Storie esemplari che si intrecciano, vissuti positivi che indicano concrete situazioni in cui l’integrazione e l’incontro tra culture e fedi diverse è possibile. Grazie alle donne, grazie alla speciale sensibilità femminile.
Coglie nel segno, la provocazione lanciata da Spi Cgil, Coordinamento Femminile Spi-Cgil e Auser di Foggia, che hanno dedicato la festa della donna ad una riflessione a più voci sull’immigrazione. Storie di donne emigrate a Foggia a confronto, sulla base dell’idea che il motore della integrazione possibile è colorato soprattutto di rosa, grazie alla speciale attitudine al dialogo delle donne.
A coordinare la serata è stata Samantha Berardino, molto brava a privilegiare la narrazione rispetto all’opinione: ne è venuto fuori un confronto sincero, vero, ed una riflessione una volta tanto scevra da qualsiasi pregiudizio ideologico.
A raccontare le loro storie sono state Magdalena Jarczack sindacalista della Flai-Cgil che viene dalla Polonia, Ana Shanini, mediatrice culturale albanese e la giovane studentessa italo-marocchina Kawtar Rizqui .
Ecco i loro racconti.
Magdalena è a Foggia ormai da 14 anni. È arrivata dalla Polonia per libera scelta, con sua sorella. Il primo impatto è drammatico. Lavora alla raccolta del pomodoro con il timore di finire nell’altro percorso che si trovano di fronte molte donne quando giungono in Italia: la spirale della prostituzione.
Devono fare i conti con i caporali, ma scoprono che non tutto è così brutto come sembra.
Vengono salvate da una famiglia italiana di Orta Nova che li nasconde per un mese. Così Magda sceglie di restare in Italia. Incontra la Cgil, diventa sindacalista con in testa un’idea ben chiara: “dare voce a chi non ce l’ha.”
Samantha riflette sulla paura che spesso è reciproca, sulla difficoltà di accorciare le distanze e trovarsi. La bella storia di Orta Nova dimostra però che ogni paura può essere superata, insieme, avvicinandosi e superando le diffidenze.
Anna è arrivata dall’Albania per ragioni di studio e ha trovato lavoro come mediatrice linguistica al Cara di Borgo Mezzanone. Adesso lavoro in Caritas: “mi ritengo una donna fortunata, anche se sono molti i problemi che gli immigrati devono affrontare per cercare di integrarsi. Oltre le barriere burocratiche, ci sono quelle linguistiche. Bisogna fare fronte comune”
Kawtar è nata a Foggia da genitori marocchini, arrivati in Italia 27 anni fa. Si sono integrati perfettamente, tanto da parlare ormai in dialetto foggiano. Ma la ragazza sente profondamente la necessità di favorire percorsi di integrazione più ampi e proficui tra le due culture e le due religioni (è musulmana). Per questo ha scelto di studiare arabo, francese e multiculturalismo. È attaccata al paese d’origine della sua famiglia: “Mi sento perfettamente integrata qui, il mio problema è integrarmi con la mia cultura d’origine. Sono musulmana e ne sono orgogliosa. Nel Marocco non ci sono conflitti, la monarchia costituzionale garantisce la democrazia.. Ci vado ogni estate in Marocco si sta benissimo.”
Le donne che giungono da lontano ripetono in Italia il loro modo di essere donne nel loro paese d’origine. “In Polonia le donne si sono guadagnate rispetto – spiega Magda – perché hanno contribuito a liberare il paese. Ma non è vero che gli uomini polacchi sono tutti ubriaconi, ci sono pregiudizi duri ad essere estirpati, e spesso è proprio il pregiudizio ad ostacolare l’integrazione. Forse proprio grazie all’ambiente in cui sono vissuta ho trovato la forza per resistere e restare qui in Italia. Il lavoro è molto importante.
Anna parla dell’8 marzo ricordando che “ è stato sempre festeggiato anche in Albania anche se come in Italia prevale il maschilismo. Le donne sono effettivamente più vocate alla mediazione, alla interazione e allo scambio tra culture diverse. L’integrazione è una ricchezza, non porta solo problemi.
Integrazione significa però rispettare anche i valori altrui. Magda chiede a Kawtar se sposerebbe un ragazzo italiano, cattolico. La risposta: “La questione religiosa non è secondaria nel rapporto tra due persone, perché il corano lo esclude. Una musulmana non può sposare un cristiano. Credo che no, non lo sposerei.”
Il percorso dell’integrazione resta irto di difficoltà, anche per gli immigrati di seconda generazioni, ovvero per i bambini che nascono in Italia da genitori stranieri. Ma qualcosa sta cambiando. Magda racconta che i suoi figli, nati in Italia hanno avuto qualche problema. “Ma la fortuna è che i bambini hanno uno sguardo diverso.”
E racconta che una giorno sua figlia, additandole la sua migliore amichetta, una bimba nera, le ha detto: “Vedi? È quella con la maglietta rosa.”
Donne e bambini possono veramente essere i costruttori di un mondo più colorato. E migliore.
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