In occasione della triste notizia della scomparsa del grande Dario Fo, è il caso di ricordare su LM, ai foggiani e non solo a loro, che Fo fu scoperto e lanciato nel mondo del cinema proprio da un foggiano, il grande regista Domenico Paolella.
A quest’ultimo straordinario e multiforme personaggio – purtroppo, ancora ignoto nella sua stessa Foggia – ho dedicato ampio spazio prima nel mio “Dizionario Biografico di Capitanata – 1900/2008”, poi ne “La Meravigliosa Capitanata”, quindi nel libro scritto a più mani “Il cinema di Domenico Paolella” (Edizioni dal Sud, Bari, 2014) e infine nel bellissimo e-book coprodotto da “Lettere Meridiane” e Biblioteca Provinciale di Foggia (che potete scaricare seguendo questo collegamento).
Trascrivo, per comodità, il passaggio che riguarda la scoperta fatta all’inizio degli anni Cinquanta da Paolella della memorabile coppia milanese, Fo-Rame, tratta per l’appunto dal citato e-book, meritoriamente voluto da Geppe Inserra:
“(…) In “Rosso e nero”, del 1954, Paolella dirige Dario Fo, Franca Rame, Giustino Durano, Walter Chiari, Carlo Ninchi e Paola Borboni. Questo film segna anche il punto di partenza della filmografia di Dario Fo, che, scoperto in un teatro proprio da Paolella, esordisce cinematograficamente con la compagna Franca Rame e con Giustino Durano. Dario Fo firma con altri, tra cui Ettore Scola e Giustino Durano, anche soggetto e sceneggiatura di questo film. (…)”.
Io non mi stancherò mai di rinvenire e far conoscere tracce del passato – ignote, ignorate o semplicemente dimenticate – lasciate da tanti nostri concittadini e conterranei, in terra dauna, in Patria o nel mondo, che con fatica, capacità e merito sono riusciti, nei secoli e fino ai giorni nostri, ad affermarsi nei più svariati campi, specie in quelli delle arti e della cultura.
Trovo singolare, però, che le autorità preposte (Sindaci, Presidenti di Provincia, di Regione, Assessori, insieme a giornalisti di grido, ecc.) di fronte a personaggi di obiettiva grandezza, del passato o viventi, da me scoperti o valorizzati, preferiscano far finta di niente, aggiungendo nuovo oblio a quello finora colpevolmente accumulato dai predecessori o, nella migliore delle ipotesi, cincischino – per fare un esempio calzante – sulla proposta di assegnare la Cittadinanza Onoraria a un vero monumento della Cultura di Capitanata quale è Pasquale di Cicco che, a 86 anni, ha appena pubblicato un’opera monumentale in campo economico.
Il collega Loris Castriota, che ringrazio, ci ha rassicurato che l’iter è effettivamente partito (dopo ben tre tentativi di mettere insieme le carte che riguardano il dott. di Cicco) e che a breve ne sapremo di più, ad oltre un anno e mezzo dall’avvio della richiesta presentata al Comune di Foggia.
Quanto a Domenico Paolella, ho il serio timore che accadrà ciò che è capitato a Ralph De Palma, primo nome di grandezza mondiale (foggiano di Biccari) al quale ho dedicato non pochi sforzi per fargli avere in Italia la notorietà e il rispetto che gli si doveva (e che ancora non ha!).
La realtà è che Foggia, per restare in campo sportivo, non gli ha dedicato nemmeno una palestra mentre lo Stadio “Zaccheria” è pieno di intestazioni a questo o quel personaggio, che certamente meritano. Ma la politica dei due pesi e due misure non fa che darmi ragione sul calciocentrismo della politica foggiana, anche alla luce del fatto che per il buon Gianni Pirazzini tra richiesta di Cittadinanza Onoraria, avvio della pratica e celebrazione in pompa magna in Sala Consiliare non passarono che due mesi, nel 2014, con Sindaco l’attuale Franco Landella.
Figuriamoci se qualcuno si prenderà mai la briga di modificare l’intestazione di qualche strada cittadina che con eccessiva fantasia rientra, a mio avviso senza troppo diritto, nella nostra toponomastica. Faccio un esempio che riguarda una delle strade più centrali e note di Foggia.
Tutti credono che via Onorato sia stata dedicata al grande Umberto Onorato, lucerino e tra i più grandi disegnatori italiani, o al fratello Ettore, mineralista di fama mondiale (le schede bio-bibliografiche di entrambi le trovate nel mio “Dizionario Biografico di Capitanata”, consultabile in Biblioteca), Macché! Via Onorato – cito Gaetano Spirito, altro grande della Cultura foggiana che andrebbe presto ricordato in toponomastica – prende il nome “Dal palazzo della famiglia omonima che si ergeva sul lato destro dell’attuale via, in corrispondenza del fianco destro del ‘Centro Igiene’ “.
Mi vengono in mente anche via Giancarlo Napolitano, intestata a un militare foggiano morto in un incidente aereo nel 1964 nel cielo di Sicilia; o via Molignano così chiamata perché un tempo vi si coltivavano le melanzane!; via Luciano Mele, giornalista barese (di origini foggiane) che morì “eroicamente” nella Guerra di Spagna, laddove si omette di dire che gli italiani che vi parteciparono contribuirono non a liberare un Paese oppresso ma ad annientare cittadini che avevano democraticamente vinto le elezioni e, così facendo, ad instaurare la terribile dittatura franchista; via Freddo e via Lustro (l’una per il vento che spira da Nord e l’altro per la lucentezza del sole!!!); vico Dolo (città della Somalia, a ricordo del nostro “memorabile” periodo imperiale); via Antonio Di Leva (tenente pilota nativo di Candela morto in un occasionale incidente aereo a La Spezia); via Guido De Stisi (pilota foggiano morto nel 1935 a Udine durante una esercitazione di volo), ma l’elenco è lungo e mi fermo qui.
L’esercizio della memoria storica non è facile, me ne rendo conto. Non lo è soprattutto per chi vi lavora perché questo Bene supremo, frutto di ricerche, studi, approfondimenti, non si disperda ed anzi venga coltivato giorno per giorno.
Ma per chi deve semplicemente praticarlo tutti i giorni – nelle scuole, nei palazzi della Pubblica Amministrazione, nelle redazioni giornalistiche ecc. – dovrebbe risultare molto più semplice e defaticante, perché si tratta di adoperare materiali messi a disposizione da chi via ha lavorato e lo ha fatto a beneficio della collettività, per gli uomini di oggi e per quelli di domani.
Facile come l’aria che si respira. Ma perché a trionfare, invece, è sempre l’effimero?
Cordialmente
(m.d.t.)
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Ringrazio il Signor Scopece per l'apprezzamento che dedica ai miei servizi.
Non capisco, però, e lo dico sinceramente, in quale passaggio abbia rilevato del sarcasmo nelle mie parole, a proposito dell'articolo su Domenico Paolella e/o altre persone citate.
Se vorrà rintracciarmele e commentarle, anche con sarcasmo, non mi dispiacerà affatto.
In attesa di leggerlo, saluto lui e gli altri lettori di LM con la consueta cordialità.
(Maurizio De Tullio)