L’altra faccia del foggianesimo: l’erba del vicino è sempre la più verde

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La provincia di Foggia è vittima, da anni, di un processo di emarginazione, che nonostante la sua favorevole posizione geografica, l’ha spinta su posizioni sempre più periferiche e distanti dal baricentro dello sviluppo pugliese. Qualcuno può sostenere il contrario? Nessuno, credo.
In molti danno la colpa al centralismo barese e a scelte regionali che hanno penalizzato la Capitanata. Ed è vero che, a volte, questo dare la colpa agli altri serve a non vedere, e a glissare sulle nostre responsabilità.
Per esorcizzare la tesi di Bari pigliatutto, qualche anno fa, l’allora governatore regionale pugliese, Nichi Vendola, coniò il termine foggianesimo, con cui intendeva stigmatizzare la tendenza foggiana a lamentarsi troppo.
Ma la questione è seria, e non si può risolvere a colpi di boutade. Anche perché il foggianesimo ha anche un’altra faccia, certe volte perfino più deteriore rispetto a quella della lamentazione sempre e comunque. È l’altra tendenza – anche questo tipicamente foggiana – di attribuirsi tutte le colpe, di autoflagellarsi, di ritenere che l’erba del vicino sia sempre più verde della nostra, e che la colpa della crisi è soltanto nostra.


Spiace dover rilevare che alla trappola del foggianesimo  non sfuggono persone intelligenti e politicamente accorte, come il segretario provinciale di Sel, Domenico Rizzi, che ha risposto con una nota diramata alla stampa, alle accuse rivolte dal presidente provinciale Confcommercio, Damiano Gelsomino, alle politiche turistiche regionali.
Secondo il rappresentante dell’organizzazione di categoria degli operatori turistici e dei commercianti, sono politiche da rivedere perché – dati alla mano – negli ultimi sette anni la Puglia ha registrato un autentico boom in termini di presenze turistiche, che non ha però neanche lambito la provincia di Foggia, la sola a registrare un tasso negativo.
Gelsomino ha anche opportunamente sottolineato la necessità di potenziare le infrastrutture a supporto del turismo, in modo particolare per quanto riguarda l’aeroporto.
Non è d’accordo Rizzi, che scrive: “La Puglia è indiscutibilmente la regina del Turismo mondiale.  E la Capitanata è la provincia con il più alto numero di presenze. E non possiamo esimerci dal replicare a coloro che vogliono distorcere questo semplice dato di fatto, alimentando ad ogni costo polemiche pretestuose su ciò che ha fatto il governo regionale per tutti gli imprenditori del turismo pugliese. Per ottenere risultati bisogna saper cogliere le occasioni, come certamente sanno fare bene e da tempo gli imprenditori salentini e baresi. Per questo ci lascia sorpresi che la maggiore organizzazione degli imprenditori turistici di capitanata scelga, quale unica leva per agganciarsi allo slancio impresso dalle politiche regionali, quella dell’abbassare i prezzi, rinunciando a qualsiasi sforzo di innovazione e di investimento”.
“Il Gargano e le sue eccezionali risorse paesaggistiche, naturalistiche e culturali si vendono, per così dire, da sole. E se la provincia di Foggia rimane la prima provincia pugliese per attrattività turistica, ciò – innegabilmente – non è accaduto grazie esclusivamente ai meriti dei nostri imprenditori o alla bellezza del nostro mare e dei nostri borghi ma di sicuro anche grazie ad una politica di promozione che ha teso a favorire ed a spronare l’innovazione dell’offerta turistica ed alberghiera con il lavoro delle istituzioni locali, con la specializzazione dell’offerta, assecondando i preziosi input che Regione Puglia con Puglia Promozione ha offerto anche alla Capitanata. Chi dice il contrario è in malafede”. Fin qui Domenico Rizzi.
Il fatto è che la presa di posizione di Gelsomino traeva lo spunto da dati statistici incontestabili, contenuti in un approfondito Report sul turismo provinciale. Eloquente, in particolare, una tabella che comparava i dati 2008-2015.
Nel 2008 la provincia di Foggia registrava oltre 4 milioni e 445 mila presenze, numeri che nel 2015 sono scesi a 4 milioni 341mila, con un calo del 2,3%. Ancora più significativi i dati sugli arrivi che sono calati dell’11% passando da oltre un milione a poco più di 900mila. Nello stesso periodo, tutte le altre province pugliesi, hanno fatto registrare incrementi tanto negli arrivi che nelle presenze.
Non ci sta Gelsomino, che contesta la tesi sostenuta dal coordinatore di Sel. “Secondo le argomentazioni di SEL  gli imprenditori garganici, motore del turismo pugliese come da tutti riconosciuto, sono improvvisamente diventati gli unici incapaci di cogliere le opportunità offerte dalle politiche di promozione.
Più verosimilmente,  quella messa in campo è stata una politica che ha prodotto una redistribuzione dei turisti su tutta la regione, a discapito del Gargano. Un politica legittima e in parte riuscita, di cui però dobbiamo tutti essere consapevoli. Le motivazioni e le responsabilità che hanno portato a questi risultati, come ho già affermato, sono diverse e complesse, ma è innegabile che il Gargano, principale distretto turistico pugliese, non è stato supportato a sufficienza. È come se – conclude Gelsomino – avessimo messo in campo politiche di sostegno per i produttori di salotti,  favorendo la localizzazione delle aziende in provincia di Foggia o nel Salento”.
È il caso di ribadire che l’analisi di Gelsomino è fondata su uno studio approfondito, e sarebbe davvero auspicabile che le altre associazioni di categoria, le istituzioni, i partiti, i sindacati seguissero l’esempio della Confcommercio, e anziché chiacchiere e comunicati stampa, si mettessero a produrre studi e a stimolare un confronto serio.
Non sfugge a nessuno che la Capitanata annaspa. Se qualcuno veramente pensa che le colpe sono tutte dei foggiani, è libero di farlo. Ma nessuno può sottrarsi ad un confronto rigoroso, sui numeri, sui fatti.

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Author: Geppe Inserra

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