rimasta semi-paralizzata. Una bella storia che vale la pena guardare, anche in riferimento ai problemi della scuola di oggi.
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