Mettiamola così. Se prima dell’inizio del campionato qualcuno avesse profetizzato che dopo nove giornate il Foggia – senza aver giocato neanche una partita davanti al suo pubblico – si sarebbe trovato a quota venti punti, per sei vittorie, due pareggi e una sconfitta, avremmo fatto i salti di gioia.
L’obiettivo è stato raggiunto. Calcolatrice alla mano, se i satanelli riuscissero a marciare con lo stesso passo fino al termine dei torneo, concluderebbero a circa 75 punti, cinque in più di quanti lo scorso anno ne fece il Benevento, che conquistò la promozione diretta.
E allora? Perché nei tifosi rossoneri serpeggia (giustamente, sotto certi aspetti), la delusione? Per due ragioni, essenzialmente. La prima è che l’exploit del Foggia e i venti punti conquistati non sono stati sufficienti a mantenere la vetta: davanti c’è il Lecce, che di punti ne ha addirittura 23 (la proiezione a fine torneo porta alla bellezza di 86 punti!). La seconda è che dopo un avvio trionfale, con sei vittorie nelle prime sei partite, il Foggia pare avere rallentato, conquistando soltanto due punti nelle ultime tre.
Ma una ragione c’è, guardando i calendario. Nella prima parte del torneo il Foggia aveva affrontato formazioni di rango non eccelso. Quando il calendario è diventato più difficile i satanelli hanno dovuto affrontare altre contendenti la promozione, e si è registrato qualche passo falso.
Ma la delusione sarebbe giustificata se il Foggia fosse veramente quel rullo compressore che le prime partite avevano fatto sognare. Il punto è che invece non è così, e per ricominciare il cammino, dopo la cocente sconfitta di Castellammare di Stabia, bisogna ripartire proprio da questa consapevolezza, senza quei voli pindarici che, anche lo scorso anno, hanno finito col danneggiare tutto l’ambiente rossonero.
Dunque: il Foggia non è la squadra più forte del campionato, e rispetto l’anno scorso è più debole. Il calcio non è un’opinione, e se i maggiori protagonisti dell’impresa dell’anno scorso, ovvero De Zerbi e Iemmello, oggi militano in serie A, una ragione c’è.
Stroppa è un signor allenatore, professionista serio e scrupoloso ma non è De Zerbi e, soprattutto, non ha a disposizione la rosa che aveva De Zerbi. I giocatori acquistati per sostituire uomini cardine del Foggia dell’anno scorso – come Iemmello e Di Chiara – non sembrano fino a questo momento all’altezza dei loro predecessori. Per giunta resta irrisolto uno dei problemi più seri del Foggia di De Zerbi, ovvero la mancanza di solidi centrali di difesa e a completare la torta c’è una panchina che pare dannatamente corta: quando si tratta di sostituire giocatori chiave come Vacca o Sarno, il livello tecnico della squadra si abbassa paurosamente.
Che significa tutto questo? Che il Foggia e i suo tifosi devono abbandonare i sogni di promozione? Certo che no. Tanto per puntualizzare, il Foggia di Stroppa ha comunque tre punti di più di quanti non ne aveva l’anno scorso il Foggia di De Zerbi (17 punti, frutto di 5 vittorie, 2 pareggi e 2 sconfitte, ma tra le vittorie c’era il 4-0 inferto al Lecce e tra le sconfitte,lo 0-1 bugiardo subito a Benevento).
Allora, tutto ciò significa semplicemente che è il caso di tornare coi piedi per terra, e subito. E di essere tutti più umili, a cominciare dalla società che fa bene a voler comandare in casa propria, ma non può limitarsi agli annunci e basta.
È il caso di muoversi per tempo per capire che il mercato estivo è stato mediocre, e cercare di correggere gli evidenti problemi nel mercato invernale così come accadde l’anno scorso, quando arrivarono Vacca e Chiricò.
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Non so se Stroppa è un signor allenatore dal punto di vista professionale. La questione è che la squadra non ha un gioco che libera l'uomo per tirare in porta. Se non ricordo male ieri di tiri veri solo il rigore. Le statistiche purtroppo non aiutano perché ogni campionato ha una storia a se. Vedremo…
Non abbiamo gioco a centrocampo e soprattutto i due foggiani perdono troppe palle ,poi l'attacco non concretizza quelle poche occasioni che ci capitano .Dico che fino a oggi siamo stati molto fortunati per avere quei punti senza il gioco