Ho sempre stimato e voluto bene a Carlo Azeglio Ciampi, reputandolo uno dei più grandi presidenti che la Repubblica italiana abbia avuto, una rara sintesi tra alta visione della politica e dell’economia, profondo senso dello Stato, ma anche grandissima carica ideale e simpatia umana.
Di certo, questo toscano dal carattere austero, ma sempre pronto al sorriso, è stato il presidente che ha maggiormente amato la città di Foggia, insignendola della medaglia d’oro al valore militare, per i tragici eventi della estate del 1943, che videro la città sventrata dai bombardamenti alleati.
Il presidente Ciampi venne in visita ufficiale a Foggia il 31 gennaio del 2006, e fu l’ultimo dei suoi viaggi istituzionali.
Si trattenne a Foggia per tutta la giornata, sottoponendosi ad un programma particolarmente intenso: dopo aver deposto una corona d’alloro sul Monumento ai Caduti in Guerra (le immagini si riferiscono a quel momento) salutato da una cittadinanza festante, si trasferì alla Facoltà di Economia dell’Università degli Studi per incontrare le Autorità istituzionali, civili, militari, religiose e i Sindaci della Provincia. Quindi nel pomeriggio, Ciampi salutò l’Arcivescovo Metropolita dell’Arcidiocesi di Foggia-Bovino, Francesco Pio Tamburrino, e quindi incontrò a Palazzo Dogana i rappresentanti delle Associazioni di Volontariato.
Prima di ripartire dall’aeroporto militare di Amendola, assistette ad un concerto eseguito dall’Orchestra Sinfonica del Conservatorio di Musica e dal Coro del Teatro Umberto Giordano, diretti dal M° Benedetto Montebello e dal M° Agostino Ruscillo.
La predilezione speciale che Carlo Azeglio Ciampi ebbe per il capoluogo dauno è rivelata dalla dedica alla città di Foggia che ancora oggi si legge nel sito del Quirinale: “A Foggia, insignita della Medaglia d’Oro al Valor Civile per il coraggio con cui seppe reagire ai bombardamenti del 1943, che costarono la vita a oltre 20.000 cittadini, resistendo alle offese della guerra, mai rinunciando alla fede nella libertà della Patria; a Foggia, capoluogo di una provincia, la Daunia – Capitanata, che custodisce gli splendidi doni di una natura generosa e le vestigia di un passato ricco di storia, di cultura e di memoria, con animo aperto all’incontro tra popoli e civiltà diverse; a Foggia, tradizionale “granaio d’Italia”, oggi impegnata con tenacia nel realizzare un modello di sviluppo sempre più orientato all’innovazione; il mio augurio di portare a compimento i progetti intrapresi, per una crescita condivisa tra tutta la popolazione.”
Carlo Azeglio Ciampi è stato particolarmente sensibile alla tragica vicenda vissuta dalla città durante la seconda guerra mondiale. Era già stato a Foggia in un’altra occasione, come presidente del Consiglio, per presenziare alle cerimonia di commemorazione del cinquantesimo anniversario dei bombardamenti.
Durante la visita del 2001, gli parlarono della legittima aspirazione che la città nutriva da decenni: il riconoscimento della medaglia d’oro al valore militare, dopo che negli successivi al conflitti (presidente Antonio Segni) era stata insinua della medaglia d’oro al valore civile. Al presidente venne anche consegnato un dossier a giustificazione della richiesta, e la risposta fu quanto mai celere e tempestiva.
Il decreto dell’ambito riconoscimento fu uno degli ultimi provvedimenti che il presidente sottoscrisse durante la sua permanenza al Quirinale. La motivazione della medaglia d’oro al valore militare è un autentico maggio alla città di Foggia ed al sacrificio che ha dovuto sopportare, per la costruzione della democrazia: «In occasione dei devastanti attacchi e bombardamenti aerei del 22 luglio e del 19 agosto 1943, la popolazione della città di Foggia seppe dare sublime testimonianza di coraggio e di altruismo allorché, con spregio del gravissimo pericolo della vita in atto, suoi figli civili e militarizzati seppero tra immani difficoltà impedire che i rovinosi incendi fossero portati a conseguenze più gravi e le vittime moltiplicassero, prodigandosi, mentre gli spezzoni venivano ancora furiosamente lanciati, oltre che nei soccorsi, nel sottrarre con lucida e provvida determinazione a ulteriori deflagrazioni e distruzioni i convogli ferroviari carichi di munizioni. Successivamente, nonostante quelle indicibili sofferenze e pesanti distruzioni, altri suoi figli trovarono la forza di opporsi in armi al nemico ostacolando, con rinnovato vigore, la manovra in ritirata, delle truppe tedesche nei sobborghi della città, ormai sepolta sotto le macerie».
Grazie, Presidente.
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