Mettiamola così. Il mio titolo sulle trivelle ondivaghe dell’Adriatico, per scorrettezza e per bruttezza ha oscurato quello sulle olimpioniche cicciottelle che ha provocato il licenziamento del direttore di QS, Quotidiano Sportivo.
Me ne dolgo profondamente con gli amici e i lettori di Lettere Meridiane.
Come ha scritto qualche giorno fa sul Corriere della Sera, Beppe Severgnini riferendosi al titolo sulle “cicciottelle”: “quel titolo era sbagliato. Peggio: era brutto. Ma se licenziassero tutti i giornalisti che hanno fatto un brutto titolo, le redazioni sarebbero deserte.”
Visto che sono il datore di lavoro di me stesso, e che scrivere Lettere Meridiane non è nemmeno un lavoro, ma puro volontariato, non posso licenziarmi. Resta però l’errore. Una topica più che una bufala.
Le trivelle andavano a sud, e non a nord. Dunque non arrivavano, come ho scritto erroneamente e, ma se ne andavano.
Si trattava delle trivelle di Ombrina Mare, piattaforma realizzata lungo l’abruzzese Costa dei Trabucchi dalla società Rockhopper, smantellata dopo una durissima battaglia legale, portata avanti dalle istituzioni locali e dalle associazioni abruzzesi, e conclusa – va detto – anche per effetto della legge di stabilità 2016 che come si sa ha bloccato prospezioni e trivellazioni entro il limite delle 12 miglia.
Tutto ciò premesso, chiedo scusa ad amici e lettori per l’errore in cui sono incorso. Errore che è d’altra parte soltanto mio. Né Antonella Caruso, dal cui profilo Facebook avevo tratto la notizia, interpretandola male, né il consigliere regionale Giannicola De Leonardis, autore delle fotografia, si sono mai sognati di dire che le trivelle stessero approdando nel nostro mare. Entrambi lamentavano l’allentamento della tensione culturale attorno alla questione delle trivellazioni provocato dall’atteggiamento anti referendario assunto dal Governo, e basta.
Quanto ad Antonella Caruso, è il caso di aggiungere che nella sua brillante carriera professionale ha seguito sempre con attenzione (e correttezza) la vicenda delle trivellazioni.
L’ho ascoltata durante la campagna referendaria tenere sull’argomento un’autentica lectio magistralis, che mi ha convinto ha votare “si”, e continuo a ritenere che il governo non avrebbe dovuto invitare a disertare le urne.
Quanto all’episodio in se stesso, va comunque ribadito che è incredibile che quelle trivelle abbiano potuto andare a spasso per il mare, a pochi chilometri dalla costa garganica senza che il passaggio fosse stato in qualche modo preventivamente annunciato.
Aspetto che è stato opportunamente stigmatizzato da un altro giornalista particolarmente attento alle tematiche ambientali come Gianni Lannes, che sul suo blog Su la testa ha scritto: “Appena uno si distrae, ecco cosa accade. Una piattaforma trainata da due rimorchiatori: in tanti, oggi, l’hanno avvistata e fotografata tra Peschici e Vieste. A Manfredonia la Capitaneria di Porto ne sa qualcosa? Incredibile: non è stata resa nota alcuna ordinanza. I guai peggiori delle autorità, si sa, si combinano spesso a ferragosto, quando la gente è opportunamente distratta e già addomesticata a strapuntino.”
Insomma ho sbagliato: ma la necessità di tenere alta la guardia per evitare colpi di mano da parte delle compagnie petrolifere e delle loro lobby resta tutta.
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