Ho visto lo spettacolo di Piovani dal loggione, ovvero dall’area esterna alle transenne che separavano i posti a sedere dal resto della piazza. Sono fatto così: se devo andare da qualche parte decido all’ultimo momento, non prenoto, e quando sono arrivato a piazza Battisti, le poltrone erano già gremite.
Però come mi succedeva da ragazzo, quando era un assiduo frequentatore della stagione teatrale e lirica del Giordano, il loggione offre un punto di vista da spettatore diverso e più intrigante. Un po’ come andare in curva allo Zaccheria.
Direi che in piedi, per via delle tenue arietta che appena raffrescava quel caldo greve, si stava perfino meglio che seduti, non fosse stato per le quattro gentili giovani signore che hanno continuato a chiacchierare tra di loro per l’intera durata dello spettacolo, giusto dietro di me.
S’interrompevano soltanto per rispondere ai cellulari – che naturalmente non avevano spento, nonostante il perentorio invito del presentatore – ed era anche peggio, perché per farsi sentire da chi stava all’altro capo dovevano alzare la voce. Però applaudivano convinte dopo ogni brano: e credo che la musica gli piacesse davvero. Ormai siamo tutti multitasking: si chiacchiera, si ascolta musica, si chatta, tutto nello stesso tempo. Ma si gusta veramente qualcosa?
Per il resto, ieri sera mi sono sentito – e non succede così spesso – veramente orgoglioso di essere foggiano, parte di quella piazza, parte di quel pubblico che ha tributato al maestro Piovani e ai diversi grandi personaggi del cinema e della cultura che vengono richiamati nel suo spettacolo La musica è pericolosa, un omaggio caloroso e convinto, come soltanto i foggiani sanno essere, quando vogliono, sorprendendo lo stesso musicista.
È accaduto quando Piovani ha presentato la canzone Quanto t’ho amato cantata da Benigni, ricordando l’autore delle parole, Vincenzo Cerami.
Dalla piazza è partito un applauso spontaneo alla memoria del grandissimo scrittore, sceneggiatore e poeta che ha meravigliato lo stesso Piovani, che si è interrotto chiedendo a tutto il pubblico di unirsi a quella manifestazione di affetto.
Cerami è stato uno scrittore, non un divo del cinema o della musica, come gli altri personaggi che idealmente accompagnano il viaggio musicale di Piovani, da Fellini e Benigni, da Fabrizio De André a Mastroianni (la cui presenza scenica non è solo ideale, perché ad un certo punto si sente la voce del grande Marcello che canta Caminito).
Una piazza che tributa spontaneamente un omaggio così caloroso e convinto a uno scrittore come Vincenzo Cerami, denota un grande pubblico, che ha accompagnato lo spettacolo con una pioggia di applausi a scena aperta ed una standing ovation finale, di quelle che ti spellano le mani.
Mi sono unito volentieri, dal mio loggione. Piovani è qualcosa di più di un grande compositore che nel corso della sua carriera ha vinto di tutto, Oscar compreso. È la colonna sonora di un’Italia bella, orgogliosa della sua cultura, orgogliosa della sua bellezza.
Brava Foggia, e brava l’amministrazione comunale ad aver regalato alla città questo concerto-evento, che è un inno alla musica, pericolosa come è pericolosa la bellezza che ti conquista e ti cambia la vita, com’è bello l’ignoto, com’è bella questa piazza, questa gente, questa Foggia.
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