Dal punto di vista della concretezza, la visita del ministro di Grazia e Giustizia Andrea Orlando è stata poco più di una passerella, la montagna che ha partorito il topolino. Non così, però, dal punto di vista politico e simbolico. Perchè non era mai successo che un ministro della Repubblica visitasse il Grand Ghetto, e perché la presenza del Guardasigilli certifica il salto di qualità che lo Stato intende operare sul versante della lotta al caporalato: tolleranza zero, e quindi sostegno alla linea della fermezza del governatore Emiliano.
Orlando non si è nascosto dietro il dito ed ha affidato al social le sue impressioni: "Una città fantasma. Una non città – ha scritto sul suo profilo Facebook – . Eppure migliaia di uomini e donne danno vita alle porte di Foggia a una comunità di lavoratori sfruttati. Schiavi ricattati dai caporali. È qualcosa di inaccettabile. È da questo luogo che penso sia più giusto ribadire l'impegno del governo ad approvare nel più breve tempo possibile la nuova legge contro il caporalato."
Forse non è quello che si aspettava Emiliano, ma il governatore ha apprezzato la sincerità del Ministro, ringraziandolo con un tweet per la sua visita. "Insieme chiuderemo i ghetti che seppelliscono i diritti delle persone e batteremo il caporalato."
Per sconfiggere il mostro, però, occorre ben altro che una legge, pur orientata a rimarcare una presenza più forte e consapevole dello Stato in questa battaglia di civiltà.
Orlando lo ha capito, rendendosi conto di persona di quanto il problema sia grave. Ecco perchè la sua visita potrebbe scrivere una pagina nuova in questa lotta, finora impari.
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