Ho letto qualche tempo fa sulla Gazzetta del Mezzogiorno, un articolo sul consumo di libri, mediamente piuttosto basso nel Belpaese, ma addirittura disastrato nel Mezzogiorno e in Puglia. Per la serie “ma che c’accocchia”, per una buona metà l’articolo era una lunga filippica contro gli ebook, ribadendo la tesi trita e ritrita, che mai i libri digitali potranno sostituire la bellezza del libro di carta ecc.ecc.
E’ di solare evidenza che il buon vecchio libro “analogico “di carta e il suo corrispettivo digitale sono due cose assai diverse tra di loro. Varia la loro natura di oggetto; varia il rapporto sensoriale con “la cosa”, ma anche in questo caso la distinzione è meno netta di quanto non appaia sulle prime. Entrambi gli oggetti si affidano alla vista per poter essere utilizzati, e sicuramente il libro di carta è più performante, sotto questo aspetto. Pensate a certi libri d’arte, a come la stampa tradizionale sia in grado di far risaltare meglio le fotografie o i disegni, siano essi a colori o in bianco nero. Inoltre, l’esperienza sensoriale dello sfogliare un libro di carta è più radicale dello sfogliare un ebook (ma se non avete l’uso delle mani non rimpiangerete certamente la carta). Estremizzando, si può aggiungere che un libro di carta può essere annusato (impagabile, l’odore dell’inchiostro di un volume fresco di stampa, vero?), però un ebook può essere ascoltato…
Cos’è che accomuna intrinsecamente e profondamente i due oggetti? Il lettore, ed è qui che casca l’asino. L’articolo mi ha irritato perché il tanto insistere sulla difesa d’ufficio del caro vecchio libro di carta pare quasi voler surretiziamente introdurre la tesi che dalle nostre parti si legge poco perché l’ebook potrebbe soppiantare il volume tradizionale. Il dato di fatto è che in Italia si consumano pochi libri, siano essi analogici o digitali.
Personalmente sono un lettore onnivoro, che ha trasfuso la sua onnivoracità anche ai supporti utilizzati per la letture. Compro e sfoglio sia i libri di carta che quelli fatti di immateriali bit, a seconda del caso e dell’opportunità.
Chi non sa rinunciare a leggere qualche pagina prima di addormentarsi troverà più comodo e confortevole reggere in mano (in una sola mano,. anziché due) l’e-reader, meglio ancora se con lo schermo retroilluminato. Trovo inoltre impareggiabile la possibilità di leggere camminando (così che leggere fa bene sia all’anima che al corpo, perché brucia calorie). Non è un’esagerazione: nel tragitto tra casa e ufficio sono riuscito a leggermi tutto Il poema dei lunatici di Ermanno Cavazzoni.
E ancora, da un ebook puoi accedere rapidamente al vocabolario, con la semplice pressione di un dito sulla parola da cercare, oppure puoi sottolineare interi paragrafi evidenziandoli digitalmente o apporre all’interno di una pagina segnalibri e perfino note digitali, evitando le antiestetiche, ma certe volte utilissime, “orecchiette” agli angoli delle pagine cartacee.
I puristi osserveranno che i libro digitale non avrà mai l’aria vissuta del suo corrispettivo analogico, ed è vero. Un libro di carta, con le parole o i paragrafi sottolineati, le annotazioni vergate a mano con la penna a margine svela l’identità del lettore, racconta lo specialissimo rapporto che si stabilisce tra il libro e chi lo legge o lo studia.
Ma c’è ancora un’altra cosa che mi fa preferire il libro di carta rispetto a quello immateriale. Ed è la ragione che mi ha spinto a scrivere questo post: un libro di carta, a meno di incendiarlo o di strapparlo, non si rompe, non si guasta, come invece succede troppo spesso agli ebook che vivono della qualità, delll’affidabilità e della fragilità di dispositivi tecnologici come gli e-reader.
Ma sentite che mi è capitato. Stavo leggendo I giorni dell’eternità, l’ultimo libro della trilogia del secolo di Ken Follet. Un libro di peso a tutti gli effetti, con le sue 1220 pagine, rilegate. Dovendo fare un viaggio (trovo impagabile leggere in treno, ho preparato interi esami universitari studiando in treno) e possedendo sia il libro cartaceo che quello digitale, ho pensato bene, per avere più spazio a disposizione nella valigia, di portare con me soltanto quello, immateriale, contenuto nell’e-reader.
Che però si è bloccato mentre mi accingevo a leggere l’ultimo capitolo…
Ed eccomi qui a scrivervi per raccontarvi la mia delusione. Per sapere come va a finire I giorni dell’eternità dovrò resettare il lettore, appena rientrato casa, e caricarvi nuovamente il libro, ecc.ecc. L’imprevisto guasto mi ha privato del piacere della lettura.
Mannaggia.
Geppe Inserra
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