Con gli amici della Refola – il gruppo culturale troiano che ruotava attorno a Radio Studio 98 e successivamente al periodico ispirato al venticello dei Monti Dauni – sono stato un tenace avversario della filosofia di sviluppo sottesa a opere pubbliche come il Castiglione, il megacentro sportivo che avrebbe dovuto sorreggere lo sviluppo turistico di Faeto.
Non nego tuttavia che l’idea aveva una sua logica, che poteva aver perfino successo se si fossero avverate alcune condizioni (in primis il potenziamento della viabilità e il rifacimento della Via Egnatia che avrebbe consentito un celere collegamento con il capoluogo).
Se queste condizioni non si sono avverate, le responsabilità non possono essere ascritte certamente alle amministrazioni locali o alla Provincia, ma ai governi regionali guidati del centrodestra (Vendola non c’entra niente, ha anzi cercato di correggere gli squilibri) ed ai governi berlusconiani a trazione leghista che hanno duramente e sistematicamente penalizzato il Mezzogiorno.
Tutto ciò promesso, mi pare un doloroso ed ottuso autogol quello che i Monti Dauni hanno segnato stasera in televisione, nell’orario di picco, quando il Tg1 ha mandato in onda l’ennesimo servizio sul Castiglione, che non è mai stato inaugurato ed è ridotto ad un cumulo di macerie.
Giornalisticamente parlando il servizio di Felicita Pistilli (che potete vedere sotto) è anche corretto ed intellettualmente onesto (salvo il non trascurabile fatto che non si è mai trattato di un “albergo faraonico” ma di un improbabile complesso polisportivo): la metafora del Castiglione come “maceria di un’occasione perduta” è dolorosamente veritiera. Il punto è che non si possono lasciare nel generico le responsabilità. Del disastro, non si può certo chiederne conto al povero sindaco Antonio Melillo che alla domanda sui costi di un possibile abbattimento obietta giustamente: “non ce la faremmo mai, abbiamo in bilancio solo 10.000 euro per la manutenzione della strade”,
Lo scandalo vero è proprio questo: che Faeto abbia in bilancio così poco per assicurare un minimo di sicurezza ai propri cittadini. L’agognato sviluppo turistico avrebbe dovuto camminare prima di tutto sulle gambe di buoni collegamenti stradali.
P.S.: Dieci minuti dopo il pugno nei denti sferrato ai Monti Dauni, la stessa rete ammiraglia della Rai, poco prima della puntata settimanale di Don Matteo (ambientata in Umbria) ha trasmesso un servizio sponsorizzato, in cui gli stessi attori impegnati nel serial televisivo, facevano pubblicità a quelle terre umbre.
Avete capito come funzionano le cose? Avete capito perché noi meridionali siamo condannati a prenderlo sempre in quel posto?
Guardatevi il servizio. Meditate. Piangete.
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Sono 150 anni che avviene questo. L'importante è cominciare a prenderne atto