Cinemadessai | Quando la commedia all’italiana era grande. Anzi grandissima.

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Film monumento, e testimonianza di come anche una commedia possa assurgere a toni epici, nonché ad una riflessione sociale profonda, C’eravamo tanto amati è probabilmente il capolavoro di Ettore Scola e di sicuro uno dei più importanti film italiani degli Anni Settanta.
Va detto che tutti gli elementi – autore, sceneggiatori, interpreti – danno il meglio di sè. Il risultato è impareggiabile, e quella che nel plot è la storia di tre amici che hanno combattuto insieme nella Resistenza, e ritrovandosi per caso dopo diversi anni traggono il bilancio delle loro vite, diventa il memorabile racconto di una stagione nevralgica della storia d’Italia: dalle speranze accese dall’avvento della democrazia ai cambiamenti che massificano ed edulcorano gli ideali. Non rimane che adattarsi.
I protagonisti della storia sono interpretati da Nino Manfredi, Vittorio Gassman, Stefano Satta Flores, 
Stefania Sandrelli e Aldo Fabrizi. Gustose le apparizioni, nel ruolo di se stessi, di Mike Bongiorno, Ugo Gregoretti, Federico Fellini,  Vittorio De Sica (cui il film è dedicato, perché il grande autore morì durante le riprese) e Marcello Mastroianni. La sceneggiatura è firmata da Age & Scarpelli, insieme allo stesso Scola.
La pellicola si aggiudicò il Gran Premio al Festival cinematografico internazionale di Mosca, un premio César per il miglior film straniero e tre nastri d’argento. Il film è stato successivamente inserito nella lista dei 100 film italiani da salvare, “100 pellicole che hanno cambiato la memoria collettiva del Paese tra il 1942 e il 1978”.
Stanotte, su RaiMovie, all’1.15.
DOMANI
I soliti ignoti di Mario Monicelli rappresenta una tappa miliare della storia del cinema, perché a giudizio dei critici sancisce la nascita ufficiale della commedia all’italiana. Lo sfondo della narrazione – la vita quotidiana e l’endemica miseria che coinvolgi i ceti popolari – è lo stesso che ha caratterizzato il neorealismo. Cambia però il tono: la tragedia cede il posto ad una visione più leggere, divertita e divertente, della realtà.
Nello scrivere il soggetto, Age & Scarpelli si ispirarono alla novella Furto in una pasticceria compresa nell’antologia Ultimo viene il corvo di Italo Calvino e al film drammatico francese Rififi di Jules Dassin. Poi ne scrissero l’irresistibile sceneggiatura – una delle migliori di sempre del cinema italiano – assieme a Suso Cecchi D’Amico e allo stesso Monicelli.
Un gruppo di ladruncoli progetta un ambizioso colpo al Monte di Pietà. Per prima cosa è necessario reclutare gli specialisti, quindi si deve mettere a punto il piano, che prevede di accedere alla “comare”, ovvero alla cassaforte dove sono custoditi i gioielli dati in pegno al Banco sfondando il muro dell’abitazione contigua al Banco, che i ladri credono vuota, ma che è in realtà abitata da due vecchiette. Ma qualcosa va storto…
Nel film tutto fila alla perfezione. Vittorio Gassman, al suo esordio assoluto in un ruolo comincio (il balbuziente er Pantera) è irresistibile, così come Marcello Mastroianni, Renato Salvatori e Totò. Memorabili anche le interpretazioni di Claudia Cardinale, Tiberio Murgia, Memmo Carotenuto e Carla Gravina.
La critica non gradì la coraggiosa scelta di Monicelli, di utilizzare in ruoli comici attori “seri”. La stessa produzione pensò a lungo ad Alberto Sordi nel ruolo di Gassman. Ma la vis comica del film ed il suo enorme successo di pubblico (e successivamente anche di critica) sta proprio nella trasformazione di attori noti per aver interpretato ruoli drammatici in maschere della commedia. Secondo il regista Carlo Lizzani, “I soliti ignoti  porta il comico fuori dei confini abituali della farsa acquisendone una propria consistenza cinematografica.”
Da vedere e da rivedere, fino a stancarsene.
Domani sera, su TV 2000 alle 22.05.

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Author: Geppe Inserra

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