Pasqualino Aquilino, classe 1911, è stato tra i figli più longevi della terra di Capitanata. Se n’è andato qualche settimana fa, nella sua Troia, dov’era nato più di un secolo fa. Aveva compiuto 105 anni, tutti vissuti da protagonista e da consapevole servitore della cosa pubblica. È stato soldato, amministratore comunale, dipendente pubblico per l’Ente Provincia. Una vita per gli altri, insomma: perché troppo spesso si dimentica che chi serve lo Stato, serve la comunità.
Mi sono spesso domandato, al cospetto di persone che hanno vissuto così a lungo ed hanno visto tante cose, se i ricordi e la memoria preferirebbero tenerseli oppure dimenticarli.
La vita di Pasqualino non è stata facile: ha perduto un figlia, Anna, ha dovuto assistere sua moglie, Marietta Aquilino, sostenendola nella lunga malattia.
Ma sono certo che se potesse rispondere, non avrebbe dubbi: i suoi ricordi se li terrebbe tutti, gelosamente, dal primo all’ultimo, per tramandarli ai posteri. Perché uno dei motti che hanno ispirato la sua vita è che senza la memoria, senza l’orgogliosa consapevolezza di ciò che siamo stati, non c’è futuro.
In occasione del suo 105° compleanno, nonno Pasqualino era stato festeggiato dai suoi figli Giuseppe, Antonietta e Carmelina, dalla nuora e dai generi, dalla fitta schiera di nipoti e dall’Amministrazione Comunale (la foto che apre il post si riferisce a quell’evento). Il sindaco Leonardo Cavalieri e l’assessore Fausto Aquilino gli avevano consegnato una targa “con eterna stima e riconoscenza a un uomo dallo straordinario passato”.
A raccontare la vita straordinaria di Pasqualino ad amici e lettori di Lettere Meridiane è il figlio Giuseppe, autore del testo che di seguito si riporta.
(g.i.)
Pasqualino Aquilino è stato una persona straordinaria, generosa, e integerrima. Una vita caratterizzata anche da passione politica nella dimensione della comunità: alle elezioni del 1946 si presentò candidato al consiglio comunale, risultando il più suffragato della sua lista. Restò tra i banchi del comunale fino al 1950.
Ligio ai doveri verso lo Stato, prestò servizio quale militare di leva nel periodo storico più oscuro e tragico dell’umanità. Destinato nel marzo del 1931 alla colonia italiana di Rodi Egeo, venne successivamente impegnato nella guerra di Etiopia nel 1935/36 e a maggio del 1940 sul fronte greco albanese.
Pasqualino Aquilino |
L’8 settembre del 1943, prigioniero con interi reparti di militari italiani che per fedeltà alla patria rifiutano la sottomissione ai tedeschi, viene deportato in Germania nel terribile campo di lavoro nazista di Alket Spandau Est, presso Berlino, dove ha conosciuto, oltre alla negazione della libertà, anche quella della dignità umana.
Viene liberato quando l’esercito russo arriva a Berlino e finalmente può assaporare il gusto della libertà, dopo un periodo complessivo di circa 10 anni tra servizio militare, richiami, guerre e prigionia.
Novello Ulisse dei nostri tempi, è stato decorato, per la guerra di Etiopia e per l’internamento in Germania, con due Croci di guerra al merito e con una medaglia d’oro nella Giornata della memoria a gennaio del 2009, da parte della prefettura di Foggia.
Era, alla sua veneranda età, un esempio di altissima moralità, una fonte inesauribile di memoria storica, con una lucidità mentale incredibile sempre pronta a rievocare ricordi, racconti di vita vissuta da chi ha conosciuto gli orrori e le atrocità della seconda guerra mondiale.
Si può veramente dire che ne ha viste di tutti i colori, perché non può essere stata certamente facile l’esistenza di chi può vantare un simile curriculum. Di chi ha avuto la sola colpa di essere nato in un’epoca sbagliata, con l’aggiunta della sfortuna di essere obbligato a farsi carico di tutto ciò.
Pasqualino Aquilino è stato uno degli ultimi testimoni di una stagione dolorosa della storia, di un periodo terribile forse nemmeno conosciuto come si dovrebbe dalle giovani generazioni.
Le croci di guerra e gli altri riconoscimenti ottenuti da Aquilino |
Ma è solo mantenendo viva la memoria di uomini come Pasqualino, che hanno contribuito ad assicurare all’Italia un futuro di pace e di libertà, che si potranno evitare gli errori del passato e si potrà più efficacemente riaffermare il ripudio totale e senza riserve della guerra.
Giuseppe Aquilino
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