Nel Pd c’è anche chi pensa: Venittelli chiede revoca concessione Petrolceltic

Laura Venittelli
Qualche anno fa le istituzioni ed i cittadini tremitesi furono protagonisti di una clamorosa iniziativa. Minacciarono un referendum in cui avrebbero chiesto l’annessione dell’arcipelago al Molise, ritenendosi trascurati dalla provincia di Foggia e dalla Regione Puglia.
L’impressione è che sulla vicenda delle ricerche petrolifere alle Tremiti, la classe dirigente dauna stia perdendo un’altra buona occasione per manifestare attenzione ed attaccamento alle Tremiti, e più in generale al territorio e ai suoi interessi.
Mentre il sottosegretario foggiano alle riforme costituzionali e ai rapporti con il Parlamento, Ivan Scalfarotto, non ha perso tempo a difendere il rilascio delle autorizzazioni alla Petroceltic Italia da parte del Ministro allo Sviluppo Economico, ben altra presa di posizione è giunta dall’on. Laura Venittelli, termolese, che ieri ha presentato una interrogazione urgente rivolta al Ministro, Federica Guidi, sul permesso di ricerca concesso lo scorso 22 dicembre alla Petroceltic Italia srl nel Mare Adriatico.
“Come annunciato la scorsa settimana, non si è perso tempo e sfruttando già i primi giorni di riapertura dell’attività a Montecitorio abbiamo redatto l’interrogazione rivolta al Ministro Guidi sulla ricerca degli idrocarburi nell’Adriatico. La tempestività con cui abbiamo agito è stata dettata dall’assoluta contrarietà che una zona così di pregio – ha detto la parlamentare molisana – possa essere oggetto di progetto di trivellazione del sottosuolo marino. Il nostro orientamento è chiaro, la salvaguardia del mare e lo sviluppo sostenibile di una economia blu, non nera”.
L’interrogazione evidenza l’antieconomicità di questi giacimenti potenziali, ma soprattutto l’effetto dannoso che si arrecherebbe al mondo della pesca.

Di seguito, il testo integrale dell’Interrogazione.
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Interrogazione a risposta in Commissione

VENITTELLI

Al Ministro dello Sviluppo Economico

PER SAPERE –premesso che:
in data 22 dicembre 2015 il Ministero dello Sviluppo ha conferito alla Società PETROCELTIC ITALIA S.R.L.,un permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi nel Mar Adriatico (Zona B) per un periodo di sei anni;
l’estensione del permesso è di km.373,70, a fronte del quale il titolare del permesso è tenuto a corrispondere allo Stato il canone annuo anticipato di € 5,16 per km 2 di superficie, che equivale a1,900 euro in ragione d’anno, aggiornato in base all’indice ISTAT per gli anni successivi;
la Società permissionaria è tenuta ad iniziare i lavori di indagine geologica e geofisica nell’area del permesso entro dodici mesi dalla comunicazione del conferimento e, previa autorizzazione della competente Sezione UNMIG, i lavori di perforazione entro quarantotto mesi dalla stessa data;
la legge di stabilità 2016 all’articolo 1, commi da 239 a 242, ha modificato l’articolo 38 del DL 133/2014 (c.d. “SbloccaItalia”) vietando espressamente la ricerca, la prospezione e la coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi (c.d. attività upstream) all’interno del perimetro delle aree marine e costiere protette e nelle zone di mare poste entro 12 miglia dalle linee di costa lungo l’intero perimetro costiero nazionale e dal perimetro esterno delle  aree marine e costiere protette, fatti salvi i titoli abilitativi già rilasciati; il permesso alla Petroceltic il 22 dicembre u.s. è stato pertanto concesso in extrema ratio prima del 1° gennaio 2015, data di entrata in vigore della legge di stabilità;
la stessa legge di stabilità ha inoltre introdotto anche una serie di importanti modifiche all’articolo 38 del D.L. n. 133/2014, eliminando il carattere strategico, di indifferibilità e urgenza delle c.d. attività upstream; abrogando la disposizione che prevede l’emanazione, con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di un piano delle aree in cui sono consentite le c.d. attività upstream; introducendo la previsione secondo cui tali attività sono svolte con le modalità di cui alla legge n.9/1991, o – come previsto dalla legislazione vigente – a seguito del rilascio di un titolo concessorio unico;
le attività dovranno pertanto essere sviluppate sulla base di un programma generale dei lavori articolato in una prima fase di ricerca (della durata di 6 anni) a cui segue la fase di coltivazione (della durata di 30 anni), ma sono state eliminate le disposizioni che consentono la proroga della durata della fase di ricerca e di coltivazione;
la legge di stabilità ha introdotto modifiche ulteriori, in particolare allo scopo di prevedere che, per le infrastrutture energetiche strategiche, in caso di mancato raggiungimento delle intese con le Regioni, si proceda esclusivamente con le modalità partecipative indicate dall’articolo 14-quater, comma 3 della legge n. 241/1990, escludendo l’intervento della Presidenza del Consiglio dei Ministri in caso di mancata espressione da parte delle amministrazioni regionali degli atti di assenso o di intesa inerenti i compiti e le funzioni amministrative in materia energetica esercitate dallo Stato;
valutato che
le quotazioni del petrolio – sotto i 30 dollari al barile – sono ai minimi da dicembre 2003, le principali banche internazionali quali Goldman Sachs, Morgan Stanley, Citigroup e Bank of America prevedono ulteriori riduzioni e una possibile caduta del prezzo del barile intorno ai 20 dollari;  la Banca Mondiale stima perfino un ribasso a 10 doll./bbl, nel 2016, con il ritorno sul mercato del petrolio iraniano a seguito dell’eliminazione delle sanzioni;
il ribasso prolungato dei prezzi del petrolio si ripercuote soprattutto sugli investimenti e sull’indebitamento finanziario delle grandi compagnie petrolifere; la principale conseguenza di questo prolungato ribasso è il taglio degli investimenti della maggior parte delle più importanti compagnie petrolifere o la riallocazione degli investimenti nei paesi dove i costi di produzione sono segnatamente più bassi, come l’Iran, o l’Arabia Saudita, dove il costo di estrazione del greggio è di poco superiore ai 5 dollari al barile; la strategia attuale dell’Arabia Saudita – e dei suoi principali alleati in seno all’OPEC, Emirati Arabi Uniti e Kuwait – di mantenere invariati i livelli di produzione, senza operare i tagli giustificati dalla caduta del prezzo del barile  per spingere al rialzo le quotazioni, punta a difendere la quota di mercato a spese dei produttori a più alto costo, come gli Usa, dove il costo di produzione dello shale gas è di circa 40 dollari;
disinvestimenti nell’esplorazione e nello sviluppo di nuovi giacimenti, in manutenzione degli impianti, etc., riallocazione dei pozzi esistenti,  crescita dell’indebitamento, forti tagli al personale segnalano un’evidente crisi anche delle grandi compagnie petrolifere che sono però in grado di attivare strategie di contenimento dei costi e di riposizionamento degli investimenti, mentre i bassi prezzi del petrolio non sono sostenibili per le società più piccole, come Petroceltic s.r.l., che con il permesso di ricerca ottenuto (ma richiesto nel 2006, con scenari economici e di prezzo del barile ben diversi…) dovrà esplorare e sviluppare giacimenti in Adriatico a costi elevati;
il permesso accordato dal Ministero non è giustificato dai “fondamentali” del mercato del petrolio: oggi, il costo di produzione dei campi marginali (deep off-shore, nuove frontiere produttive), ovvero il valore al quale la produzione di un campo viene fermata è oggi di 37 $/barile, ben superiore alle quotazioni attuali;
non ci sono prospettive di ripresa delle quotazioni a breve, considerando le ragioni “strutturali” che sono alla base della caduta delle quotazioni del greggio: livelli record nell’estrazione del petrolio da pozzi e dell’offerta della materia prima sul mercato; l’economia cinese – uno dei principali consumatori – in netta frenata; l’OPEC – il cartello dei produttori e il primo produttore mondiale, l’Arabia Saudita – che rifiuta di tagliare la produzione di greggio e quindi l’offerta sul mercato per mettere in difficoltà altri produttori – come gli Stati Uniti – che producono a costi più elevati e hanno bisogno di collocare il loro prodotto a prezzi più alti; rafforzamento del dollaro e conseguente ribasso del prezzo del greggio;
considerato che
la Conferenza del clima di Parigi, diciotto anni dopo il protocollo di Kyoto, ha portato alla firma di uno storico accordo per la riduzione delle emissioni di gas serra in tutto il mondo con l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura mondiale al di sotto dei 2°C, di istituire un meccanismo di controllo e di revisione ogni cinque anni, di creare un fondo per lo sviluppo di tecnologie in grado di produrre energie rinnovabili mediante una stretta collaborazione tra i Paesi; per favorire il raggiungimento di questi obiettivi è stata anche prevista l’istituzione di un fondo che preveda il versamento di 100 miliardi l’anno, per aiutare i Paesi più poveri a raggiungere tali obiettivi; tutto questo implica un drastico taglio dei consumi di idrocarburi, e di “cambiare verso” alla strategia energetica nazionale, potenziando la ricerca e l’applicazione diffusa in tutto il territorio di impianti alimentati da fonti rinnovabili;
si chiede di sapere:
se non ritenga, di concerto con il Ministro dell’Ambiente e delle Politiche agricole alimentari e forestali, per i rispettivi ambiti di competenza, di riconsiderare l’opportunità, di concerto con i rappresentanti delle Regioni e degli Stati che si affacciano sull’Adriatico, di sospendere ogni forma di prospezione e sfruttamento di giacimenti petroliferi in Adriatico;
quali urgenti provvedimenti intenda adottare per la verifica, nell’immediato,  della sussistenza dei requisiti economici e tecnici delle società già titolari di permessi di ricerca  in modo da garantire efficienza tecnica, sicurezza  e pieno rispetto di tutte le prescrizioni e dei vincoli stabiliti dalle Autorità competenti: non solo degli obblighi –   stabiliti dal Ministero dello Sviluppo Economico – per la gestione degli impianti e la sicurezza mineraria – ma anche, in particolare,  dei vincoli  disposti da Ministero dell’Ambiente e dalle  Regioni per gli aspetti di compatibilità ambientale  nella realizzazione di impianti e pozzi, tenuto conto delle tecniche e delle conoscenze più avanzate per il “buon governo” dei giacimenti;
di accertare la non sussistenza di rischi apprezzabili di subsidenza sulle coste, sulla base degli studi più aggiornati, che dovranno essere presentati dai titolari di permessi di ricerca e delle concessioni di coltivazione in essere, utilizzando i metodi di valutazione più conservativi e prevedendo l’uso delle migliori tecnologie disponibili per la coltivazione;
quali urgenti iniziative intenda assumere:
per  garantire piena applicazione di tutta la legislazione – nazionale e regionale o in attuazione di atti e convenzioni internazionali – di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, all’interno del perimetro delle aree marine e costiere a qualsiasi titolo protette per scopi di tutela ambientale;
per vietare le attività di ricerca, di prospezione nonché di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare non solo nelle zone di mare poste entro i più aggiornati limiti dalle suddette aree marine e costiere protette, lungo l’intero perimetro costiero nazionale, ma anche oltre tali limiti per particolari esigenze individuate di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema.

On. Laura Venittelli

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Author: Geppe Inserra

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