Ma come può il Gargano ridursi così male? Come può offrire uno spettacolo così avvilente, una terra che affida il suo futuro al turismo e di conseguenza alla tutela ed alla valorizzazione delle sue risorse non soltanto ambientali e paesaggistiche, ma anche archeologiche e culturali?
Il Parco Archeologico ed Ambientale di Devia è stato devastato dai vandali, a loro volte agevolati dalla scarsa o cattiva vigilanza.
Alle rovine dell’antica città di Devia, fondata dagli Slavi prima dell’XI secolo e abbandonata nel XIV, forse a causa delle frequenti scorrerie dei saraceni, si affiancano adesso quelle del Parco: le staccionate e gli spazi riservati all’accoglienza dei visitatori sono stati distrutti, i reperti archeologici sono esposti alle intemperie, alberi secolari di ulivo sono stati tagliati per utilizzarli come legname da ardere.
Bel suo sito sito Amara Terra Mia, Domenico Sergio Antonacci ha pubblicato l’album fotografico di Nazario Cruciano che documenta lo scempio.
Nonostante che il parco sia ufficialmente chiuso con un cancello, manca del tutto la sorveglianza e i vandali riescono facilmente a penetrare all’interno.
Per il momento non ha subito danni il pezzo forte del Parco, rappresentato dalla chiesa romanica di Santa Maria. Il parroco che ne ha la cura ha chiuso il luogo di culto alle visite turistiche.
Quanto è accaduto a Devia è un esempio di cattiva prassi purtroppo diffuso sul Gargano, ma anche nel resto della Capitanata. In passato, ingenti finanziamenti pubblici sono stati devoluti al recupero e alla riqualificazione di città scomparse con esiti particolarmente importanti com’è successo proprio nel caso di Devia. L’opportunità introdotta da queste azioni di recupero è stata però vanificata dall’approssimazione delle politiche di gestione e forse anche dalla mancanza di modelli di gestione in rete, tra pubblico e privato.
Su Devia, per esempio, l’Archeoclub ha un progetto, e sarà il caso che le parti interessate (il Comune e la Chiesa di Sannicandro Garganico, il Parco Nazionale del Gargano) si seggano presto attorno a un tavolo per vedere con urgenza il da farsi, prima che del parco archeologico resti soltanto il ricordo.
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