Cinemadessai | Ecco il Verdone tricolore, classico di satira e di risata

Non è mai facile bissare, anzi, amplificare il successo di un film ripetendone il format. L’impresa riuscì  ampiamente a Carlo Verdone, nel 1981, con Bianco, rosso e Verdone, che non solo mantenne le promesse dell’opera prima Un sacco bello, ma consacrò definitivamente l’attore comico romano anche come autore e regista.
Iris ripropone l’opera seconda di Verdone stasera, in prima serata, alle 21. A tenere unite le storie che si intrecciano nella pellicola sono le elezioni. Il paese è chiamato alle urne, e il film racconta le vicende di tre personaggi (un padre pedante con la mania della precisione, un emigrato meridionale che torna dalla Germania per esercitare il diritto di voto e un giovane che accompagna la nonna, coprendola di mille, asfissianti premure): maschere riuscite, emblemi di varia umanità e di una certa Italia, piuttosto che macchiette.
La mano leggera di Verdone non fa mai scadere il film nella banalità, e gli stessi intenti di satira politica colgono nel segno, sfuggendo alla trappola del qualunquismo. Il film è molto gradevole ed anche a rivederlo dopo diverse visioni, strappa ancora risate sincere. Sotto, la divertente sequenza della partenza di Magda e Furio.

DOMANI
Il bidone (1955) è tra i film meno noti e più discussi di Federico Fellini. Rai Storia lo ripropone domani alle 21.05. Uscì un anno dopo La Strada che aveva conquistato il Leone d’Argento alla Mostra del Cinema di Venezia (dividendo critica e pubblico), e il produttore sperava di bissare il successo. Ma andò male: la proiezione venne accolta con freddezza e non mancarono le contestazioni. Le cose non andarono meglio nelle sale: il film incassò pochissimo.
Invece è un’opera che va assolutamente rivalutata. È probabilmente la meno visionaria del Maestro di Rimini, e la più problematica dal punto di vista morale. Il bidone racconta la storia di tre truffatori di professione, e dei rapporti con le rispettive famiglie. Della possibilità di redenzione (negata). Con un finale cupo ma cinematograficamente magistrale, che conclude la storia in modo tragico.
Il messaggio di Fellini è particolarmente pessimista: ogni uomo è protagonista del proprio destino, ma la fragilità dell’individuo soccombe al cospetto di qualsiasi senso morale. Grandissimo il cast, con  Franco Fabrizi, Giulietta Masina, Richard Basehart, Broderick Crawford, Giacomo Gabrielli. L’interpretazione di Crawford è indimenticabile. Al suo  posto avrebbe dovuto esserci Humphrey Bogart, che era però ammalato di cancro, e dovette rinunciare all’offerta. Da rivedere, da non perdere.
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Author: Geppe Inserra

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