Valerio Magrelli |
di Luigi Paglia
La venuta a Foggia di Valerio Magrelli (uno dei più originali e maggiori poeti contemporanei), paragonabile – pur nella differenza dei tempi e degli itinerari poetici – alla visita nella nostra città di Mario Luzi il 30 aprile 1998, costituisce un evento di grande risonanza, articolato nei due appuntamenti di domenica 13 marzo: al Teatro del Fuoco nel pomeriggio alle ore 18.00, nell’ambito delle manifestazioni di “Musica Civica”, e in mattinata alle ore 11.30 nello spazio live della libreria Ubik in cui Magrelli terrà una conversazione sull’universo della poesia, partendo dalla poesia francese (ma anche con divagazioni su quella spagnola e polacca) di cui è un acuto studioso, docente universitario e traduttore, per poi soffermarsi sulla propria opera poetica, rivelando il suo “laboratorio di scrittura”, ripercorrendo l’itinerario tracciato dalle sue raccolte a cominciare da quella del suo esordio a 23 anni, nel 1980: Ora serrata retinae (Feltrinelli), centrata (come già suggerisce il titolo che si riferisce al margine screziato della retina) sulla dimensione della visione, sul processo percettivo del mondo fenomenico.
Mediante una scrittura di geometrica precisione, lontana dalle accensioni metaforiche della poesia simbolista ed ermetica, vengono investigati le esistenze e gli oggetti che vivono di una vita propria, di difficile identificazione, come le misteriose nature morte di Morandi («Ammirevole è la vita delle cose. / Nulla trapela dai loro gesti/ impassibili, presagiti e scelti/ come unica e costante idea» ed anche «A volte mi scopro nel silenzio/ delle cose che ho intorno,/ oggetto tra gli oggetti, / popolato di oggetti»).
Come suggerisce Enzo Siciliano nella prefazione alla raccolta, che mostra già una notevole maturità espressiva e meditativa, in Ora serrata retinae si avvertono le tracce dei filosofi dell’ epoca dei lumi: Hume Berkeley e di Leopardi, Sbarbaro e Rebora. È una poesia distillata nel silenzio per poter giungere alla massima concentrazione vocale («Preferisco venire dal silenzio/ per parlare. Preparare la parola/ con cura, perché arrivi alla sua sponda/ scivolando sommessa come una barca».
L’attenzione e l’apprezzamento della critica si accentuano con l’uscita della seconda raccolta Nature e venature (Mondadori, 1986, premio Viareggio), il cui titolo è rivelativo della poetica sottesa nell’opera: mediante il gioco e il rilievo linguistico dell’inserimento di NATURE in veNATURE, il poeta vuole sottolineare come si celi all’ interno del «vocabolo venatura (di solito associato a un universo decorativo, grazioso, composto) […] una parola come natura, che – per Magrelli – ha sempre avuto un senso oscuro e geologico», così che il mondo fenomenico si accampa, come nella prima raccolta, con le caratteristiche dell’ oscurità, imprevedibilità ed estraneità
Tali elementi vengono rimarcati, con una sorta di rovesciamento tonale, nella terza raccolta Esercizi di tiptologia (Mondadori, 1992, premio Montale), mediante l’uso corrosivo dell’ironia e del sarcasmo e con l’ampliamento della dimensione percettiva affidata non solo alla vista ma anche all’udito, come è prospettato dal titolo che si riferisce ai colpi battuti alle pareti con cui i carcerati comunicano tra loro, e ciò insinua l’altro significato del mondo-prigione.
La comunicazione di massa e l’omologazione linguistica rappresentano i temi predominanti delle due successive raccolte che presentano l’intervento sempre più marcato del poeta nel vivo della polemica culturale e della poesia civile, che hanno nella poesia di Brecht la loro fonte di ispirazione, che sostituisce quella precedente di Eliot. In Poesie 1980-1992 e altre poesie, Einaudi, 1996 (che raccoglie tutta la produzione poetica di Magrelli fino al 1992) il poeta nei due sonetti di Ecce Video rappresenta con versi sarcastici e grotteschi la fascinazione e la virtualità della TV e lo svuotamento di senso del linguaggio televisivo, mentre in Didascalie per la lettura di un giornale (Einaudi, 1999) la vena corrosiva e grottesca del poeta si rivolge alla carta stampata, denunciando drammaticamente l’inconsistenza e la vacuità culturale del giornale, la cui lettura era stata vista da Hegel come «la preghiera del mattino dell’ uomo moderno», ma anche nuovamente è indirizzata alla TV la quale, ironicamente, è prospettata come sostituta del cielo della celebre frase kantiana nel folgorante aforisma «La legge morale dentro di me/l’antenna parabolica sopra di me», diventando il “filtro” della natura e della realtà nella nostra percezione del mondo.
L’immersione nei meccanismi e nelle contraddizioni della contemporaneità si fa sempre più marcata e pressante nelle due ultime raccolte. In Disturbi del sistema binario (Einaudi, 2006), il presente è indagato nella serie delle contrapposizioni binarie: bene-male, vita-morte. pubblico-privato, guerra-pace che hanno il loro rispecchiamento nel sistema binario del computer il quale è, appunto, il tema della poesia Si riparano personal (computer ) che rovescia nella dimensione informatica l’infantile Si riparano bambole di Pizzuto. Le contraddizioni del mondo investono la tragedia pubblica dei clandestini annegati (Su un’aria del Turco in Italia) e il dramma privato della convivenza familiare.
Nell’ultima raccolta Il sangue amaro (Einaudi, 2014) la visione del presente si articola, prismaticamente, nella sequenza delle 12 sezioni in cui il libro è diviso. La prima sezione Coppie di nomi propri presenta poesie dedicate ad artisti francesi, ai due poeti italiani della neoavanguardia: Pagliarani e Sanguineti (contrapposto polemicamente a Mike Buongiorno, il pastore della merce) e a due amici. Nella seconda sezione Otto volte Natale il poeta smaschera l’artificiosità e l’ ipocrisia borghese, che dimentica la tragedia dei poveri del mondo, e identifica il Cristo nei reietti e i clandestini (Welcome), nelle vittime dei pirati della strada (Babbo Natale gnostico) e, rovesciando il tema già prospettato da Yeats nella poesia I Magi, e in consonanza con Eliot della poesia Il viaggio dei Magi («questa Nascita fu/ Come un’aspra ed amara sofferenza, come la Morte», afferma che è «nella Mangiatoia non sul Golgota,/ il vero sacrificio del Signore». Il rovesciamento vita-morte viene trasferito anche sul piano della generazione dei figli nella poesia Il traditore della terza sezione dal titolo kirkegaardiano di Timore e tremore, («Ho infettato i miei figli trasmettendogli vita»).
La quarta sezione La lettura è crudele. Undici endecasillabi in forma di ipertesto costituisce una prova di virtuosismo compositivo, riuscita soprattutto nei primi frammenti, mentre la quinta sezione, Cave!, l’ottava, Otobiografia, e la nona (Il policida) aprono il ventaglio variegato di considerazioni e divagazioni su aspetti della vita e del mondo contemporaneo. La sesta sezione prospetta la sequenza dei mesi dell’anno, mentre nella settima, Piccole donne, viene presentato, affettuosamente, il mondo minimo delle fanciulle, a cominciare dalla figlia del poeta, e nella decima e undicesima sezione sono delineati i luoghi della geografia sentimentale del poeta (La lezione del fiume e Paesaggi laziali).
La dodicesima sezione, che dà anche il titolo alla raccolta inizia con l’omonima poesia ( «C’è chi fa il pane./ Io faccio Sangue Amaro […] È una specialità della casa, sin dal lontano 1957», è una sorta di autobiografia o autobiologia nelle sue varie articolazioni : le ingiustizie della nascita (E gli altri) le medicine (Le nozze chimiche), la cyclette, le stanze d’albergo ecc.
Mediante una scrittura di geometrica precisione, lontana dalle accensioni metaforiche della poesia simbolista ed ermetica, vengono investigati le esistenze e gli oggetti che vivono di una vita propria, di difficile identificazione, come le misteriose nature morte di Morandi («Ammirevole è la vita delle cose. / Nulla trapela dai loro gesti/ impassibili, presagiti e scelti/ come unica e costante idea» ed anche «A volte mi scopro nel silenzio/ delle cose che ho intorno,/ oggetto tra gli oggetti, / popolato di oggetti»).
Come suggerisce Enzo Siciliano nella prefazione alla raccolta, che mostra già una notevole maturità espressiva e meditativa, in Ora serrata retinae si avvertono le tracce dei filosofi dell’ epoca dei lumi: Hume Berkeley e di Leopardi, Sbarbaro e Rebora. È una poesia distillata nel silenzio per poter giungere alla massima concentrazione vocale («Preferisco venire dal silenzio/ per parlare. Preparare la parola/ con cura, perché arrivi alla sua sponda/ scivolando sommessa come una barca».
L’attenzione e l’apprezzamento della critica si accentuano con l’uscita della seconda raccolta Nature e venature (Mondadori, 1986, premio Viareggio), il cui titolo è rivelativo della poetica sottesa nell’opera: mediante il gioco e il rilievo linguistico dell’inserimento di NATURE in veNATURE, il poeta vuole sottolineare come si celi all’ interno del «vocabolo venatura (di solito associato a un universo decorativo, grazioso, composto) […] una parola come natura, che – per Magrelli – ha sempre avuto un senso oscuro e geologico», così che il mondo fenomenico si accampa, come nella prima raccolta, con le caratteristiche dell’ oscurità, imprevedibilità ed estraneità
Tali elementi vengono rimarcati, con una sorta di rovesciamento tonale, nella terza raccolta Esercizi di tiptologia (Mondadori, 1992, premio Montale), mediante l’uso corrosivo dell’ironia e del sarcasmo e con l’ampliamento della dimensione percettiva affidata non solo alla vista ma anche all’udito, come è prospettato dal titolo che si riferisce ai colpi battuti alle pareti con cui i carcerati comunicano tra loro, e ciò insinua l’altro significato del mondo-prigione.
La comunicazione di massa e l’omologazione linguistica rappresentano i temi predominanti delle due successive raccolte che presentano l’intervento sempre più marcato del poeta nel vivo della polemica culturale e della poesia civile, che hanno nella poesia di Brecht la loro fonte di ispirazione, che sostituisce quella precedente di Eliot. In Poesie 1980-1992 e altre poesie, Einaudi, 1996 (che raccoglie tutta la produzione poetica di Magrelli fino al 1992) il poeta nei due sonetti di Ecce Video rappresenta con versi sarcastici e grotteschi la fascinazione e la virtualità della TV e lo svuotamento di senso del linguaggio televisivo, mentre in Didascalie per la lettura di un giornale (Einaudi, 1999) la vena corrosiva e grottesca del poeta si rivolge alla carta stampata, denunciando drammaticamente l’inconsistenza e la vacuità culturale del giornale, la cui lettura era stata vista da Hegel come «la preghiera del mattino dell’ uomo moderno», ma anche nuovamente è indirizzata alla TV la quale, ironicamente, è prospettata come sostituta del cielo della celebre frase kantiana nel folgorante aforisma «La legge morale dentro di me/l’antenna parabolica sopra di me», diventando il “filtro” della natura e della realtà nella nostra percezione del mondo.
L’immersione nei meccanismi e nelle contraddizioni della contemporaneità si fa sempre più marcata e pressante nelle due ultime raccolte. In Disturbi del sistema binario (Einaudi, 2006), il presente è indagato nella serie delle contrapposizioni binarie: bene-male, vita-morte. pubblico-privato, guerra-pace che hanno il loro rispecchiamento nel sistema binario del computer il quale è, appunto, il tema della poesia Si riparano personal (computer ) che rovescia nella dimensione informatica l’infantile Si riparano bambole di Pizzuto. Le contraddizioni del mondo investono la tragedia pubblica dei clandestini annegati (Su un’aria del Turco in Italia) e il dramma privato della convivenza familiare.
Nell’ultima raccolta Il sangue amaro (Einaudi, 2014) la visione del presente si articola, prismaticamente, nella sequenza delle 12 sezioni in cui il libro è diviso. La prima sezione Coppie di nomi propri presenta poesie dedicate ad artisti francesi, ai due poeti italiani della neoavanguardia: Pagliarani e Sanguineti (contrapposto polemicamente a Mike Buongiorno, il pastore della merce) e a due amici. Nella seconda sezione Otto volte Natale il poeta smaschera l’artificiosità e l’ ipocrisia borghese, che dimentica la tragedia dei poveri del mondo, e identifica il Cristo nei reietti e i clandestini (Welcome), nelle vittime dei pirati della strada (Babbo Natale gnostico) e, rovesciando il tema già prospettato da Yeats nella poesia I Magi, e in consonanza con Eliot della poesia Il viaggio dei Magi («questa Nascita fu/ Come un’aspra ed amara sofferenza, come la Morte», afferma che è «nella Mangiatoia non sul Golgota,/ il vero sacrificio del Signore». Il rovesciamento vita-morte viene trasferito anche sul piano della generazione dei figli nella poesia Il traditore della terza sezione dal titolo kirkegaardiano di Timore e tremore, («Ho infettato i miei figli trasmettendogli vita»).
La quarta sezione La lettura è crudele. Undici endecasillabi in forma di ipertesto costituisce una prova di virtuosismo compositivo, riuscita soprattutto nei primi frammenti, mentre la quinta sezione, Cave!, l’ottava, Otobiografia, e la nona (Il policida) aprono il ventaglio variegato di considerazioni e divagazioni su aspetti della vita e del mondo contemporaneo. La sesta sezione prospetta la sequenza dei mesi dell’anno, mentre nella settima, Piccole donne, viene presentato, affettuosamente, il mondo minimo delle fanciulle, a cominciare dalla figlia del poeta, e nella decima e undicesima sezione sono delineati i luoghi della geografia sentimentale del poeta (La lezione del fiume e Paesaggi laziali).
La dodicesima sezione, che dà anche il titolo alla raccolta inizia con l’omonima poesia ( «C’è chi fa il pane./ Io faccio Sangue Amaro […] È una specialità della casa, sin dal lontano 1957», è una sorta di autobiografia o autobiologia nelle sue varie articolazioni : le ingiustizie della nascita (E gli altri) le medicine (Le nozze chimiche), la cyclette, le stanze d’albergo ecc.
Nel panorama di rovine della vita del poeta (« Ho cinquant’anni e tremo quando tuona […] Ho un corpo trapunto da graffe,/ il sonno come un campo di macerie,/ la forza che si sbriciola, la memoria in frantumi» l’unica ancora di salvezza («mio Graal») resta la capacità del Raccoglimento, come è prospettato nell’omonima poesia che rappresenta forse il vertice della meditazione di Magrelli. Come già si è accennato, la sua poliedrica personalità si estende dal campo poetico, a quelli della docenza universitaria, della traduzione, della critica letteraria, della saggistica ed anche a quello teatrale, di attore o dicitore, come nello spettacolo “Poesia e musica a quattro mani”, portato a Foggia da Musica Civica, che lo vede protagonista insieme alla pluripremiata pianista Mariangela Vacatello.
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