La Biblioteca Provinciale alla Regione: la discussione

La lettera meridiana sul passaggio della Biblioteca Provinciale di Foggia alla Regione Puglia ha provocato due interessanti riflessioni, ad opera di due giornalisti che sono particolarmente vicini ai problemi dei servizi bibliotecari: Antonio del Vecchio ha lavorato presso il C.R.S.E.C. di Rione dei Preti a Foggia, quando la Regione si occupava di biblioteche; Maurizio De Tullio, invece, è un bibliotecario della Magna Capitana, trasferita alla Regione a seguito della legge sulla soppressione delle Province.
Di seguito le loro riflessioni, alla fine la mia risposta.

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Caro Geppe, condivido in tutto quanto hai scritto e sostenuto nel tuo lapalissiano articolo sulla Biblioteca Provinciale di Foggia. Per l’ennesima volta la Cultura, sia da Roma sia da  Bari, è stata calcolata poco più che una “cenerentola”. Come ti è noto,  tanto è già accaduto in passato prima con i Centri Servizi Culturali, neutralizzati nelle funzioni per via dell’insensato accorpamento di altro e superfluo personale (tranne qualche buon elemento riveniente dalla “285”) , e poi con i Crsec,
eliminati in virtù della logica del “risparmio” e sostituiti nelle medesime funzioni da soggetti privati, rivelatisi sin dai primi interventi poco competenti e più spendaccioni. Certo che addolora la fuoruscita di un dirigente “animatore” qual è Franco Mercurio, emulo dei tanti altri che lo hanno preceduto (Guido Pensato, Angelo Celuzza, ecc.), senza nulla togliere agli altri valenti collaboratori di ieri e di oggi (le Di Ponte, le Martelli, i Mancino, i Di Cosmo, i Giorgio, i Ventura, i De Tullio, ecc.)
Il nostro Presidente del Governo Renzi ad ogni pie’ sospinto dimostra  di essere mille miglia lontano dalle idee e dalle esigenze del territori.
Viaggia all’insegna del “nuovismo” ad ogni costo, convinto più che mai che il metodo della “rottamazione” è applicabile in ogni campo, compreso quello della cultura e del sapere in senso lato. Tutto sbagliato. Talvolta il tempo e l’occasione perfeziona, ma leader, artista, scienziato, letterato, ecc. si nasce. Renzi non lo sa ed è deciso a vivere la sua stagione personale, incurante della storia della sinistra e delle sue conquiste libertarie e democratiche.
Antonio del Vecchio

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Che i foggiani intesi come cittadini abbiano la memoria corta (ma vale anche per i romani, i marchigiani, i veneti, i siciliani ecc.) posso anche giustificarlo. Mi arrabbio, e molto, quando la memoria corta l’hanno i giornalisti: da Geppe Inserra ai tanti colleghi giornalisti che leggono e a volte intervengono su LM.
Sembra passato un secolo mentre risale solo a 4 o 5 anni fa la discussione ampia e dibattuta sulla necessità di abolire le Province. E quanti partiti si espressero per la loro abolizione? Tutti! Dai 5Stelle al Pd, da Berlusconi ad Alfano, dalla Lega a Vendola. Tre anni dopo arriva Renzi e le Province vengono abolite (con la Legge Delrio), anche se con un iniziale riordino che prevede, per es., il passaggio di alcune competenze alle Regioni, tra le quali la Cultura. La cosa, evidentemente, vale anche per circa altre 20 biblioteche (ex) Provinciali. Vendola fa passare inutilmente dei mesi e quando la patata bollente arriva a Emiliano ugualmente si procede con incedere flemmatico. Intanto la scadenza (16 aprile 2016) si avvicina. Così, mentre nel resto d’Italia il passaggio è avvenuto senza grossi patemi, solo per la “Magna Capitana” e poche altre pugliesi si è aspettata l’ultima settimana utile. Cosa c’entri Renzi con tutto ciò non capisco. Capisco invece che si voglia fare la guerra al premier a tutti i costi, usando anche le peggiori accuse ed espressioni come se davvero rappresenti il Male assoluto per l’Italia, dopo le nefandezze e i più vergognosi Presidenti andati al governo in tutti questi lustri!! Ma si abbia almeno la decenza di dire le cose come stanno. Il futuro non è la parcellizzazione dei territori ma la loro aggregazione (si è cominciato con i piccoli Comuni) in macro-regioni. E colpisce che chi ha difeso l’idea “Pellegriniana” della macroregione oggi reclami un ritorno al passato. Il futuro è avanti a noi: miglioriamolo se siamo capaci ma basta piangere sul latte versato. Le battaglie per la difesa tout court delle Province andavano fatte con i parlamentari che avevamo ma nessuno ha alzato il culo per non beccarsi l’ira dei forconi. Ve li ricordate i forconi in piazza nel 2011, o no?
Cordialmente (Maurizio De Tullio)

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Che tutti i partiti ed i “forconi” fossero a favore della abolizione delle Province non mi pare una buona ragione per concludere che la soppressione tout court degli enti intermedi sia stata una buona cosa.
Comunque non intendevo criticare l’abolizione delle Province, ma piuttosto la logica che l’ha sorretta, che nel migliore dei casi (lo dimostra proprio l’avvilente vicenda delle biblioteche e più in generale dei servizi culturali gestiti dalla Province) ricorda la storia della mamma poco accorta che gettò via il bambino assieme all’acqua sporca.
Il punto è che le Province, essendo private di potestà impositiva e dunque di cespiti propri, esercitavano le loro funzioni sulla base dei fondi che venivano trasferiti dallo Stato. Buonsenso avrebbe voluto che la riforma avesse luogo a finanza invariata, fatto salvo, semmai, l’azzeramento dei costi della politica ottenuto attraverso la riforma (anche questa molto discutibile) del sistema elettorale provinciale, con l’abolizione della elezione diretta dei presidenti e dei consigli provinciali.
Intendo dire che assieme alle funzioni, il Governo avrebbe dovuto trasferire agli enti che subentravano nel loro esercizio, oltre al patrimonio, ai beni strumentali e al personale, anche le risorse finanziarie necessarie.
Il risultato è che Renzi ha rottamato le Province, facendone però pagare il conto alle Regioni e ai Comuni, con quali conseguenze sulla qualità dei servizi è facile prevedere, in una logica di neocentralismo che mi sembra sarà la vera posta in palio del referendum istituzionale di ottobre,
Quanto all’andare verso il futuro o al regredire verso il passato, sarebbe il caso di riflettere su quanto ricorda Antonio Del Vecchio a proposito della esperienza della precedente esperienza bibliotecaria delle Regione Puglia e sulla ragioni che portarono alla chiusura dei Centri Servizi Culturali prima, e dei C.R:S.E.C. poi. Personalmente, ero un assiduo frequentatore di quello del Rione dei Preti: fu proprio lì che conobbi Antonio del Vecchio. Ricordo bene l’importanza di quel presidio culturale in un quartiere popolare e periferico della città.
Non sempre il passato è quella cosa orrida e negativo come vuol farci credere il grande Rottamatore.
Geppe Inserra

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Author: Geppe Inserra

1 thought on “La Biblioteca Provinciale alla Regione: la discussione

  1. Caro Geppe,
    il mio intervento era mirato a ricordarci chi, come e quando pensò che l'abolizione/superamento delle Province fosse un atto necessario. All'interno di quel ragionamento c'era un breve riferimento anche alle Biblioteche e non mi ero dilungato sulla questione della "Magna Capitana" e sull'iniquo destino che sembra toccare il nostro Direttore. Ma, visto che hai posto quel mio intervento al pari di quello dell'amico e collega Del Vecchio, devo per forza fare delle considerazioni.
    Parto da un tuo passaggio: "la Regione Puglia ha acquisito la funzione, il patrimonio e il personale della Magna Capitanata. I dipendenti tutti, fuorché il dirigente, quel Franco Mercurio che della biblioteca provinciale foggiana negli ultimi anni è stato l'anima, il cuore e la mente e che l'aveva fatto diventare quel che è oggi: non soltanto un luogo di pubblica lettura, ma un presidio culturale, in grado di erogare servizi di qualità, che vanno bel oltre la consultazione e il prestito bibliotecario."
    Io non so se vi siano solo ragioni di equilibrio economico nella decisione di estromettere il nostro Direttore. Qualunque sia la ragione la trovo del tutto discutibile.
    Oggi però, che mettiamo all'indice la Regione Puglia per il possibile licenziamento del Direttore Mercurio, dovremmo ricordarci di quanto poco ha fatto dal 2005 a oggi la Provincia di Foggia perché "La Magna Capitana" diventasse ciò che è diventata proprio con la direzione Mercurio. Io all'epoca lavoravo a Palazzo Dogana e ricordo perfettamente come le qualità manageriali di Franco Mercurio (quelle culturali sono fuori discussione!) fossero malviste. Come dimenticare i bracci di ferro con la parte politica, con certi Presidenti, anche con vari dirigenti? E, paradossalmente, fu proprio la Regione a intervenire con profondi investimenti perché certi progetti vedessero la luce. Se oggi "La Magna Capitana", con Mercurio, è il vanto di cui hanno straparlato migliaia di foggiani quando se ne immaginava la possibile chiusura (cosa alla quale non ho mai creduto), è anche grazie alla tenacia, alla lungimiranza di quelle buone pratiche, pratiche che faccio fatica a rinvenire negli atti di quell'Ente Provincia. Mentre Mercurio investiva in qualificazione del personale, valorizzazione del patrimonio e scelte lungimiranti, a Palazzo Dogana negli stessi anni si scialava a dismisura con gli "investimenti" a sfondo culturale. E ribadisco che Renzi c'entra fino a un certo punto. Tutti, sguaiatamente, dal 2011 urlano contro gli sprechi delle Regioni. E quando Renzi invitò le stesse a eliminare gli sprechi per contribuire a una più equa ripartizione delle risorse, ricorderete bene (si fa per dire 'ricorderete'…) come le Regioni risposero: "Da me i fondi non li avrai: trovali altrove!".
    Insomma, dipende dalla qualità di chi amministra. Altrove tutto è avvenuto in maniera indolore. Solo in Puglia non è stato così. Qualcuno dovrà renderne conto. A parte il solito Renzi. Cordialmente (Maurizio De Tullio)

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