Maria Celeste Crostarosa non decise di venire a Foggia per sua volontà. La scelta di Foggia come luogo in cui realizzare la missione della sua vita, la creazione dell’Ordine delle Suore Redentoriste fu un’ispirazione che venne dall’alto.
All’indomani della beatificazione della “Santa Priora”, che si è celebrata sabato scorso sul sagrato del Santuario dell’Incoronata, gremito di fedeli (un migliaio, provenienti da ogni parte d’Italia e del Mondo) ha ricordato il particolare legame che unì la grande mistica, nata a Napoli, al capoluogo dauno il cardinale prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, Angelo Amato, che ha celebrato la funzione religiosa e ha rilasciato una bella intervista a Roberto Piermarini di Radio Vaticana.
Parlando dell’arrivo a Foggia della prima Beata della diocesi, il porporato sostiene che la scelta fu il frutto di un’ispirazione dall’alto: “Va’ a Foggia — le disse la voce interiore — perché ivi voglio che si faccia la fondazione”.
Per il cardinale, Foggia rappresentò un contesto ideale per Maria Celeste Crostarosa, che nel capoluogo dauno visse per diciassette anni, gli ultimi della sua vita, che si concluse il 14 settembre del 1755.
“A Foggia, in questo lembo settentrionale di terra pugliese, di antichissima tradizione cristiana, benedetta dalla millenaria presenza protettrice dell’Arcangelo San Michele e, in tempi più recenti, dalla figura di uno dei più grandi taumaturghi della Chiesa, San Pio da Pietrelcina – ha detto il cardinale Amato ai microfoni di Radio Vaticana – , maturò la santità di Suor Celeste Crostarosa, donna straordinaria, forte e coraggiosa, la cui fama ha superato i secoli giungendo intatta fino ai nostri giorni: “A differenza di S. Alfonso, madre Celeste non ha avuto né tra i redentoristi né tra le redentoriste, chi racccogliesse, almeno dopo la sua morte, testimonianze sulla sua vita santa. Eppure tutto il popolo di Foggia, sin dal giorno della sua morte, 14 settembre 1755, la proclamò la santa Priora”. Nella biografia di San Gerardo Maiella, che morì a Materdomini in provincia di Avellino il 16 ottobre 1755, un mese dopo Madre Celeste, si tramanda questa profezia. Il giorno 14 settembre 1755, Gerardo, rivolgendosi a un fratello laico disse: “Quest’oggi a Foggia è passata a godere Dio la madre suor Maria Celeste”. Non si trattava di un vaniloquio ma della convinzione che la Madre era morta in concetto di santità.”
Richiesto dall’intervistatore di tracciare un ritratto della Beata Madre Celeste Crostarosa, il porporato ha risposto ricordando che “un ritratto avvincente della nostra Beata è stato tracciato esattamente venti anni fa da un grande Santo della nostra epoca, San Giovanni Paolo II. L’indimenticabile Pontefice, in occasione del terzo centenario della nascita di Madre Celeste (1696-1996), scrivendo alle Monache del Monastero del SS. Redentore, da lei fondato, riassunse in cinque caratteristiche la spiritualità che la nostra Beata ha vissuto per santificarsi e che ha lasciato in eredità alle sue figlie spirituali. Le elenco semplicemente: devozione al Verbo incarnato, che lo Spirito Santo attualizza incessantemente in noi, mutando la nostra vita nella sua; amore all’Eucaristia, fonte di ogni trasfigurazione spirituale; spirito di raccoglimento e di contemplazione, per lasciarsi irradiare e trasformare dalla grazia; carità fraterna e, infine, fedeltà e perseveranza nel bene. Le monache oggi siano consapevoli che la loro presenza e testimonianza sono un contributo prezioso per la missione della Chiesa nel mondo.”
Potete ascoltare o scaricare l’intervista integrale cliccando qui.
Da domani Lettere Meridiane inizierà la pubblicazione a puntate del libro “Una perla nascosta – La venerabile Sr. Maria Celeste Crostarosa fondatrice delle redentoriste”, di Vittorio Longo.
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