Ho sempre una certa titubanza quando leggo, in alcuni articoli, il termine ‘inedito’ abbinato al genio di Umberto Giordano. Qualcuno lo ricorderà, ma anni fa la “Gazzetta del Mezzogiorno” (edizione di Capitanata) pubblicò per giorni, sulla sua prima pagina e con grande evidenza all’interno, articoli in cui si annunciava la “scoperta” di un inedito di Giordano, ad opera di un musicologo salernitano.
Grande notizia, se fosse stata vera! O meglio, se si fossero usati i termini appropriati. Due giorni dopo smontai il presunto scoop spiegando che non si trattava ovviamente di un “inedito”.
Inedito, fino a prova contraria, significa infatti qualcosa di mai pubblicato / trasmesso / fotografato / filmato / suonato prima e in quel caso non c’era nulla di inedito visto che il supposto brano inedito di Giordano era stato abbondantemente pubblicato ed eseguito tra il 1908 e il 2005! Era stato, molto più banalmente, trovata sul mercato antiquario una copia di una canzone giordaniana.
Oggi, leggendo la bella introduzione di Inserra al “riascolto” di un’ottima esecuzione del 1998, di un vero inedito di Giordano, risalente al 1945 ed ascoltando il brano, ammetto di essermi commosso anch’io e condivido in pieno l’orgoglio nell’avere avuto una simile eccellenza mondiale della musica. E bene ha fatto Geppe Inserra a “ripescare” dalla pagina FB di Rino Pensato un post che rischiava di restare quasi anonimo, dando l’evidenza che merita su ‘Lettere Meridiane’.
Fatte le debite premesse, colgo l’occasione per fare un nuovo omaggio. In verità era da tempo che desideravo offrire ai lettori di Lettere Meridiane questa nuova pagina della nostra memoria cittadina, in questo caso di valenza mondiale, data l’imponenza del Personaggio, che poi è sempre il Nostro.
“Per non soffrire” è il titolo di una romanza di Umberto Giordano, che il nostro grande Concittadino volle donare 85 anni fa alla popolare rivista “La Lettura”, mensile del “Corriere della Sera”, straordinario supplemento che il quotidiano milanese da qualche anno ha ripreso a pubblicare anche se con un taglio diverso.
La romanza fu pubblicata sul numero 2 della rivista, nel febbraio 1931. Un numero ricco di interventi ‘colti’, direi, stando al parterre dei contribuenti alla realizzazione di quel fascicolo de “La Lettura” (oltre all’Accademico d’Italia Giordano, intervennero tra gli altri, con novelle e articoli, scrittori e giornalisti del calibro di Luigi Pirandello, Sem Benelli, George B. Shaw, Orio Vergani e Tatiana Pavlova).
L’aspetto importante – e qui torniamo al mio incipit – è che si tratta di una composizione inedita, sicuramente non tra le più importanti che Giordano ha composto nella sua lunga e straordinaria carriera ma che s’impone all’attenzione, in questi giorni, per la bella pagina giordaniana del 1945, riscoperta da Rino Pensato – “Andantino e Allegro per violoncello e pianoforte” – che l’amico e collega Geppe Inserra, come detto, ha proposto con la consueta passione su Lettere Meridiane.
Si tratta, come precisa opportunamente la rivista, di un “momento musicale” per pianoforte e canto e ne sottolinea “l’ispirazione delicata e appassionata, ben degna dell’autore del ‘Re’, di ‘Fedora’, dell’Andrea Chènier’”. I versi cono invece di Pietro Scoppetta (Amalfi, 1863-Napoli, 1920), un personaggio multiforme per creatività, abilità e simpatia, morto precocemente a soli 57 anni.
Scoppetta, infatti, fu innanzitutto un valido pittore e un brillante illustratore. È considerato il pittore napoletano che più di tutti seppe incarnare gli ideali e l’estetica della belle époque e solo in seguito, si segnalerà anche come poeta, dalla cui vena nasceranno (o verranno utilizzati a posteriori) versi per compositori di fama come Mascagni e Giordano e per altri minori.
Per la verità sono in pochi ad essersi occupati dello Scoppetta autore di versi per i citati mostri sacri della composizione musicale italiana. Uno di questi è Antonio Porpora Anastasio che, sul sito napoliontheroad.com, ricorda come a lui si devono “…le immagini che da sempre accompagnano canzoni napoletane famosissime quali, per esempio, la lavannara di ’O Sole mio, l’auciello freddigliuso di Catarì e tante tante altre”.
Citando Alfredo Schettini, Porpora Anastasio aggiunge poi che Pietro Scoppetta non fu solo un fruitore di musica ma la componeva lui stesso scrivendo “ad orecchio, suonando con un sol dito il piano”. Con lo pseudonimo “O. Zagara” avrebbe quindi scritto “Loin d’elle, Valse Tzigane” per pianoforte, e “Serenata bianca”, una melodia per voce e pianoforte su versi di Anton Menotti-Buia, dedicata al nostro Giordano.
Ma il legame tra quest’ultimo e Scoppetta – a proposito della romanza “Per non soffrire” – non può farsi risalire al 1931, anno di pubblicazione sulla rivista “La Lettura”, per il semplice motivo che il pittore amalfitano era morto undici anni prima.
La romanza in questione, infatti, faceva parte della raccolta di poesie “Ritmi del cuore” che Scoppetta aveva scritto nel 1909 e pubblicato a Napoli nel 1919 con uno pseudonimo, Pictor Petrus. Liriche che traevano spunto da una fervida ma impossibile storia d’amore che l’artista aveva intrapreso con una giovane e aristocratica allieva.
“Per non soffrire” dovrebbe esser diventata di dominio pubblico per la prima volta con la musica di Giordano solo nel 1931, con la pubblicazione sulla rivista del “Corriere della Sera”, ma di ciò non v’è certezza perché dodici anni di silenzio paiono troppi. Ma dubitare dell’onestà intellettuale del Maestro parrebbe ugualmente un affronto per cui prendo per buona l’affermazione de “La Lettura” del 1931.
Risalgono invece al 1891 le liriche giovanili scritte da Scoppetta comprese in “Come farfalla”, musicate in parte da Mascagni e in parte da Giordano (la seconda quartina composta dal compositore foggiano è una romanza da camera per canto e pianoforte e appartiene alle sue produzioni più propriamente giovanili).
Per tornare alla romanza “Per non soffrire”, la ripropongo per la prima volta ai lettori di ‘Lettere Meridiane’ – questa è infatti la corretta dizione da usare in luogo di ‘inedita’ – attraverso il link (http://www.internetculturale.it/jmms/iccuviewer/iccu.jsp?id=oai%3Abid.braidense.it%3A7%3AMI0185%3AEVA_134_A238103&mode=all&teca=Braidense ) nel quale è ospitata.
Internet Culturale è un grande archivio telematico della memoria culturale e storica del nostro Paese che conserva un patrimonio immenso e inestimabile di testi digitalizzati, presenti nelle Biblioteche italiane condivise nel progetto, e che ognuno può leggere, scaricare o stampare.
Buona lettura e, se conoscete anche il linguaggio musicale, buon ascolto con l’inedita romanza del grande Umberto Giordano. In questo senso mi auguro che qualcuno esegua quanto prima questo nuovo, breve ma – ai giorni nostri – quasi sconosciuto capitolo dell’immensa opera giordaniana.
Maurizio De Tullio
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