Se qualcuno avesse dubbi sulla vera natura del foggiano-tipo, proprio alla vigilia di un attesissimo Foggia-Pisa che deciderà le sorti della quarta promossa in serie B, può rivolgersi presso la Biblioteca Provinciale di Foggia e consultare il mio più recente aggiornamento della Bibliografia del Calcio di Capitanata (1963-2016), sorta di data-base che include ogni volume dedicato alle squadre di calcio di Capitanata o ai personaggi e alle storie che vi hanno ruotato.
L’appassionato, il tifoso, il curioso, ai quali affiancare senza perdere un attimo lo psicoanalista, il sociologo e l’antropologo avranno di che commentare, scoprendo testi originali e, soprattutto, numeri da record del mondo. Da studiare, appunto.
Chi poteva sapere, per esempio, che tra il 2010 e il 2016 sono stati scritti, sia pure a vario titolo e con obiettivi diversi, ben tredici, ripeto tredici, libri sulla squadra di calcio del Foggia? Una media di oltre due l’anno, cosa che nemmeno la Juventus della famiglia Agnelli o il Barcellona di Messi possono vantare!
Si comincia con l’anno di grazia 1963, con l’introvabile volumetto di Luca Cicolella e Giovanni Spinelli Foggia cha cha cha. Parole e numeri di un anno in rosso e nero, per finire al freschissimo di stampa Il distintivo dalla parte del cuore, di Giovanni Cataleta, presentato in questi giorni presso la Fondazione Banca del Monte.
Una precisa rendicontazione sul totale di squadre più varie di Capitanata, si snoda lungo l’arco di 53 anni e contiene altri numeri da guinness dei primati. Per esempio, dal 2000 al 2016 il totale sale a quarantacinque titoli mentre erano solo dodici nel decennio precedente (1990-2000).
Suddividendo l’arco temporale considerato, cioè dal 1963 a oggi, in tre ideali ventenni (lultimo, 2004-2016, ovviamente è un dodicennio), abbiamo il seguente panorama: tra il 1963 e il 1983 si pubblicarono solo sette testi; tra il 1984 e il 2003 furono venti, mentre nell’ultimo scorcio (2004-2016) i testi salgono a ben trentotto.
Interessante vedere come la parte del leone la facciano due squadre in particolare. Sul Foggia non c’erano ovviamente dubbi: il totale ammonta a ben 32 testi mentre, per stare a paragoni seri, alla Juventus ne sono stati dedicati 67; l’altra società è il Manfredonia, con 14 titoli.
In pratica, a voler essere pignoli, e nel calcio, si sa, la pignoleria è considerata quasi una virtù, significa che alla squadra della città di Foggia (che conta circa 155.000 abitanti) è dedicato un libro ogni 4.900 abitanti. Percentuale stratosferica? Assolutamente no! Manfredonia ha fatto addirittura meglio: un libro ogni 3.900 abitanti!
Alla Juventus e scusate se parliamo della Juve col suo palmares, la sua storia e i suoi personaggi la media si dilata, salendo a un libro ogni 13.000 abitanti.
Ma mentre sul Foggia si è cominciato a scrivere dal 1963, i sipontini si sono messi all’opera solo a partire dal 1994, con Michelangelo Guerra. Il che significa, traducendo ancora in numeri, che i 14 testi dedicati al Manfredonia sono stati pubblicati nell’arco di soli ventidue anni, mentre quelli dedicati al Foggia in ben cinquantatre! La percentuale a questo punto diventa galattiica per gli amici del Golfo: un libro e mezzo l’anno, mentre a Foggia si veleggia su qualcosa in più: un libro e 6 lanno.
Messi uno di fianco all’altro, questi 65 volumi raggiungerebbero la non trascurabile lunghezza di quasi 14 metri, centimetro più centimetro meno.
Evidente che la passione non ha limiti visto che parliamo di pubblicazioni dall’implicito livello di devozione totale per i colori della propria squadra. La trattazione spazia dalla contabilità maniacale al racconto storico, dalla fotografia dellannuale campionato al supermedaglione per questo o quel protagonista, dalla storia delle strutture sportive all’analisi impietosa di corrotti e corruttori, dalla narrazione sul filo della memoria alla descrizione per immagini.
Ironizzando verrebbe da pensare che in un periodo di profonda crisi per l’editoria sportiva, col crollo delle vendite dei quotidiani e dei periodici, tra Foggia e Manfredonia si fa invece a gara a tenere in vita questo settore con numeri da capogiro, cioè quelli sciorinati in precedenza.
Un’analisi accurata dal punto di vista sociologico non sarebbe male e in attesa che qualcuno analizzi numeri, tendenze, peculiarità di questo fenomeno tutto made in Capitanata, mi limito a chiedere, con un senso di mestizia, cosa ne sia del resto della società foggiana.
Al di là delle annuali considerazioni prodotte con le (sempre discusse) classifiche del Sole 24 Ore e di Italia Oggi o, per restare in città, al report di Megliofoggia, da ben sedici anni a questa parte, nessuna seria, scrupolosa e indipendente indagine è stata prodotta a livello giornalistico o pubblicistico per fare luce sugli aspetti culturali e di crescita complessiva del nostro tessuto sociale, culturale e civile.
L’ultima prova, in questo senso, la fornirono Saverio Russo e Guido Pensato, col celebre La città apparente. La vita culturale a Foggia, edito dalla Libreria Laterza di Bari, nel lontano anno 2000. Da allora solo qualche riflessione e molti battibecchi sui social. Troppo poco direi, se paragonato alla mega produzione pallonara di cui sè detto.
Naturalmente non obietto né condanno gli autori di tanta produzione cartacea calcistica, anzi si tratta di ottimi colleghi e amici e di approfondite ricerche storiche, di affascinanti narrazioni, che ricostruiscono pagine memorabili di storia sportiva cittadina o provinciale, con letture davvero originali e appassionate.
Piuttosto, domando agli altri giornalisti foggiani se non avvertano l’esigenza di essere tali anche di fronte al non ludico, suggestionati da un anelito che spinga loro a indagare le mille e una situazioni off limits; annose, drammatiche, insostenibili, sfuggenti situazioni, che fanno di questa nostra realtà cittadina un luogo problematico e non un’isola felice.
Il timore è che si sia passati dal ca(l)cio sui maccheroni, di Cicolelliana memoria, al prosciutto sugli occhi.
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