Centottanta vittime, in 29 stragi nazifasciste, quasi metà delle quali (14) nella sola provincia di Foggia . Si è sempre pensato che la Resistenza e la Liberazione fossero una cosa del Nord e che il contributo dei meridionali fosse limitato all’impegno e al sacrificio di quanti scelsero di andarsene al Nord a combattere l’oppressore nazifascista. Man mano che si aprono gli archivi e che gli storici passano al setaccio gli eventi di quegli anni tragici e radiosi, ci si accorge che non è così.
Le cifre di cui sopra sono tratte dall’Atlante delle stragi nazifasciste, progetto che si propone di censire, catalogare e analizzare le stragi commesse dai nazifascisti dopo l’8 settembre 1943, on line da qualche settimana (qui il sito web contenente l’atlante e il relativo motore di ricerca, qui, invece, la pagina facebook).
L’Atlante è un importante esperimento di public history, ovvero di storia scritta anche con il contributo della memoria collettiva. Quanti volessero contribuire con testimonianze, documenti, fotografie o altri materiali possono farlo, agli indirizzi web citati prima.
Sfogliando l’atlante, si apprende che la provincia pugliese che ha pagato il prezzo maggiore fu la Capitanata. Tutti gli eventi si concentrano all’indomani dell’8 settembre, data in cui venne firmato l’armistizio.
Il Tavoliere era ancora oggetto dai micidiali raid aerei degli Alleati angloamericani che si erano accaniti con particolare ferocia contro la città di Foggia, rimasta quasi totalmente distrutta e con migliaia di vittime.
Sono gli atroci paradossi della storia.
Questo l’elenco delle stragi che riguardano la provincia di Foggia (potete trovarlo all’indirizzo web http://www.straginazifasciste.it/?page_id=234)
- VOLTURARA, S.D. (data imprecisata)
- MANFREDONIA, 09.09.1943 (giovedì, 9 settembre 1943)
- PORTO MARITTIMO, VIESTE, 24.09.1943 (venerdì, 24 settembre 1943)
- SANTA MARIA VALLE CANNELLA, CERIGNOLA, 25.09.1943 (sabato, 25 settembre 1943)
- ASCOLI SATRIANO, 26.09.1943 (domenica, 26 settembre 1943)
- CANDELA, 26.09.1943 (domenica, 26 settembre 1943)
- LOCALITÀ FONTANA VECCHIA, CANDELA, 26.09.1943 (domenica, 26 settembre 1943)
- CONTRADA VALLE PERAZZO, PIETRA MONTECORVINO, 28.09.1943 (martedì, 28 settembre 1943)
- SERRACAPRIOLA, 01.10.1943 (venerdì, 1 ottobre 1943)
- ALBERONA, 01.10.1943 (venerdì, 1 ottobre 1943)
- CONTRADA GAMBATESA, CELENZA VAL FORTORE, 03.10.1943 (domenica, 3 ottobre 1943)
- CELENZA VAL FORTORE, 05.10.1943 (martedì, 5 ottobre 1943)
- CANDELA, 20.10.1943 (mercoledì, 20 ottobre 1943)
- CANDELA, 15.11.43 (lunedì, 15 novembre 1943)
Come già detto, tra le provincie pugliesi, la Capitanata fu quella che pagò il tributo più elevato, con quattordici stragi a fronte delle 7 registrate nel Barese, 5 nell’area della Bat e tre in quella tarantina.
Il “primato” della provincia di Foggia è stato messo in luce di recente dal prof. Vito Antonio Leuzzi, direttore dell’Ipsaic (Istituto di Storia dell’Antifascismo e della Resistenza) e responsabile per la Puglia dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.
Intervenendo al congresso provinciale dell’Anpi, Leuzzi ha ricordato come il titolo originario de Il cafone all’inferno di Tommaso Fiore fosse Quando non avevamo il pane. “Fiore parlava – ha detto lo storico – della Capitanata che conosceva molto bene, e delle pesantissime sofferenze che questa terra aveva dovuto patire durante la guerra. Essa fu tra le province meridionali che pagarono il prezzo più alto alla follia bellica, ma fu anche tra quelle da cui più nitidamente si levò il grido di protesta contro la guerra e contro la dittatura fascista, con episodi che – come a Monteleone di Puglia – videro spesso protagoniste le donne.”
Leuzzi ha continuato ricordando il contributo offerto dalle donne e dai cittadini dauni alla rinascita delle democrazia. “Quando vennero ammesse per la prima volta al voto, nel 1946, si misero in fila per votare già due o tre ore prima che si aprissero i seggi. Orsara di Puglia ha fatto registrare una percentuale di voti per la Repubblica tra le più alte del Mezzogiorno”.
Leuzzi ha ricordato pure il contributo offerto alla Liberazione dai meridionali “in fuga dalle fame, caduti per liberare la Francia, l’Albania, la Iugoslavia, ma anche trucidati alle Fosse Ardeatine.”
Secondo lo storico, arriva proprio dall’Atlante delle stragi nazifasciste in Italia un contributo decisivo per comprendere il ruolo importante che il Mezzogiorno ha avuto nella lotta di Liberazione: “per la prima volta la Puglia, l’Abruzzo, la Campania sono sullo stesso piano rispetto alle regioni settentrionali, ed è evidente il primato della Capitanata.”
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