Quelle apparizioni dimenticate della Madonna dei Sette Veli

Il Convento dei Cappuccini dove si verificarono le apparizioni
del 1731 e del 1743 nel disegno di Mario Soro

Sono ben sedici le apparizioni documentate della Madonna dei Sette Veli ai foggiani. E non può non destare amarezza che si serbi memoria soltanto della prima, che coincise con il tragico terremoto del 1731, e che sarebbe poi diventata la data della festa patronale.
Chi si è occupato di raccogliere tutte le testimonianze di questi prodigiosi eventi è stato il canonico don Michele Di Gioia, per molti anni responsabile dell’Archivio diocesano, e dunque a diretto contatto con quella materia prima che dovrebbe rappresentare il substrato della memoria collettiva cittadina.
Il documento che segue è pubblicato da don Michele nel suo libro La madonna dei Sette Veli, Patrona Principale di Foggia, un volume veramente imperdibile, per chi voglia approfondire la storia del rapporto tra la città e la sua patrona.
È stato sottoscritto il primo Maggio del 1743 da 24 padri Cappuccini che furono testimoni di due apparizioni della Vergine, nel convento in cui era già apparsa il 22 marzo del 1731.
La prima apparizione è datata 24 aprile (o forse 23, l’incertezza è determinata dalla interpretazione corretta di un passaggio del documento), la seconda il 26 aprile 1743 (o forse il 27, per la stessa ragione).
Sullo sfondo c’è, ancora una volta, un evento drammatico. Se tredici anni prima l’Iconavetere aveva manifestato le sue sembianze dopo il drammatico sisma che aveva colpito la città, nel 1743 era in atto una terribile siccità che minacciava di provocare una carestia, che avrebbe significato miserie per la maggior parte della popolazione, e morte per le persone più deboli e indifese.
La calamità era stata aggravata da una gelata che aveva decimato i raccolti.  L’Iconavetere era stata per questo portata in processione dalla Cattedrale al Convento, dove si verificò il prodigio.
Delle due apparizioni, così come del luogo in cui accaddero, oggi non c’è più memoria in città, come abbiamo già sottolineato in altre occasioni.
Dopo i due prodigiosi fenomeni, le cronache registrarono un’abbondante nevicata (a fine aprile!) che, dando ristoro ai campi, consentì di salvare il raccolto del grano e quindi di scongiurare la carestia.
Ecco il testo del documento.

* * *

Trovandosi la città di Foggia nel 1743 oppressa da molte calamità, ma molto più da imminente carestia, che principiato avea a farli sentire quasi la mancanza del cotidiano vitto, nonché minacciando renderla priva della solita abbondanza di grano, che per l’addietro sovra tutte le città goduto aveva, a cagione di sottrazione di necessaria pioggia: le raggiunse la notte de’ 19 in 20 Aprile terribile castigo dall’Onnipotente divina mano, e si fu mandarle sì forte gelata da per tutto le campagne, unica speranza del suo sollevamento, che disperò di potere
l’anno entrante mangiar pane, aspettando con l’uscita del sole, che dopo al gelata suol essere nocivo a’ seminati, vederli prima inceneriti, che bruggiati.

In tale stato deplorabile i Cittadini sebbene disseminati, non trascurarono ricorrere alla pietosa Madre Maria dell’IconaVetere Protettrice, Padrona principale e loro continua sollevatrice, e radunandosi buona parte del popolo nella chiesa Matrice, in cui si venera, assordando l’aria per gli alti clamori che con pianti drizzava alla Vergine, era spettacolo di compassione a chi lo guardava: in tanto ritrovandosi destinati alcuni Deputati, come suol farsi ogni anno, questi fecero istanza al Rev/mo Capitolo, Religiosi e Congregazioni de’ secolari per fare una pubblica processione di penitenza, e portarsi detta Vergine nel Convento de’ Rev/di Padri Cappuccini, sito fuori le mura della città, farle una novena per impetrare il suo potentissimo aiuto, siccome sperimentato l’aveva nell’anno 1731, tempo in cui fu quasi tutta la città rovinata dal terremoto, e diggià concertata ed ordinata la processione, il popolo tutto fervore e ad imitazione de’ Preti e Regolari, anco in abito di penitenza verso le ore 21 dello stesso giorno de’ 20 Aprile accompagnò nostra Signora Maria nella chiesa dei riferiti Rev/di Padri Cappuccini, in dove puranco vi furono portati il SS. Crocifisso colli Santi Protettori Guglielmo e Pellegrino, Gaetano, Nicola da Tolentino, Vincenzo Ferreri, Giacomo della Marca ed Antonio da Padova, ed assistendoci il Capitolo, Religiosi e Popolo fino alle ore due quasi della notte, indi si fecero tutti uscire di chiesa e si serrarono le porte. Durante tale novena dal P. Guardiano del Convento Giuseppe della Cirignola per tutte le notti si facevano assistere in chiesa ad ogni ora, o due, o tre o quattro Religiosi. Venuta la notte del 23 Aprile dalle ore sei sino alle sette, tempo assegnato per recitare il Mattutino in Coro, stimò esso P. Guardiano lasciare di guardia in chiesa due Chierici senza assistenza di sacerdote alcuno, si perché questi dovevano intervenire al Coro, si anco perché dal Coro veniva guardata detta Vergine stando a prospettiva. Entrati dunque tutti a persolvere la divine laudi e datosi principio, si sentiva piangere dentro la chiesa, tanto che dubitarono il Guardiano e Frati tutti che li cennati Chierici avessero aperta la porta della chiesa e fatta entrare qualche persona, che da fuori stava a fare orazione. Terminato il Mattutino verso le ore sette calò esso P. Guardiano in chiesa e trovò che erano li Chierici suddetti per nome Fra Ermenegildo da Foggia di anni 20 studente e Fra Telesforo da Cirignola d’anni 18, che inginocchiati piangevano, e domandandole la causa risposero che mentre si recitava il Mattutino e propriamente nel principio del secondo notturno fino che si era terminato l’intiero offizio più e più volte degnata si era detta Vergine apparire ad essi per il buco o sia tondo che sta nella veste d’argento largo circa un palmo e mezzo di circonferenza con distinzione, che una prima volta l’avevano veduta in forma di una nuvoletta olivastra, che si moveva dall’uno all’altr’angolo del buco in cui vi sta riposto un cristallo, la seconda volta rotonda come una luna o nuvola bianca, in cui si distinguevano gli occhi e l’altre parti della faccia, e la terza volta come una statuetta della Concezione che teneva il Bambino nelle braccia coverta di manto stellato. Ciò inteso dal riferito Guardiano s’inginocchiò anco lui e dopo breve spazio di tempo si compiacque la Vergine darseli a dimostrare nella detta forma di nuvola o luna bianca, onde fatti chiamare quelli Religiosi, che si trovavano in piedi ed entrati tutti nel Sancta Sanctorum, volle recitare le Litanie della Beata Vergine ed appena erano principiate che da tutti fu Veduta quasi sempre detta nostra Signora Maria per lo stesso buco seu tondo del cristallo, questi Frati erano tutti li sottoscritti, durante tal mirabile apparizione tutto il tempo del recitarsi le Litanie ed altri Inni ed orazioni divote, e comecché in convento si ritrovavano due Signori Canonici, assegnati dal Rev/mo Capitolo, anco alla custodia di detta nostra Signora, uno dei quali era il Sig. D. Innocenzo Romano di Foggia, ordinò il P. Guardiano suddetto, che si fosse andato a svegliare e diggià calato in chiesa, anche lui osservò la portentosa apparizione.
Quel che anco notar si deve per atto di ringraziamento alla Vergine suddetta si è che calato alle sette ore, il P. Guardiano in chiesa, prima di entrarvi, osservò con alcuni Religiosi, che il cielo stava tutto sereno, l’aria rigida e non tirava vento alcuno, segno evidente di nuova inevitabile gelata, ma grazie per sempre a tanta pietosa Madre, che dopo essersi data a vedere, per sua bontà colla narrata apparizione, uscitosi dalla chiesa, si trovò l’aria tutta coverta di nuvole, e qui conviene confessare vieppiù li favori di tal nostra Avvocata e Madre, poiché tal intorbidamento d’aria fu nello stesso tempo causa di grosse nevi nelle vicine montagne di Bovino, Troia, Biccari, Roseto ed altri luoghi verso ponente, come pure nella montagna degli Angioli verso levante, siccome da tutti si osservò al far del giorno e nonostante che la susseguente notte, come nell’altra appresso fosse sempre rasserenata l’aria, calmato il vento e molto freddo, l’ambiente, non si ebbe la menoma offesa nelle campagne, siccome poco o nulla, marcò la sua potentissima intercessione avuto se n’era la descritta notte de’ 19 in 20 Aprile, quando che naturalmente il tutto doveva essere in rovina. Passati altri giorni tre, e propriamente la sera delli 26 dello stesso Aprile, poco dopo sonata l’Ave Maria, verso le ore ventiquattro e mezza, stando la chiesa de’ Cappuccini piena di numerosa quantità di cittadini, esso P. Guardiano entrò nel Sancta Sanctorum con tutti li suoi Religiosi, ritrovandosi anco Cappuccini d’altri conventi, che per propri affari si erano portati in Foggia, ed inginocchiati tutti avanti Maria SS. s’intonarono le Litanie, che poco dopo principiate, si vide da essi Religiosi, come pure da tutto il popolo di nuovo comparire per il solito buco detta nostra Signora Maria in forma di nuvola bianca, che si moveva da un’altra parte del buco, ed intonatosi il Te Deum per giubilo e rendimento di grazie, non fu possibile terminarlo per l’alte voci di tenerezza ed allegrezza del popolo, tanto che fu necessario il M. R. P. Bernardo da Napoli, Guardiano di Lucera, che in Foggia si ritrovava, a petizione del P. Guardiano, salire sull’altare maggiore ed intimare silenzio, facendo un sermone su tal’apparizione. Di tutto ciò ne facciamo attestazione noi sottoscritti Religiosi Cappuccini come testimoni di veduta.
Foggia il primo Maggio 1743. (Seguono 24 firme).

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Author: Geppe Inserra

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