Dicono: se vincono i “no” al referendum sulle trivelle si perdono tanti posti di lavoro. Il timore non è infondato, perché lo stop alle trivellazioni comporterebbe la chiusura di un certo numero di attività produttive.
Però è doveroso domandarsi, al di là e al di qua del referendum: che razza di sviluppo stiamo perseguendo?
Prendiamo il Gargano, per esempio. È una delle zone protette più grandi d’Europa, il suo Parco è una risorse non solo pugliese, ma italiana. Però il suo lembo più pregiato, quel prodigio di natura e cultura che sono le Isole Tremiti, viene minacciato dalle trivelle.
Si baratta qualche barile di petrolio e qualche posto di lavoro con l’equilibrio dell’ecosistema e del paesaggio, rinunciando ad un pezzo di identità e a prospettive di sviluppo turistico che andrebbero invece consolidate, proprio a partire dalla valorizzazione delle risorse culturali e naturali.
Il governo dice a gran voce di voler affidare il riscatto del Mezzogiorno alla cultura, ma nei fatti quotidiani si comporta esattamente al contrario.
Nelle ultime settimane, Lettere Meridiane ha più volte richiamato l’attenzione su due gioielli del Gargano a serio rischio di degrado: l’Abbazia di Kalena a Peschici e Santa Maria di Devia a Sannicandro Garganico.
Sono queste risorse il nostro “oro nero”. E stanno lì, non c’è bisogno di trivelle, di prospezioni o di esplosioni subacquee, per scoprire il loro valore.
Però è doveroso domandarsi, al di là e al di qua del referendum: che razza di sviluppo stiamo perseguendo?
Prendiamo il Gargano, per esempio. È una delle zone protette più grandi d’Europa, il suo Parco è una risorse non solo pugliese, ma italiana. Però il suo lembo più pregiato, quel prodigio di natura e cultura che sono le Isole Tremiti, viene minacciato dalle trivelle.
Si baratta qualche barile di petrolio e qualche posto di lavoro con l’equilibrio dell’ecosistema e del paesaggio, rinunciando ad un pezzo di identità e a prospettive di sviluppo turistico che andrebbero invece consolidate, proprio a partire dalla valorizzazione delle risorse culturali e naturali.
Il governo dice a gran voce di voler affidare il riscatto del Mezzogiorno alla cultura, ma nei fatti quotidiani si comporta esattamente al contrario.
Nelle ultime settimane, Lettere Meridiane ha più volte richiamato l’attenzione su due gioielli del Gargano a serio rischio di degrado: l’Abbazia di Kalena a Peschici e Santa Maria di Devia a Sannicandro Garganico.
Sono queste risorse il nostro “oro nero”. E stanno lì, non c’è bisogno di trivelle, di prospezioni o di esplosioni subacquee, per scoprire il loro valore.
Sono un meraviglioso, naturale propellente per lo sviluppo. Basterebbe semplicemente crederci veramente. Valorizzandole, generebbero molti più posti di lavoro di quanto non possa fare il petrolio, e innescherebbero un modello di sviluppo veramente attento al territorio.
Votare “sì” al referendum del 17 aprile significa votare anche per il futuro di Kalena e di Santa Maria di Devia.
Non significa rinunciare allo sviluppo ma al contrario, promuovere uno sviluppo migliore.
Votare “sì” al referendum del 17 aprile significa votare anche per il futuro di Kalena e di Santa Maria di Devia.
Non significa rinunciare allo sviluppo ma al contrario, promuovere uno sviluppo migliore.
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