Incoronata, area ASI e bosco. Matrimonio possibile.

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Chi legge e segue Lettere Meridiane sa che uno degli scopi per cui è nato il blog è stimolare il confronto tra opinioni diverse, promuovere il dibattito, la discussione che producono, alla fine, un’opinione pubblica.
L’intervento dell’ing. Franco Antonucci (Il Paesaggio Incoronata. Asi e non solo) a proposito di una possibile ricucitura urbanistica e paesaggistica tra l’area industriale di Incoronata e il limitrofo SIC (Sito d’Interesse Comunitario, che comprende l’omonimo Bosco, uno dei più grande boschi di pianura della penisola e il Parco Naturale Regionale), ha suscitato una bella discussione tra tecnici ed ambientalisti.
Come purtroppo spesso accade nel social, i diversi commenti si sono dispersi tra il blog, la pagina Facebook di Lettere Meridiane e le bacheche dei diversi gruppi su cui normalmente pubblico i collegamenti ai post. A beneficio dei lettori, li riordino e li raggruppo di seguito.

L’area interessata: in verde il bosco, in grigio ed azzurro l’area ASI
Michele Lauriola
Geppe, quanto con intelligenza dice Antonucci è l’esaltazione dell’articolazione di un diverso modo di pianificare e programmare l’uso del territorio in modo integrato, innovativo, sostenibile e strategico mediante azioni mirate al recupero e alla riqualificazione e all’uso delle fonti rinnovabili. Lo Spazio Foggia, ed in particolare la zona Incoronata proprio per le variegate caratterizzazioni dei vari contesti tra cui spiccano l’Area ASI, l’area agricola, le aree protette del Bosco Incoronata, del corridoio ecologico del Cervaro, della Borgata Rurale Incoronata, il centro modale della grande viabilità , è stato oggetto di uno studio affrontato dall’ing. Domenico Lauriola, guidato dal Prof. Antonio Leone del Politecnico di Bari, da me e dallo stesso Antonucci. Il lavoro è stato oggetto di una relazione elaborata di concerto con alcuni docenti della Università della Tuscania, tenuta al SIU di Milano. Su questa studio poggia la filosofia del progetto Pro Capitanata, che lo staff tecnico di RETE SPAC si sta facendo carico in modo free di portare avanti. POSSIAMO. Questo è Capitanata 2016.
Maurizio Marrese 
Mah! In realtà la zona industriale è una delle pressioni, un detrattore o “minaccia” della conservazione della natura del Cervaro e in parte del Parco Regionale. Dal punto di vista paesaggistico è decisamente un orrore.
Michele Lauriola
Maurizio. il tuo è un punto di vista come esperto naturalista non già come esperto pianificatore. Una maggiore attenzione nella lettura di quanto detto da Antonucci e leggendo la relazione sull’esempio di pianificazione citata nel mio commento ti avrebbe indotto a fare una diversa disamina specie per quanto attiene il Parco e il corridoio del Cervaro. Il contesto di quella zona oramai è segnato e, quindi, ogni azione da svolgere come pianificazione e programmazione deve essere svolta tenendo come base il recupero e la riqualificazione del territorio senza consumo di suolo in modo sostenibile e,quindi, secondo il principio della salvaguardia del paesaggio. Non avrei peraltro, quando ero direttore del Parco, proposto un progetto Life al Sindaco pro tepore. A me pare, purtroppo, che di quel progetto poco si sa con particolare riferimento alle azioni contemplate nel progetto finanziato dalla Comunità Europea come molto poco si sa delle azioni fatte lungo il corridoio ecologico del Cervaro.
Franco Antonucci 
Il bello della questione è che proprio la grande scala del cosiddetto “detrattore” e la sua de-qualificazione per distrazione collettiva di anni, possono essere ribaltate in un nuovo e grande catalizzatore di un nuovo sviluppo ad una scala più grande e qualità assolutamente nuova, che non abbiamo ancora sperimentato. Le soluzioni non stanno più nelle città che si rigenerano da sole, all’interno del proprio recinto, nascondendo sempre più i detrattori che sono proprio fuori dell’uscio di casa, facendo finta che non ci sono.
Il nuovo sta nel riconsiderare tutti i problemi distinti nella globalità del tutto. Ribaltando il brutto in bello, la parte nel tutto. Solo ad una determinata scala di…. integrazione tra le parti fino ad oggi ancora distinte. Per pigrizia mentale (?) È questo il nuovo che avanza. Diversamente è il vecchio che permane, chiuso nelle sue tante stanze senza finestra. 
Maurizio Marrese
Assolutamente no. La vera rivoluzione è tornare indietro e costruire dei modelli di sviluppo “autoctoni” e non creare modelli tipici di territori lontani che qui non hanno senso. La novità sarebbe riqualificare un territorio sfruttando le sue peculiari caratteristiche e non copiare gli altri. Le zone industriali sono fallite in tutta la Capitanata sono servite solo alla speculazione e corruzione politica lasciando al territorio solo ferite ambientali e paesaggistiche.
Matteo Pazienza (sulla bacheca del gruppo Riaccendiamo le idee)
Fantasie che non tengono conto della realtà; per esempio quella legata all ‘economia espressa nella piccola, media e grande dimensione
Oppure al mercato locale o globale, o all’assenza di enti di gestione del processo proposto alle varie scale 
E poi alla carenza di capitali sia pubblici che privati 
E con tutto ciò siamo solo all’ inizio di un discorso lungo mille anni e più di storia e di conoscenze.
Dalla bacheca del gruppo Parco Naturale Regionale Bosco Incoronata.
Maurizio Marrese 
Mah! In realtà la zona industriale è una delle pressioni, un detrattore o “minaccia” della conservazione della natura del Cervaro e in parte del Parco Regionale. Dal punto di vista paesaggistico è decisamente un orrore. La vera rivoluzione è pianificare lo sviluppo di un territorio in base alle sue peculiari caratteristiche e non adattandolo e giustificando gli scempi. Un territorio va “costruito” usando le potenzialità “autoctone” e non copiando modelli di sviluppo che qui non hanno senso.
Pietro G Pantaleo

Io non conosco l’area industriale ma se essa è a ridosso di aree boschive e adiacente al Parco Regionale Bosco Incoronata, la prima azione da attuare sarebbe inglobarla nel Parco, bonificarla (se necessario) e successivamente farne un’area attrezzata “ecosostenibile” con iniziative di Ri-naturalizzazione e laboratori per la conservazione e riproduzione delle specie floro-faunistiche autoctone. Questa sarebbe un’operazione di grande impatto e attrazione internazionale.

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Author: Geppe Inserra

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