L’antica Siponto torna alla luce a Roma

L’antica Siponto secondo Antoniazzo,
sullo sfondo, Monte Sant’Angelo

Siponto, Manfredonia, Monte Sant’Angelo e il Gargano sono sempre più i protagonisti eccellenti della primavera culturale 2016.
Dopo l’exploit di visitatori fatto registrare dalla originalissima ricostruzione artistica dell’antica basilica sipontina, ottenuta da Edoardo Tresoldi attraverso un sapiente gioco di reti metalliche e luci, la Montagna Sacra ed i suoi miti si sono messi in mostra, a sorpresa, anche a Roma, grazie alla riapertura al pubblico della Cappella Bessarione, “uno dei luoghi più importanti per la storia della pittura del ‘400 a Roma – come si legge nei siti web specializzati – con affreschi eseguiti da Antoniazzo Romano e Melozzo da Forlì.” 
Il bello è che uno di questi affreschi, di straordinaria fattura ed espressività, rappresenta il Miracolo del toro sul Monte Gargano, con suggestive immagini di Siponto e di Monte Sant’Angelo.
La coincidenza “curiosa e illuminante” dei due eventi, è stata sottolineata da Bianca Tragni, sulla Gazzetta del Mezzogiorno, in un articolo intitolato “La resurrezione di Siponto nella Capitale”: “Siponto, l’antica città scomparsa, riappare contemporaneamente in Puglia e nella Capitale in due modi diversi”.
La cappella funeraria fatta edificare a Roma da Bessarione, bizantino, illustre umanista, cardinale dal 1439 al 1449, ha una storia singolare. È rimasta per secoli nascosta e segreta. Venne infatti praticamente incorporata nella basilica romana dei SS.Apostoli e occultata dal monumentale altare di Sant’Antonio.

La cappella e i suoi preziosi affreschi, che erano stati  ricoperti di calce a causa delle frequenti inondazioni del Tevere, vennero occasionalmente ritrovati e successivamente sottoposti a un laborioso  restauro, che ha permesso di riaprili al pubblico qualche giorno fa, proprio in coincidenza con la perfomance di Tresoldi a Siponto. Due affreschi sono dedicati ad illustrare la storia di San Michele, l’uno racconta il mito della fondazione di San Michele sul Gargano a Monte Sant’Angelo, l’altro l’apparizione dell’arcangelo in forma di toro in Francia, sul Mont Saint-Michel.

L’apparizione del toro/angelo sul monte Gargano

Quella di Siponto è una raffigurazione suggestiva, nitida, precisatanto da spingere Bianca Tragni a chiedersi “se una descrizione pittorica così precisa sia dovuta alla fantasia di Antoniazzo o alla presenza, nelle sue mani, di qualche incisione o miniatura autentica di epoche precedenti”.
L’interrogativo è intrigante: se era veramente come l’ha raffigurata Antoniazzo, Siponto doveva essere una grande e bella città.
Sul blog Camminare nella storia, di Carlo Finocchietti cultore di storia, nonché appassionato camminatore, si trova un’approfondita descrizione dell’affresco garganico. Dal suo post sono tratte anche  le foto che illustrano questa lettera meridiana.
Finocchietti adombra la possibilità che il racconto pittorico di Antoniazzo scaturisca dalla lettura del Liber de apparitione sancti Michaelis in monte Gargano (o Apparitio), che racconta del ricco allevatore, Gargano, che si accorge di aver smarrito un toro della sua mandria, e dopo averlo a lungo cercato lo trova fermo finanzi una grotta.

La grotta del toro

“Gli scaglia contro una freccia, per punirlo – scrive Finocchietti – , ma la freccia torna sorprendentemente indietro e colpisce l’arciere. Gli abitanti di Siponto restano turbati. Il Vescovo è desideroso d’interpretare l’evento e si sottopone a tre giorni di digiuno. Al termine della penitenza, gli appare San Michele che gli rivela di essere l’artefice del miracolo e di essere intenzionato a diventare patrono e custode di questo luogo (ipsius loci inspector atque custos). L’affresco di Antoniazzo mostra nel riquadro di sinistra l’episodio del monte Gargano.
Il toro è visibile in alto sulla rupe, davanti alla grotta. A lato è la mandria dei vitelli di Gargano al pascolo. In primo piano gli arcieri, nei colorati abiti quattrocenteschi, scagliano frecce che tornano miracolosamente indietro.
Sullo sfondo è il golfo di Manfredonia con la città di Siponto cinta da mura e, in alto, il castrum di Monte Sant’Angelo con il santuario dell’Angelo. “

Una Siponto così, davvero non s’era vista mai…

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Author: Geppe Inserra

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