In principio era il Masterplan, annunciato esattamente un anno fa dal premier come l’inizio di una nuova era per il Sud e come una terapia da cavallo per ridurre il divario che separa il Mezzogiorno dalle aree centro-settentrionali.
Man mano che lo strumento prendeva forma e contenuto, si è capito che la sostanza sarebbe stata poca: nella migliore delle ipotesi, ai Patti per il Sud che ne rappresentano lo strumento attuativo (15 in tutto, uno per Regione e area metropolitana) sarebbe toccata la dotazione finanziaria già disponibile per il Mezzogiorno, senza investimenti aggiuntivi.
Adesso che i Patti sono stati quasi tutti sottoscritti o comunque concordati, è possibile fare un po’ di conti. L’amara sorpresa è che il governo ha fatto il classico gioco delle tre carte, che da sempre viene utilizzato quando si tratta di Mezzogiorno. Con il risultato che, non soltanto la dotazione finanziaria complessiva a favore degli investimenti infrastrutturali non è aumentata, ma è addirittura diminuita.
Quel che il governo ha “dato” al Sud con una mano lo ha tolto con l’altra mano, ma raddoppiando la “presa”.
Così i conti non tornano neanche un poco, e la situazione si profila molto problematica proprio in alcuni settori nevralgici, come il trasporto ferroviario, i cui problemi endemici sono stati messi a nudo qualche giorno fa, dalla tragedia di Corato.
A fare le pulci alle politiche meridionaliste (?) del Governo è Andrea Del Monaco, esperto di Fondi Ue, non nuovo a interventi del genere che leggendo tra le pieghe (e le cifre) dei documenti finanziari e contabili dell’esecutivo cercano di capire e di dire come stanno veramente le cose.
In una dettagliata analisi pubblicata oggi su Il Giornale, a firma di Fabrizio De Feo, Del Monaco elenca puntigliosamente dati, consulta tabelle, tira fuori cifre. Il risultato finale è sorprendente, anzi raccapricciante: altro che risorse aggiuntive per il Sud. Alla conta mancano la bellezza di 17 miliardi.
Del Monaco fonda i suoi calcoli su quanto si legge nella tabella E della Legge di stabilità 2016, in riferimento alle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione (quello che sostituisce in un certo senso il vecchio intervento straordinario).
Il fondo prevede uno stanziamento di 38,7 miliardi, l’80% dei quali, pari a 30,9 miliardi, secondo quanto previsto dalla Legge di Stabilità 2014, dovrebbero esser utilizzati per investimenti nel Mezzogiorno. E questo – va sottolineato – a prescindere dal Masterplan.
Sapete quale quota del FSE il Masterplan devolve al Mezzogiorno? Solo 13,4 miliardi. All’appello mancano 17,5 miliardi.
Risultato: il Masterplan non ha dato al Mezzogiorno un euro in più di quanto gli spettava. Ma ha tolto.
La conclusione cui giunge Del Monaco è che i 38 miliardi de FSE sono destinati a restare “una favola”, tenuto conto pure del fatto che verranno erogati con il contagocce: 2,8 miliardi nel 2016, 3 miliardi nel 2017, 3.1 miliardi nel 2018 e i restanti 29,7 miliardi negli anni 2019 e seguenti, vale a dire mai.
La conseguenza è che, a parte i drammatici tagli imposti alle Regioni meridionali che stanno sottoscrivendo i Patti per il Sud, non ci sono risorse per gli altri programmi già avviati, a cominciare dalla linea ad alta capacità ferroviaria Napoli-Bari (costo 7,1 miliardi, spesa fino ad oggi, 700 milioni, fabbisogno 6,4 miliardi).
Tra i non molti ad alzare la voce, c’è stato il governatore regionale pugliese Michele Emiliano, e forse anche per questo la Puglia è tra le ultime regioni che dovranno sottoscrivere il Patto.
I problemi interni al Pd mi appassionano assai poco, ma, cifre alla mano, è del tutto riduttivo interpretare le sacrosante rimostranze di Emiliano come una querelle interna al partito del premier o, peggio ancora, come l’inizio della campagna elettorale per le primarie.
I numeri dicono chiaro e tondo che, ancora una volta, Renzi non ha fatto seguire i fatti ai proclami, non ha mantenuto le promesse, e che a pagare il conto saranno i meridionali.
Una volta si diceva che i governi toglievano al Mezzogiorno a livello di spesa ordinaria quanto questo riusciva ad ottenere in termini di intervento straordinario. Il Governo Renzi non fa nemmeno questo. Al Sud toglie e basta.
Geppe Inserra
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Terribile disamina amplificata dalla incapacità di personalità della politica locale e da strategie amministrative poco lungimiranti