Come Marcuccio partì libertino, e tornò frate…

Print Friendly, PDF & Email
Per l’archivio delle storie pubblichiamo un bel racconto di Antonio Del Vecchio, la storia di un giovane di San Giovanni Rotondo che partito per l’Australia per misteriose ragioni decise, o  forse fu costretto, come vedrete, a farsi frate. Il racconto è tratto dal volume E così ho lasciato la mia
terra/ Voci, volti e ricordi degli emigrati di San Marco in Lamis, Rignano Garganico e San Giovanni R. di Sergio D’Amaro e Antonio Del Vecchio (Regione Puglia, 2006).
(Nella foto, la riproduzione di un’antichissima chiesetta che si trovava nel giardino del Convento dei Capuccini, a San Giovanni Rotondo).
* * *
di Antonio Del Vecchio
E… tornò  monaco”, una vicenda intrisa di vita emigratoria e di vocazione religiosa, per via della scelta finale dal protagonista, fortemente influenzata e segnata dall’ incontro – confessione, come si dirà, con  Padre Pio. Ecco la storia.
In gioventù il futuro Padre Marco aveva i sette spiriti e li metteva a prova di giorno primeggiando nei lavori campestri e di notte danzando e facendo serenate. Di statura regolare, asciutto, scattante e velocissimo in tutto ciò che faceva, il suo ‘modus vivendi’ era la favola di ogni compagnia di lavoratori di pianura e di montagna e il sogno delle ragazze che egli faceva roteare come trottole durante gli intrattenimenti di famiglia. Ma gli mancava qualcosa. La sua insoddisfazione si accresceva d’estate quando parlava con gli emigranti in villeggiatura.

Gli disegnavano una vita diversa, una società che dava merito al merito e in cui si era rispettati per il proprio valore. Del resto in Italia si viveva il periodo del secondo dopoguerra. Marcuccio si riempì tanto di fantasia che un bel giorno decise di piantare famiglia amici attrezzi di lavoro e cuori infranti, e s’imbarcò per l’Australia, dove l’aspettava a braccia aperte un amico di lunga data. Aveva 27 anni, ma gli era rimasta intatta la voglia di ricominciare tutto daccapo. Prima di partire, come ogni buon sangiovannese, si recò al Convento dei Cappuccini.
Si confessò da Padre Pio, sentì la sua Messa. In fatto di religione era un abitudinario come tanti suoi concittadini, ma in questa circostanza provò un bisogno particolare. Durante la Messa, celebrata come di consueto all’alba all’altare di San Francesco nella vecchia chiesetta conventuale, ebbe una sorta di illuminazione. Guardò il sacerdote innalzare l’ostia con le mani chiazzate di sangue raggrumato, confrontò le mani e il volto con quelli di San Francesco della nicchia e comprese l’eccezionalità di quel frate di cui tutti parlavano. D’un tratto, gli apparve chiaro il significato di quelle stimmate come mezzo di redenzione e la funzione del sacerdote che s’immolava quotidianamente come Gesù sul Golgota. Anche le parole udite nel confessionale le rivisse come una esortazione a un  impegno totale. Insomma rimase tanto scosso che il giorno dopo, prima di prendere la corriera, si recò ancora nella vecchia sagrestia, per vedere ancora quel volto, per avere un ultimo cenno di saluto.
Padre Pio con dolcezza gli disse:”Cosa vuoi?” , e lui : “ Che tu mi benedica ancora”. Prese la mano piagata e la baciò teneramente. Il viaggio da Napoli all’Australia durò trentadue giorni. Giorni di solitudine tra cielo e mare. Non era stato mai tanto tempo con se stesso, e il passaggio da una vita assorbita dal lavoro e dai divertimenti a una stasi monotona gli pesava. Ma con lo scorrere del tempo gli si presentava insistente il volto di Padre Pio, il suo sguardo intenso, le sue mani forate e insanguinate congiunte in preghiera. La sua memoria era occupata solo da questi ricordi che lo inducevano a meditare sul valore della vita. E man mano che cresceva in lui il bisogno di Dio, sbiadiva il sogno del benessere che lo aveva indotto a partire.
Avrebbe voluto tornare indietro, ma il dovere di saldare il debito contratto per il viaggio lo tratteneva. E poi non si sentiva tanto forte da affrontare i commenti dei suoi concittadini. Se li sentiva già nelle orecchie, certi apprezzamenti: “ Che uomo a pizzo di balla quel Marcuccio! Si è indebitato per andare in Australia e a metà strada torna indietro! Sembrava tanto dritto. Chissà poi che sarà successo!”.
Ad Aden approfittò di una sosta per correre in una chiesa che si trovava nei paraggi del porto. Il resto del suo viaggio lo passò a letto per una faringite acuta. Aveva continue febbri altissime. Una notte mentre recitava il Padrenostro, sentì una mano misteriosa stringergli forte il cuore e una lama trapassargli il petto. Nel doloroso delirio gli apparve il volto di Padre Pio ineffabilmente dolce che gli diceva:” Coraggio, tutto è passato, i tuoi peccati sono stati rimessi”.
Il giorno dopo si sentì tutto rinfrancato. Il malessere era scomparso, e soprattutto aveva la netta impressione di essere tornato a nascere. Un solo desiderio gli riempiva la testa e il cuore: indossare l’abito di San Francesco, farsi frate come Padre Pio. Finalmente l’arrivo, l’abbraccio con l’amico Gabriele che senza perdere tempo lo introdusse nell’ambiente di lavoro. Un po’ la volta conobbe molti del paese e i loro figli. Si stupiva del ricordo puntuale che avevano del luogo natìo, della tenacia con cui conservavano lingua e costumi pur essendo bene inseriti nel nuovo contesto sociale ed economico. I più anziani parlavano un dialetto antico con espressioni  non più usate, ma non per questo meno affascinanti. Raccontavano fatti dei loro tempi e facevano domande alle quali uno della nuova generazione non poteva rispondere.
Marcuccio aveva trovato un ambiente più favorevole di quanto si aspettasse. La cordialità e la schiettezza dei rapporti  attenuavano molto il magone della nostalgia. E poi il lavoro era più umanizzato e ben pagato. Non si trattava di ammazzarsi di fatica da sole a sole, ma secondo un orario disciplinato a norma di legge. Ben presto si tolse il debito e assicurò un miglioramento delle condizioni famigliari. La vocazione che gli era venuta così prepotente sulla nave si stava affievolendo o meglio si mescolava con un tenore di vita che distraeva. Di tanto in tanto aveva dei soprassalti d’anima: temeva di smarrirsi un’altra volta. Intanto comunicò ai suoi famigliari l’intenzione di farsi frate. Pregò il fratello di recarsi al Convento dei Cappuccini e di parlarne con Padre Pio. Il santo sacerdote rispose: “Se è vero il suo proposito, dì a tuo fratello di continuare a perseverare”. E così si decise a fare il grande passo. Non era cosa tanto agevole, specie per uno come lui che aveva solo la quinta elementare. Per approdare al sacerdozio occorreva fare tutto un corso di studi, per giunta in una lingua (l’inglese) che gli era sostanzialmente estranea. Ma la vocazione bruciava qualsiasi ostacolo. Non volendo pesare sulla comunità religiosa di cui faceva parte, continuò a lavorare quel tanto che richiedeva il suo sostentamento. Quando fu ritenuto idoneo, chiese e ottenne di essere consacrato sacerdote in patria. 
Fu così che Marcuccio divenne Padre Marco. Ma c’è ancora chi giura e spergiura che la storia della vocazione di Marcuccio non è quella che lui dava a intendere. Padre Pio e la sua apparizione nel delirio della febbre sono fantasie di un furbastro dalle sette cotte. La cancellazione dei suoi peccati conseguente al suo ravvedimento è una bestemmia, e via dicendo. La verità è un’altra. Marcuccio nelle lunghe giornate di navigazione incontrò una ragazza siciliana che tornava dal suo paese senza aver trovato marito. Non era aggraziata e un po’ passatella. La solitudine e il carattere focoso furono cattivi consiglieri, e i due dagli sguardi passarono ai fatti. Arrivati a destinazione, la ragazza raccontò tutto ai suoi fratelli. Marcuccio che aveva considerato l’avventura del viaggio solo la disgrazia di un disperato, si sentì in pericolo. La ragazza non lo perdeva di vista e i suoi fratelli aspettavano per intervenire. L’amico che lo ospitava  premeva perché riparasse col matrimonio. “ In fatto di donne – ammoniva – una vale l’altra. Il tempo si mangia la bellezza ,”
Col coltello alla gola, Marcuccio ebbe un’idea. Aveva letto nei Promessi Sposi di Ludovico che aveva ammazzato un signorotto in un duello e che per sottrarsi alla punizione si era rifugiato in un convento diventando poi Padre Cristoforo. Perché non fare la stessa cosa?  E così fu salvato dal convento. Non si sa se la ragazza seguì l’esempio del suo mancato sposo, facendosi suora.

Views: 26

Author: Geppe Inserra

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *