Anche in Capitanata sale la febbre referendaria. Ieri nella sala consiliare di Palazzo Dogana è sceso in campo il comitato del centrosinistra per il No. Sarà coordinato da Ciro Mundi, primario neurologo agli OO.RR., esponente di spicco della sinistra foggiana, già vicesindaco e dirigente del Pds-Ds. Con Mundi, al tavolo della presidenza, il magistrato ed ex deputato, Francesco Bonito, e Antonella Caruso, docente e giornalista.
“Non siamo il comitato di D’Alema, perché è lo stesso D’Alema che sollecita condivisioni più ampie. Il nostro è un no politico, non riconducibile a posizioni personali o a dialettiche interne al Pd – ha precisato Mundi – Non votiamo no per votare contro Renzi o contro il Pd. Il premier ha impostato il referendum come un plebiscito, come si sei trattasse della sfida all’O.K. Corral, utilizzando termini sproporzionati come usare il lanciafiamme, parole che mortificano profondamente i principi fondamentali del vivere civile. La nostra campagna referendaria sarà basata sulla ragionevolezza. Forti della nostra cultura veramente riformista privilegeremo come sempre l’interlocuzione e il confronto.”
Anche Antonella Caruso, che è stata impegnata in prima fila nel recente referendum contro le trivelle, ha lamentato la mancanza di un vero confronto, ricordando i diversi intoppi registrati dall’iter tormentato della riforma costituzionale, come la sostituzione dei componenti le commissioni parlamentari che non erano d’accordo o la trafila dei voti di fiducia. “L’accentramento allo Stato di diversi poteri fa temere un indebolimento del principio di sussidiarietà, che può portare alla penalizzazione della volontà popolare, in alcuni settori nevralgici, come quello energetico.”
Particolarmente accorato e intenso l’intervento di Francesco Bonito: “da oltre dieci anni non sono più deputato, intervengo come cittadino anche se sono un magistrato, dopo aver attentamente riflettuto sulla opportunità per un giudice di intervenire in un confronto che riguarda la costituzione. Ho concluso assieme a molti colleghi, che abbiamo il dovere di farlo. “
La motivazione del “no” da parte di Bonito è stata approfondita, e soprattutto culturale e giuridica.
“Ogni costituzione – ha sottolineato – ha la caratteristica di essere accettata da tutta, o quasi, la comunità. La nostra costituzione è un modello in questa senso, è stata un formidabile strumento di coesione. Non può esserci una costituzione accettata solo da una parte. Alla costruzione della nostra Costituzione ha contribuito il meglio della cultura, della politica, della società italiana, che ha dato vita ad un confronto rigoroso, serrato, spesso sofferto. Oggi si vuole cambiare in un colpo solo, quell’impianto per metà, senza sforzarsi di cercare una condivisione ampia, e anzi dividendo. Sta succedendo piuttosto il contrario: la riforma ha prodotto divisione e rottura già nel partito di maggioranza relativa.”
Secondo il magistrato,”è stata dimenticata la lezione dei padri costituenti, che sui valori di fondo erano sempre riusciti a trovare un’intesa, che ha portato all’avvicinamento di punti di vista diversi e distanti tra di loro. La Costituzione garantisce il perfetto equilibrio dei poteri arricchendo la lezione illuministica di Montesquieu: il Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale ancora oggi sono punto di riferimento perché sono frutto di maggioranze ampie. Con il premio di maggioranza previsto dalla legge elettorale si corre invece il rischio che il capo del governo sia espressione di un italiano su cinque. Il bicameralismo aveva lo scopo di evitare la concentrazione dei poteri e garantire il controllo di una camera sull’altra. Questi equilibri che difendono la democrazia potrebbe saltare. Dov’è il contenuto futurista ed innovatore di questa riforma costituzionale? Nessuno lo spiega. Per tagliare gli stipendi ai deputati e risparmiare sulla spesa non c’era mica bisogno di cambiare la Costituzione. Cosa c’è di riformista in tutto questo se non un pericoloso arretramento della Democrazia?”
In precedenza aveva portato il saluto della città il sindaco, Franco Landella anche lui molto critico verso la riforma: “Non è vero che produce il contenimento della spesa pubblica, e il quesito referendario maschera la verità.”.
Ai lavori hanno partecipato, tra gli altri, Sabino Colangelo, dalemiano di ferro ed ex presidente della Fondazione Foa, Marco Pizzolo, ex segretario cittadino Pds-Ds, l’ex sindaco Gianni Mongelli, gli ex deputati Orazio Montinaro e Costantino Dell’Osso, i dirigenti sindacali della Cgil, Loredana Olivieri, Daniele Calamita,Franco Persiano, Gianni Palma, Nico Salvatore, Michele Iatarola, gli esponenti di Socialismo Dauno Pino Lonigro e Giulio Scapato, ex dirigenti pubblici come Michele Loffredo, Gaetano Cristino, Rino Belgioioso e Geppe Inserra, iscritti e simpatizzanti del Pd tra cui, Sergio Clemente, Salvatore Ceglia, Raffaele Cariglia, Lino Del Carmine, Maria Pina Ciccone.
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Riformare significa cambiare la forma. La costituzione,secondo i cantori, ha una forma la più bella del mondo, è fatta di solo nove parole semplice e chiare.La nuova costituzione riformata ha secondo le migliaia di parole usate una faccia che non si fa conoscere, è coperta da tanti se e ma è secondi, che mi fa pensare che l'hanno mascherata e sotto non si vede la faccia che ha.Io sarei d'accordo a riformarla ma da la più bella del mondo la vorrei la più bellissima del mondo.