Carlo D’Angiò |
Il Gargano, la Puglia e la Capitanata piangono la scomparsa di Carlo D’Angiò, straordinario musicista napoletano, pioniere ed antesignano della riscoperta e della valorizzazione della musica popolare meridionale.
Ha scritto una pagina indelebile e monumentale nella storia della musica e della cultura (qualcuno aggiunge popolare, io dico musica e cultura, e basta) l’album Garofano d’ammore, che Carlo realizzò assieme a Eugenio Bennato nel 1976, raccogliendo, e per la prima volta facendo conoscere al grande pubblicò, i canti popolari del Gargano. Nacque in quella occasione la profonda amicizia tra Eugenio Bennato, Carlo d’Angiò e i Cantori di Carpino, che sarebbe durata per decenni e che avrebbe dato il “la” al movimento musicale carpinese.
Garofano d’ammore rappresentò l’album d’esordio del gruppo Musicanova, costituito da Bennato e d’Angiò dopo che i due si separarono dalla Nuova compagnia di canto popolare, che li aveva visti tra i fondatori. L’album vide anche la partecipazione di Teresa De Sio alla voce e chitarra, David Blazer al violino e Robert Fix al flauto.
A Carlo D’Angiò si deve in modo particolare il recupero e la riscoperta della Tarantella del Gargano, presente in tutti gli album del musicista napoletano e ritenuta da molti critici la più bella versione mai realizzata.
D’Angiò è assieme a Bennato l’autore della canzone che ha probabilmente meglio interpretato lo spirito di un Mezzogiorno che non s’arrende e vuole essere protagonista del suo destino, quella Briganti se more, che è diventata una sorta di inno meridionale.
È stato stroncato da un cancro. Di lui ha detto il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris: “Attraverso la musica e con assoluta sensibilità Carlo D’Angiò ha rappresentato un ponte tra passato e futuro per l’identità meridionale e napoletana. Ha raccontato magistralmente il brigantaggio, le Quattro giornate fino ad immaginare e rendere tangibile una società e una cultura costituita ieri come oggi da tutti i popoli del Mediterraneo. Oggi Napoli piange un artista assoluto. Senza confini. Ciao Carlo”.
Qui sotto un documento video stranamente poco conosciuto (poche decine di visualizzazioni almeno fino ad oggi) ma toccante. L’esibizione di D’Angiò (accompagnato da Eugenio Bennato) al concerto svoltosi il 6 marzo scorso alla Città delle Scienze di Napoli con la partecipazione dei maggiori artisti napoletano. Ascoltatelo, guardatelo, amatelo.
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Non entro nel merito del testo di questo storico brano perché si aprirebbe l'ennesima guerriglia tra Neoborbonici e Unitari…
Scrivo, invece, per ricordare due bravissimi nostri comprovinciali, artefici del successo dello sceneggiato televisivo di RAI 1, "L'eredità della priora", trasmesso tra marzo e aprile del 1980, cui il brano di D'Angiò-Bennato (Eugenio) era uno dei motivi della colonna sonora.
Uno dei tre sceneggiatori della serie era Ferruccio Castronuovo (di Vico del Gargano). Gli altri erano il grande regista Anton Giulio Majano e l'autore del romanzo dal quale fu tratto lo sceneggiato, Carlo Alianello.
A impersonare Carmine Crocco (brigante? partigiano? Fate voi) c'era invece Gerardo Amato, di Ascoli Satriano, forse più noto come il fratello minore di Michele Placido.
Infine, ricordo che quando a 'Radio Luna' mandavamo in onda questo pezzo e quintali di altra musica d'autore, nella quasi totalità delle radio foggiane passavano solo canzoni napoletane di ben altro tipo, discomusic e dediche!
Cordialmente (Maurizio De Tullio)