La “partita”. Quando il Foggia strabiliò il mago Herrera

“Cielo coperto, terreno in ottime condizioni. Nessun incidente di rilievo. Angoli 5-4 per l’Inter.
Spettatori 30.000 circa, per un incasso superiore a 32 milioni.”
Già le note anticipano l’exploit, l’impresa. È il tabellino di quella che sarebbe diventata “la partita”. La leggenda. Foggia-Inter, 3-2, 51 anni fa. Era il 31 gennaio del 1965.
Il giorno dopo Foggia e il Foggia conquistano la copertina della Gazzetta del Mezzogiorno: “Tre gol ai campioni del mondo / Foggia capolavoro” titola in prima pagina il quotidiano regionale, che aggiunge nel sommario: “Partita memorabile. Esaltante la ripresa: reti di Lazzotti e Nocera, pareggio dell’Inter con Peirò e Suarez, e a 12’ dalla fine, il colpo decisivo del centravanti.”
L’Inter di Helenio Herrera era campione d’Europa e del Mondo. Il Foggia di Oronzo Pugliese era appena stato promosso dalla serie B, e per la prima volta nella sua storia affrontava i nerazzurri.
Il racconto della sfida è affidato all’inviato speciale Mario Gismondi, giornalista di razza che sarebbe diventato successivamente direttore del Corriere dello Sport e fondatore del quotidiano Puglia.
Gismondi scrive un pezzo da manuale. Ecco come racconta il fatidico minuto, il 33’ della ripresa. Le squadre erano in parità, dopo una partita rocambolesca.  Il Foggia si era trovato in vantaggio per 2-0, era stato a un passo dal dilagare, ma aveva subito la rimonta interista.
Trentatreesimo minuto del secondo tempo. Davanti a noi, in tribuna, erano il presidente dell’Inter, Moratti, e due giocatori attualmente di riserva, Sarti e Tagnin. La loro squadra, pochi istanti prima, era riuscita a pareggiare, portando il risultato dal due a zero per il Foggia al due a due, con una rimonta da campioni mondiali, con due gol (Peirò e Suarez) incensurabili, inevitabili.

Avevano da poco tirato un sospiro di sollievo e forse pregustavano un integrale capovolgimento della situazione. Del resto era il periodo migliore dell’Inter, che veniva avanti tambureggiando, con un attacco scatenato.
C’era anche Facchetti in prima linea; e sembrava che il Foggia, dopo aver sfiorato ima vittoria clamorosa, dopo aver sfiorato addirittura il quattro a zero (due traverse, oltre le reti segnate nel giro di
cinque minuti da Lazzotti e Nocera, al 4′ e al 9′), dovesse subire la più cocente delle delusioni, una sconfitta, proprio quando aveva toccato il cielo con il dito.
Ma, su azione di contropiede, ecco il Foggia ancora una volta in zona di tiro. Il lancio di Majoli aveva
raggiunto Nocera al limite dell’area, in posizione difficile per tirare. Il centravanti era di spalle alla porta e sotto il rigido controllo di Guarneri che aveva aperto le braccia, per «chiudere» meglio l’avversano. Nocera avrebbe dovuto tentare il dribbling, mettere la palla a terra e poi cercare di andarsene da una parte o dall’altra con uno scatto. Tuttavia, con quel centromediano addosso, sarebbe stato virtualmente impossibile. (Senza dire che Nocera non è molto abile in questi virtuosismi). Avrebbe potuto appoggiare la palla sulla destra o restituirla a Majoli. Ma Favalli sulla destra non c’era e nemmeno Lazzotti o altri, risucchiati in retrovia dal tambureggiare dell’Inter. Restituirla a Majoli, poi, significava esporsi alla facile interdizione di Burgnich, che era ben piazzato.
Sembrava un contropiede inutile, già sfumato sui piedi di Guarneri o di altro difensore. Ma per Nocera essere al limite dell’area e tentare il gol è la stessa cosa. Un’azione contemporanea. Come avrà fatto a sradicare il pallone dai piedi di Guarneri, a rigirarsi di scatto su se stesso come una trottola e quindi ad effettuare un tiro che il portiere ha intuito quando il pallone aveva scosso la rete, lo sa solo lui. E’ stato un gol da fuoriclasse, di quelli da ricordare a lungo segnati in Italia qualche volta da attaccanti pagati centinaia di milioni e non le settecentomila lire versate qualche anno fa dal Foggia al Secondigliano per tesserare un centravanti che è al suo sesto gol in serie A, dopo averne marcati settantotto in quattro anni di serie C e B.
Il gol ha trasformato lo stadio in una bolgia. Sono scattati tutti in piedi dì colpo, tranne Moratti, Sarti e Tagnin. Erano rimasti di sasso, storditi da una rete che non si aspettavano, da una sconfitta che, ormai, non era più possibile evitare. Dev’essere stata una domenica di tremende emozioni per il presidente e i due giocatori dell’Inter, ma, quando lo sgomento è svanito, Moratti ha avuto un gesto da galantuomo e da sportivo: ha applaudito, come gli altri spettatori.
Fosse stato in campo, sarebbe andato certamente a stringere la mano a Nocera, a Pugliese, a tutti gli altri foggiani.
A intervistare i protagonisti della partita, la Gazzetta del Mezzogiorno manda Luca Cicolella, all’epoca capoufficio stampa del Comune di Foggia ed appassionato cronista sportivo. Il buon Luca raccoglie la dichiarazione a caldo del mago Helenio Herrera, che dice del Foggia: “Lo ritenevo forte, ma contro di noi ha strabiliato”.
Il mago di Turi, quell’Oronzo Pugliese che aveva portato il Foggia nella massima divisione, non va per il sottile, com’è nel suo costume: “L’Inter — dice l’allenatore del Foggia — ha giocato meglio del Foggia, specialmente sul 2 a 2. Ma bisogna ammettere che il Foggia è una grande realtà dopo la vittoria di oggi. Sono caduti tutti i dubbi: la squadra ha carattere, ha un suo gioco, starei per dire una sua classe.”
A Cicolella tocca anche il compito di scrivere quello che si definisce il pezzo di colore: “Sole, mortaretti e circa in trentamila a tifare per il Foggia in uno stadio che non è mai stato così stracolmo. C’era gente giunta a Foggia alle otto di stamane e che aveva consumato pane e frutta in tribuna. Davanti a noi un vecchietto di 70 anni e passa, si appoggiava al bastone e saltava come un grillo impazzito. Si è saputo poi che era venuto da Monte Sant’Angelo per «gustarsi» Rinaldi che aveva visto nascere all’ombra della Basilica dell’Arcangelo.”
Con la doppietta segnata all’Inter, Nocera fa capolino nella classifica dei migliori marcatori del massimo campionato. Il Foggia sale al settimo posto della serie A.
La sconfitta patita allo Zaccheria fa aumentare la distanza tra il Milan capolista (e vittorioso nella gara casalinga col Mantova) e l’Inter, al secondo posto ma con 6 punti di distacco.
Per lo scudetto (salvo sorprese) capitolo chiuso,” titola il commento di Nando Martellini.
Il popolare telecronista della Rai non sarà un buon profeta: la grande Inter di Herrera e Moratti non perderà più, fino alle fine del torneo, e vincerà il campionato.
Agli amici e ai lettori di Lettere Meridiane, in omaggio i cimeli digitali di quella straordinaria giornata.
Potete scaricarli cliccando sui relativi collegamenti.

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Author: Geppe Inserra

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