Nello scorso mese di settembre, il Gino Lisa è stato l’aeroporto italiano che ha registrato il numero più basso di movimenti (28) e di passeggeri (22, addirittura di meno rispetto ai movimenti) con una perdita rispetto a settembre dell’anno scorso rispettivamente del 74,5% per quanto riguarda i movimenti e del 35,3% per quanto riguarda i passeggeri.
Lo dice Assaeroporti, l’associazione di categoria che raggruppa le società aeroportuali italiane, nel report che potete scaricare trovare integralmente a questo link.
Dati che pesano come un macigno sulle prospettive di rilancio dell’aeroporto foggiano, alla vigilia del nuovo assetto che si va profilando con la fusione tra Aeroporti di Puglia, la società interamente controllata dalla Regione che si occupa degli scali pugliesi, e la Gesac, che gestisce l’aeroporto di Napoli Capodichino.
Fa bene il consigliere regionale Giannicola De Leonardis, Presidente del gruppo Area Popolare, a sollecitare chiarezza. Anche se la fusione avviene in un’ottica e in una prospettiva di consolidamento e di maggiore competitività delle due società, che registrano entrambe fatturati e utili consistenti, l’operazione apre di fatto la strada ad una privatizzazione degli aeroporti pugliesi che potrebbe avere ripercussioni decisive sugli aeroporti “minori” come quello di Foggia, e comunque in generale sull’intera organizzazione aeroportuale pugliese.
Aeroporti di Puglia è infatti interamente regionale (e quindi pubblica), mentre quella campana è per il 70% di proprietà di un fondo privato (F2i – Fondi italiani per le infrastrutture), per il 5% della srl Aliport, del Gruppo Interporto di Nola e per il restante 25% è pubblica (Comune e Città Metropolitana di Napoli).
Per dirla nuda e cruda, a proposito del Gino Lisa, la questione è: se e quando la fusione verrà conclusa, avranno voglia i nuovi proprietari di occuparsi anche degli aeroporti (non solo Foggia, ma anche Taranto) che versano in una situazione di difficoltà? Cosa c’è scritto, in proposito, nel business plan che i vertici di Aeroporti di Puglia hanno consegnato ai loro omologhi napoletani?
Ad autorizzare fondati timori c’è il fatto che, nonostante tutti i tentativi ed i pressing effettuati nei confronti di Adp e della Regione da parte foggiana, non è stato ancora chiarito cosa intende fare la Regione per rilanciare l’aeroporto Lisa, al di là della questione dell’allungamento della pista, i cui ritardi e i cui problemi stanno diventando un alibi per non affrontare il vero problema dello scalo, che è quello di rilanciarne l’operatività trovando vettori che intendano realizzare collegamenti di linea o charter.
De Leonardis lamenta che “l’operazione che si sta(rebbe) svolgendo senza alcuna procedura di evidenza pubblica, una privatizzazione di fatto; e bypassando completamente il Consiglio regionale, nonostante le ripercussioni fin troppo prevedibili, anche a livello occupazionale, e non è un caso che anche importanti organizzazioni sindacali di categoria siano allarmate e abbiano apertamente manifestato i loro dubbi e la propria contrarietà.”
Il presidente della giunta regionale pugliese Michele Emiliano ha assicurato che l’ultima parola spetterà alla politica, ma occorrerà che la politica, a sua volta, si faccia un’opinione preventiva su ciò che intende fare per l’aeroporto di Foggia.
Adesso più che mai il rilancio dell’aeroporto Lisa è una questione di volontà politica. Adesso più che mai, anche per non illudere ulteriormente quanti continuano ancora a credere nell’aeroporto, è il caso che gli interessati facciano sapere se questa volontà politica c’è, oppure no.
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