Si fa presto a dire ghetto, e a buttare fango su una comunità civile, tanto più se questa poi non c’entra neanche un poco, geograficamente, territoriale, amministrativamente, socialmente, culturalmente, con quella bruttura. Eppure, sono ormai da anni, che al villaggio in cui vivono centinaia di immigrati, e che sorge a molti chilometri di distanza, giù nel Tavoliere, viene impropriamente ed indebitamente associato il nome della tranquilla e ridente cittadina di Rignano Garganico.
Uno dei paesi più incantevoli, tranquilli e solidali del promontorio. Ma non è purtroppo la prima volta che Rignano deve – come dire – puntare i piedi per vedere riconosciuta la propria identità. Immortalata dal fotografo di Life, Alfred Eisenstaedt, in una splendida serie di scatti recuperati e riscoperti da Lettere Meridiane, la location delle immagini scattate tra il Tavoliere e il Gargano era stata erroneamente attribuita alla cittadina toscana di Rignano sull’Arno.
L’erronea dizione di Ghetto di Rignano (al limite dovrebbe dirsi di Ghetto di Rignano Scalo, ma sarebbe fuorviante lo stesso) è un grave episodio di sciatteria giornalistica, una evidente violazione di una delle regole imposte dalla ferrea disciplina delle cinque “w”.
Who: chi? What: che cosa? When: quando? Where: dove? Why: perchè? il lavoro del giornalista dovrebbe consistere sempre e prima di tutto nel dare una risposta vera a questi semplici interrogativi. In riferimento al where? dove?, nel caso di Rignano e del ghetto, la risposta non è stata né corretta, né veritiera.
La verità da ribadire è che tra quel ghetto e Rignano Garganico non c’è nulla da spartire. I rignanesi non ne possono davvero più per l’indebito accostamento della loro cittadina con la denominazione ed ubicazione del noto ghetto degli immigrati. Quel posto con Rignano non c’entra niente, né per competenza e neanche per giurisdizione territoriale. Si è trattato fin dall’inizio di un’attribuzione erronea che non ha evidentemente contribuito all’immagine del paese. Ed ha ragione, la comunità civile di Rignano Garganico ad essere di nuovo in subbuglio, dopo il brutto episodio di cronaca – il grave incendio – che ha nuovamente portata alla ribalta nazionale il posto ed il suo nome (improprio).
Resasi conto che finora ogni tentativo di rettifica è rimasto inevaso inevaso, l’amministrazione comunale ha approvato un dettagliato ordine del giorno, a firma del primo cittadino, Vito Di Carlo , indirizzandolo agli organi di stampa, emittenti TV e testate online; ai Partiti Politici, Associazioni sindacali ed umanitarie; all’ordine dei giornalisti, al Presidente della Regione Puglia e ai consiglieri regionali della Puglia.
“A seguito del recente incendio scoppiato nel “ghetto” degli immigrati in località Torretta Antonacci il nome di questo Comune viene tirato in ballo impropriamente sia dai mass-media sia da esponenti di partiti, pubbliche amministrazioni ed associazioni – scrive il sindaco – . Tutto questo, oltre a deformare la notizia e a mettere in crisi la deontologia professionale degli addetti ai lavori offende il sentimento di appartenenza di ciascun cittadino di questo centro abitato, residente o nativo che sia, come si evince dalle innumerevoli proteste apparse sia su facebook o pervenute via telefono.”
Il primo cittadino Di Carlo ribadisce che il ghetto è ubicato a Torretta Antonacci , che si trova nel territorio di San Severo ed a un tiro di schioppo da Foggia al quale è collegato in modo celere dalla SP “Sprecacenere” e che la stessa località dista dai confini del territorio comunale due chilometri circa e dal paese circa 25 chilometri, di cui 11 su strada montana.
Insomma più che di una presa di distanza, si tratta semplicemente della conferma di una distanza abissale. Il nome di Rignano Garganico è stato associato a quello del famigerato ghetto per un’invenzione dei giornali o soltanto per sciatteria.
Di qui la nuova presa di posizione di Di Carlo che ha invitato i soggetti e le istituzioni destinatari dell’ordine del giorno “a voler rettificare con ogni mezzo a loro disposizione, compresi quelli previsti dalla vigente legge sulla stampa, dai regolamenti e dalla deontologia professionale, ogni improprio riferimento alla sua cittadina.
Infine, nello scritto si fa appello al Governatore della Puglia, Michele Emiliano, “affinché metta in atto in tempi celeri una soluzione definitiva della questione ghetto, liberando così una volta per sempre la comunità interessata dalla macroscopica onta di “paese razzista e sfruttatore” che, a torto, da oltre quindici anni gli è stata cucita addosso. “
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Oltre alle cinque W, conta il contenuto, ovviamente la nota questione dei ghettizzati. Su questo sono d'accordo. Vanno individuate cause, responsabili e soluzione dei problemi. Per fare questo occorre risalire alle responsabilità di chi deve intervenire e tenere sotto osservazione il territorio, in questo caso l'Ente locale. Dunque, rispondere alla domanda del "dove" è importante quanto il "chi" o "che cosa". Perché dunque si è inteso scaricare a più riprese, anzi sempre, su Rignano Garganico la responsabilità della questione? Colpevoli, a mio avviso, per aver deviato la "quaestio" non sono solo giornali, giornalisti, ma soprattutto politici, amministratori e talvolta anche il Governo nazionale, che non hanno fatto nulla a tempo debito. L'altro "ghetto" ubicato nei pressi dell'ex-stazione ferroviaria di Rignano Scalo in territorio di San Severo (mentre il fabbricato con l'ex-zuccherificio Eridania è frazione di Foggia) ha seguito più o meno la stessa storia. Se mala c'è sicuramente non è di Rignano Garganico, paese tranquillo ed amante e solidale col prossimo da tempi immemorabili. Quindi cominciamo a dire le cose come stanno, senza lasciarci trascinare da sentimenti "pseudo-bonistici" e prese di posizioni ideologiche lontane dalla realtà. A mio avviso, bene ha fatto il collega Geppe Inserra a scoperchiare il vaso dello scaricabarile su Rignano. Sono convinto che solo adesso si risolverà il problema. Insomma, il discorso di Geppe è limpido, chiaro, esaustivo e soprattutto coraggioso e fuori dagli steccati della partitocrazia locale e nazionale. cui spesso si accodano certi mestieranti che si dicono o si credono giornalisti. Come rignanese, non posso che dire Grazie a quanto egli ha fatto a favore del più piccolo Comune del Parco Nazionale del Gargano, come amava definirlo il compianto Matteo Fusilli.