A volte il social smentisce lo stereotipo che vuole le piazze virtuali luoghi dove si grida e ci si insulta, senza riuscire a ragionare.
L’accorata riflessione sul sisma che ha sconvolto l’Appenino centrale (Non cercare colpevoli, ma responsabilità) di Francesco A.P. Saggese ha suscitato intense reazioni da parte degli amici e dei lettori di Lettere Meridiane: una profonda partecipazione emotiva che ha prodotto commenti approfonditi e responsabili, da cui traspare un’Italia, una comunità che soffre assieme ai terremotati, senza rinunciare a pensare, senza cedere alle facili polemiche. Ringrazio di cure tutti gli intervenuti, le cui opinioni mi sento di poter condividere interamente. Potete leggerle di seguito.
Da parte mia osservo soltanto che la cultura diffusa della sicurezza auspicata da parte di tutti, non può essere improvvisata, né miracolosamente implementata per decreto legge: per poterle dare spessore e concretezza, c’è bisogno di cambi il modo di concepire lo sviluppo, la sua qualità. Non si può avere tutto.
Enrico Ciccarelli
Articolo fin troppo condivisibile, e forse in ciò sta il suo limite.
Secondo me è assolutamente vero che la catastrofe naturale da sola non spiega l’estrema vulnerabilità del nostro Paese, e che ad essa sono collegate responsabilità politiche in senso ampio (ossia della classe politica, ma anche della classe dirigente in senso ampio, ed anche della comunità nel suo complesso).
Non è vero, invece, che in Italia non si sia fatto niente, da quel 23 novembre del 1980 che segna un punto di svolta. Si è fatta una legge sismica, intanto; e si sono definite con sempre maggiore precisione le aree di criticità, stabiliti con sempre maggiore severità le prescrizioni edilizie e così via. Abbiamo costruito la Protezione Civile migliore d’Europa (id est del mondo) e abbiamo avviato timidi, timidissimi tentativi di prevenzione.
Detto questo, per trovare le responsabilità basta guardarsi allo specchio. Non penso al signor Saggese, di cui ammiro la passione civica, ma a tutti noi.
Penso che l’autore dell’articolo sia, come me, di Foggia, che è la città di viale Giotto, di via delle Frasche e di altri più remoti crolli, di un’edilizia che spesso è venuta su senza regole, dominata dall’urgenza del profitto.
Quali conseguenze ha avuto quella tragedia? Quanti edifici hanno adottato il (cosiddetto) fascicolo del fabbricato. Sbaglio se rispondo “nessuno”? Perché sull’onda della tragedia e della commozione è molto facile dire che ci si doveva pensare, che bisognava mettere in sicurezza ecc. Ma la realtà è che questo è il Paese dove si costruiscono case abusive sulle pendici del Vesuvio e dell’Etna, e che i sindaci, compresi quelli “rivoluzionari” come De Magistris, si fanno attaccare per pazzi alla sola idea di abbatterle. È un Paese dove le messe in sicurezza possono dare brillante prova di sé (come è successo a Norcia) o pessime (come per la scuola di Amatrice crollata malgrado gli investimenti del 2012). Ma di sicuro, trascorso l’impatto emotivo del dramma, piante e tumulate le vittime, aiutati con la consueta generosità i superstiti, il Paese tornerà all’usata noncuranza. E nessuna forza politica e nessun Governo avranno il coraggio di dire sul serio: “ragazzi, adesso variamo un investimento straordinario per la messa in sicurezza del patrimonio edilizio nelle nostre aree a rischio; servono da 200 (secondo alcuni) a 800 (sostengono altri) miliardi di euro. Lo Stato ne mette la metà, tagliando su pensioni, sanità e aiuti ad imprese e famiglie; i privati mettono l’altra metà.”
Nessuno lo farà perché quelle forze politiche e quel Governo sarebbero spazzati via alla prima elezione disponibile.
Maurizio De Tullio
La riflessione è comprensibile ma solo in parte condivisibile perché le leggi ci sono da anni, tant’è che a 16 km dall’epicentto, cioè nella vicina Norcia, spavento a parte non è successo nulla. E la ricostruzione del Friuli dimostra che leggi serie sono state fatte e, se applicate correttamente, i danni saranno progressivamente sempre meno. Dipende da sindaci e da costruttori onesti. Serve certamente una presa d’atto comune sulla necessità di uniformare gli interventi e di investire meglio e di più in prevenzione.
Vincenzo Concilio
(riferendosi alla nota di Saggese, e in particolare al titolo, Non cercare colpevoli, ma responsabilità)
Giusto ma, ogni volta che accade ci accorgiamo che molto si sarebbe potuto fare per limitare gli effetti del disastro ma, nulla o poco è stato fatto. E così assistiamo ancora una volta al trionfo delle banalità dei media, ai codazzi dei politici, alle manifestazioni di buoni propositi che non saranno mai attuati, alle prossime manovre economiche che ci priveranno ancora di un po’ di libertà che ci è rimasta. Siamo nella tempesta e navighiamo a vista mentre sulla nave in mezzo al mare stiamo organizzando l’ammutinamento.
Michele Lauriola
L’imponderabile non ha né colpevoli ne lascia spazio a responsabilità. Dobbiamo solo prendere coscienza dei grandi limiti che l’uomo ha nonostante la potenza del suo “sapere”. Limiti che sono alla base di tutte le catastrofi. Basterebbe prendere coscienza di questi limiti per capire che la responsabilità è in capo a tutti noi, nessuno escluso. Fortuna che la consapevolezza dei limiti ci spinge ad azionare lo spirito della solidarietà.
Amalia Marino
Verra’ un giorno in cui impareremo?
Carmela Noviello
Credo che al prossimo, perché ci sarà purtroppo, staremo ancora a chiederci perchè, l’Italia è per lo più sismica,essendo geologicamente giovane, è in gran parte antica e medievale, che fare? costruire ex-novo tutte le città? impossibile! certo alcuni lavori adesso si possono fare per rendere anche l’antico più sicuro, ma bisognerebbe avere voglia di farlo sul serio incominciare adesso e finire… quando sarà, fra 50 anni magari! però, mai si inizia mai si avrà una fine.
Giuseppe Roberto
Ricordo che a Norcia, pochi chilometri da Amatrice, all’epoca del terremoto che coinvolse le Marche (ma anche successivamente) le amministrazioni comunali si sono date da fare per mettere in sicurezza un paese e la sua comunità. Oggi Norcia non ha riportato (o comunque solo in maniera marginale) danni di sorta, pur essendo un comune a pochi chilometri da Amatrice e dall’epicentro del sisma.
Domenico della Martora
E sì, cosa è stato fatto? Triste ma è proprio cosi’
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