Algoritmo sbagliato. Buona scuola bocciata. I trasferimenti decretati sulla basa di questo marchingegno che alla prova dei fatti si è rivelato un autentico disastro sono da rivedere. Parte da Foggia, anzi da Manfredonia, l’attacco più poderoso alla trovata del ministero della pubblica istruzione, che aveva affidato (senza rivelarne i criteri, ovvero le regole che ne determinano il funzionamento) ad un algoritmo tutta la complessa procedura delle assegnazioni delle cattedre ai docenti risultati vincitori del concorso.
A mandare in crash il sistema non è stato un virus informatico né un attacco hacker, ma un’ordinanza della magistratura del lavoro di Trani, che ha dato ragione ad una docente di scuola media Manfredonia, che si era ritenuta danneggiata dal provvedimento di trasferimento, e l’aveva impugnato.
Ne dà notizia il quotidiano on line Immediato.Net: potete leggere qui tutto l’articolo.
L’insegnante, 38enne con due figli, si era vista assegnata ad una scuola del Friuli Venezia Giulia. A difendere le sue ragioni, l’avv. Graziangela Berloco di Altamura, che aveva basato il ricorso su un elementare ragionamento: mentre la sua assistita era stata costretta ad un trasferimento di mille chilometri, con gli oneri e i disagi che è facile immaginare, altri docenti, con meno punti in graduatoria, si sono visti assegnare sedi più vicini alla propria residenza, pare proprio a causa dei numerosi bug dell’algoritmo.
Il magistrato ha emesso un’ordinanza cautelare riconoscendo la palese violazione “del principio inderogabile dello scorrimento della graduatoria, fondato sul merito di cui al punteggio attribuito nella fase dei trasferimenti. Detto principio vincola l’amministrazione, in quanto anche la procedura di mobilità ha natura concorsuale di impiego basata su una graduatoria alla cui formazione concorrono l’anzianità, i titoli di servizio e le situazioni familiari e personali dell’interessato, per i quali sono predeterminati specifici punteggi”.
La docente che era stata costretta a prendere servizio nella sede friulana potrà quindi tornare a casa. L’ordinanza del giudice dispone che dovrà essere assegnata ad un istituto delle province (Foggia o Bari) a suo tempo indicate nelle preferenze.
L’esito del ricorso è stato notificato al Ministero della Pubblica Istruzione. La decisione del magistrato di Trani (che non è comunque il primo, una decisione analoga era stata presa dal Tribunale di Salerno) potrebbe provocare un effetto domino, con il rischio di mandare in tilt tutto il sistema scolastico. E la colpa non sarebbe certo degli insegnanti, ma di quell’algoritmo sbagliato. Ecco che succede quando non si ha l’umiltà e l’accortezza di confrontarsi.
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