Quando Maldini punì i satanelli sequestrando le chiavi dell’auto…

Cesare Maldini quando allenava il Foggia
Di Cesare Maldini sulla panchina del Foggia conservo un ricordo indelebile. Da ragazzo abitavo nei pressi dello stadio, ed ero solito rincasare, all’ora di pranzo, prendendo la circolar “11”, che fermava in via Lamarmora, a due passi dallo stadio.
Normalmente, la corsa che delle 14 era vuota o quasi. Quel giorno, però, alla fermata di viale XIV maggio, all’altezza dell’Hotel Cicolella, improvvisamente l’autobus si riempì. Salirono tutti i giocatori del Foggia, accompagnati dall’allenatore, Cesare Maldini.
La comitiva non era propriamente allegra, anzi sul bus si addensò una tensione che si poteva tagliare a fette. Nessuno parlava. Non ci volle molto a capire che l’insolito mezzo di trasporto per lo stadio ero stato scelto, dopo la drastica decisione di Maldini di togliere ai giocatori le chiavi delle loro automobili.
Il Foggia non  andava benissimo, in quel campionato di serie B, e i rapporti tra lo spogliatoio ed il tecnico non era idilliaci. Quella tensione palpabile era il segno che si erano definitivamente incrinati.
Chiamato dal presidente Fesce, l’ex capitano milanista era arrivato sulla panchina  rossonera l’anno prima, per sostituire Lauro Toneatto,  che aveva dato tantissimo al Foggia. Per Maldini si trattò dell’esordio in panchina: prima di venire a Foggia era stato al Milan, come allenatore in seconda di Nereo Rocco.
Nel campionato 1974-75 non se l’era cavata proprio male,  portando la squadra al settimo posto. La piazza voleva però di più, non a torto. Visto l’organico dei satanelli, i tifosi agognavano il riscatto dopo la retrocessione patita nel campionato 1973-74.
Agli ordini di Maldini, nel campionato 1975-76, c’è gente del calibro di Pirazzini, Lodetti, Delneri, Bordon, Bruschini, Colla, Di Giovanni,  Memo.


Le cose precipitano quando il Foggia perde due partite consecutive, a Genova con il Genoa, e ad Avellino. Brucia particolarmente la sconfitta di Avellino: il Foggia è abulico, poco combattivo. Si capisce che qualcosa non va. Le cronache ricordano che ad un certo punto del match Maldini si sedette sconsolato in panchina, un gesto di resa che prendeva atto forse di una rottura ormai non più sanabile con lo spogliatoio.
Fu esonerato due giorni dopo e la panchina venne affidata all’allenatore in seconda, Roberto Balestri.
Si disse che a licenziare Maldini era stata la squadra. La domenica dopo il Foggia giocava in casa con il Brescia, e non riuscì ad andare oltre uno striminzito pareggio. Al termine dell’incontro i tifosi inscenarono sul piazzale dello Zaccheria uno delle più dure manifestazioni di protesta che si siano mai viste, all’indirizzo di Gianni Pirazzini, accusato di aver fomentato lo spogliatoio contro Cesare Maldini. Il capitano fu costretto a lasciare lo stadio da una porta secondaria.
Ho rievocato l’episodio che ho raccontato all’inizio con Pirazzini qualche anno fa. Confermò i difficilissimi rapporto tra la squadra e il mister, ma respinse l’accusa di essere stato lui a capeggiare la fronda. “Mi sono preso delle responsabilità che non erano le mie, e comunque, come capitano, il mio sforzo doveva essere quello di ricucire i rapporti tra la dirigenza e i giocatori.”
Piano piano tirò la calma. Il Foggia di Balestri inanellò un filotto di 4 vittorie consecutive che portò il Foggia in zona promozione: i satanelli vinsero il campionato a pari merito con il Genoa di Gigi Simoni e il Catanzaro di Gianni De Marzio.
Balestri fu bravo nel riportare la serenità nello spogliatoio e nell’interpretare per partite decisive durante lo sprint finale. Ma dietro quella promozione c’è anche tanto merito di Cesare Maldini, che dallo Zaccheria cominciò una carriera di allenatore ricca di successi e soddisfazioni.
È stato un buon allenatore, ma un uomo, un calciatore ed uno sportivo ancora più grande. Commentando la sua morte, Peppino Baldassarre, opinionista, storico rossoner e supertifoso, rivela un particolare interessante: “L’ultima volta lo incontrai a Bergamo, Atalanta-Foggia 1-1,  era l’autunno del 1993. Parlò bene di Foggia ed anche se non ci crederete elogiò Gianni Pirazzini dicendomi di salutarlo, cosa che feci regolarmente.”

Che riposi in pace.

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Author: Geppe Inserra

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