Il post sulla Casa del contadino e sulla sola immagine che mostra com’era, prima che le bombe alleate lo distruggessero parzialmente, ha suscitato un’attenzione che sinceramente non mi sarei aspettato. C’è una confortante ripresa d’interesse della città verso le sue radici, la sua storia, la sua identità e Lettere Meridiane ne è, in un certo senso, un attendibile termometro.
Il commento che – lo ammetto – attendevo con maggior ansia era quello di Raffaele De Seneen, che non si è fatto attendere. Era stato proprio Raffaele a spingermi alle ricerche, lamentando che non si trovassero immagini della Casa del Contadino all’indomani della inaugurazione e prima del danneggiamento provocato dai bombardamenti.
“ Una bella sorpresa – scrive Raffaele – a completamento di una storia ricostruita a pezzettini. Tipico il balcone, l’arengario, che dà sulla piazza per arringare il popolo. Tipico perché si ripete nelle costruzioni a finalità pubblica costruite nel ventennio, se ne potrebbe tirare fuori una serie a partire da quelle ancora esistenti in alcune borgate come Cervaro, Segezia, Incoronata. E dalle stesse borgate dove sono diffuse e comuni arcate a rappresentare la M (di Mussolini), nel caso specifico, un po’ forzando la mano, vedo una M nei tre cerchi sul torrino e nella tripartizione dell’ala destra e sinistra del fabbricato, che all’epoca fa vedere una sola statua (forse Il Seminatore ora al Campo fiera). La parte bombardata, da quel che so, era costituita dagli alloggi per i braccianti che venivano alle Puglie per la raccolta del grano. Per chiudere, una facezia: il termine arengario, arringare, resta nel nostro dialetto un po’ desueto come arrengà, nella frase arrengà i recchijetèlle, mettere in fila le orecchiette, man mano che si fanno, sull’asse della pasta (u tavelìre).”
Nella bacheca del gruppo Amici e Lettori di Lettere Meridiane (se non vi siete ancora iscritti fatelo, perché gira tanto materiale pubblicato dai membri e contenuti speciali, come il ritaglio dell’articolo dedicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno alla inaugurazione della Casa del Contadino) De Seneen posta l’immagine che vedete sopra, che documenta l’edificio, subito dopo i bombardamenti che la rasero al suolo.
“I danni del bombardamento – commenta Raffaele – , le due statue, Il seminatore e l’altra Cerere (?). Si parla seriamente di una ristrutturazione dell’immobile, i gufi che vorrebbero vederlo abbattuto devono rassegnarsi. C’è da iniziare a pensare che se la ristrutturazione avverrà, le statue potrebbero tornare al loro posto.”
Mettendo a paragone le due immagini (ripubblico qui a fianco quella della tratta dalla Gazzetta del Mezzogiorno e pubblicata nella precedente lettera meridiana) emerge l’interessante particolare notato da De Seneen: quando l’edificio venne inaugurato , c’era una sola statua. La seconda, probabilmente quella di Cerere dev’essere stata posta nella piazza in un secondo momento, ovviamente prima dell’estate del 1943.
Belle e condivisibili le considerazioni di Raffaele sulla importanza di recuperare in tutta la sua dignità questo palazzo, che occupa un posto così importante nella storia cittadina.
Nei diversi commenti al post, a sottolineare la grande dignità storica, ma anche sociale e culturale della Casa del Contadino/Camera del Lavoro è l’amico Vins Ger: “Complimenti ancora a Lettere Meridiane, grazie per queste foto “monumentali” che, ci raccontano la storia della Capitanata e di edifici storici, vedi per la Cgil e non lo schifo a cui assistiamo in Roma Capitale, per sedi inesistenti di cui si macchiano tutti, nessuno escluso.”
Michele Frattulino, poeta dialettale, condivide il post sulla sua bacheca, dove commenta Carmela Noviello: “ecco cos’era quella specie di ballatoio di fianco, fino a pochi anni fa, adesso diventata sosta con panchine, era ciò che restava della parte bombardata, e ci hanno messo più di 50 anni per farci qualcosa e nessuno che sapesse dire cosa fossero quelle fondamenta.”
“Sì, abbiamo ancora tanto e tanto da scoprire della nostra città – commenta a sua volta Frattulino- per fortuna abbiamo tanti “ricercatori” a cui va un grande plauso. “
Si unisce al plauso anche Fabio Cuttano (ringrazio tutti di cuore), che aggiunge una richiesta che volentieri giro ad Amici e Lettori di Lettere Meridiane: “Bellissimo. Come sempre Lettere Meridiane ci delizia. Complimenti davvero. Se posso permettermi, un desiderio che potrebbe essere un suggerimento: esistevano edifici che purtroppo non abbiamo mai visto. Uno di questi era la chiesa che si trovava nei pressi del cimitero in un luogo utilizzato spesso nell’800 per le esecuzioni capitali dei briganti. La chiesa in questione, S. Lazzaro, fu demolita negli anni 30 per far posto all’ingresso monumentale. Mi chiedo sempre: possibile che nessuno abbia mai scattato una foto a questa chiesa? Confido in Lettere Meridiane.”
Confido anche io. Speriamo di aggiungere un altro granello di conoscenza alla storia della città.
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