Foggia e la Chiesa delle Croci nel racconto di Yriarte e nel disegno di Clerget

Pubblichiamo oggi la seconda parte delle pagine dedicate a Foggia ed alla sua provincia da Charles Yriarte nel suo libro Le rive dell’Adriatico ed il Montenegro, pubblicato da Emilio Treves per la prima volta a Milano nel 1893, ed in ristampa nel 1897. I reportage di viaggio erano molto apprezzati dei lettori dell’epoca, ed erano arricchiti da disegni, in  qualche caso particolarmente artistici, come quello che pubblichiamo oggi. Ne è autore il disegnatore H.Clerget, su schizzo dello stesso Yriarte.
Tra i diversi racconti di viaggiatori che sono passati per Foggia nell’Ottocento, quello dello scrittore francese si distingue per la sua originalità e per il desiderio di capire il contesto che affiora dalla narrazione, non priva di riferimenti storici precisi. La prima puntata del reportage, accompagnata dal suggestivo disegno di lavoratori all’opera al Piano delle Fosse, è stata pubblicata qualche settimana fa. Potete leggerla o rileggerla cliccando qui.
Il disegno della Chiesa delle Croci di  H.Clerget può essere invece scaricato cliccando qui.
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Le Croci, all’uscita dalla città, verso San Severo, somigliano molto a un Calvario in pianura. S’immagini il lettore un lungo giardino, stretto e chiuso da muri, cui si accede per una bella porta monumentale, e dove sorgono de’ padiglioni in prospettiva, tutti nell’asse e coronati di cupole. Il profilo di cotesti monumenti ha un non so che d’indostanico.

Nel fondo s’apre una chiesa o cappella, e il tutto, nello stile rococò particolare alla regione, è imbiancato a calce, come i santoni d’Africa. Ho fatto qui uno schizzo di singolare effetto, giacchè all’ora in cui tramonta il sole su questa pianura della Puglia, il menomo accidente assume un valore enorme: l’astro era celato all’orizzonte, e le cupole, che si sovrapponevano nella prospettiva, spiccavano in un’ombra azzurrognola, sopra un fondo d’oro puro. Al cospetto di queste tinte bizzarre, il pensiero corse al pittore de Nittis (1); questi terreni d’un bianco d’argento, questi grani biondeggianti, queste montagne azzurre o color d’ametista, questi buoi grigio-polvere, che si associano in un’armonia potente, compongono dei quadri d’un carattere napoletano, che mi rammentano quel pittore reputato.

Foggia, capitale della provincia di Capitanata (2) (da Katapan, governatore), è sopratutto agricola. Rispetto alla storia, avrei da dire a lungo sa questa città; ma le tracce d’origini storiche si trovano sopratutto nella Puglia propriamente detta, l’antica Apulia. I Greci, per i primi, resero fondo il paese coll’agricoltura. Celebre sotto i Romani come granaio d’Italia, la provincia fu il campo principale della guerra Punica. Indebolita sotto i Goti, divisa in feudi sotto i Longobardi, e vassalla de’ Greci d’Oriente, che ne rivendicano continuamente la supremazia, è assolutamente rovinata dai Saracini, rintanati nel monte Gargano, lo sperone dello stivale italiano. Questi ultimi vi lasciano numerose traccie delle loro conquiste sotto forma di. castelli, che dominano ancora le pianure della Puglia. Dopo di loro se ne insignoriscono i Normanni, e, tenute conto della durata del dominio, le danno un governo regolare, che ebbe il suo momento di potenza. Chiamato dai papi, Carlo d’Angiò tiene a sua volta a ristabilire il potere pontificio; succedono dappoi gl’imperatori di Germania, che Siedono a Foggia, e infine i vicerè, delegati da Carlo V, imperatore di Germania e re di Spagna, fino a Carlo III, il Borbone sovrano di Napoli e di Spagna. I Francesi compaiono un istante da padroni, fino al momento in cui a coalizione trionfa, e restituisce il paese ai Borboni di Napoli. Dopo questi ultimi, che datano da ieri, la Capitanata segue la sorte dell’Emilia, della Sicilia, delle Marche, dell’Umbria e dell’Italia tutta intera; è conquistata o si dà al re Vittorio Emanuele.
Le pianure o altipiani paralleli poco elevati che si nomano Tavoliere di Puglia, si stendono a dritta e a manca di quella strada ferrata, che da Rimini fino a Otranto corre lungo l’Adriatico per quasi settecento cinquanta chilometri; e nella sola parte’ ove si perde la vista del mare, dalla stazione di Ripalta fino a quella di Trinitapoli, sulla lunghezza, e degli ultimi rialzi degli Apennini, da Monte Auro a Monte Sidino fino a Manfredonia e, il lago di Lesino, sulla larghezza. Per l’aspetto, somiglia, alla Vecchia Castiglia, ove un cardo prende là proporzioni d’ una quercia, tanto sono piani gli orizzonti. Ma l’occhio, agli ultimi orizzonti abbraccia i pendii del Gargano e la terra è fertile se la si vuole correggere e ridurre a coltura. Il tutto comprende cinquecento mila ettari sul territorio di due provincie, e queste Tavole, che sono di natura argillosa, separano affatto gli Apennini dalla mole del Monte Gargano, penisola montagnosa che forma lo sprone dello stivale italiano e si avanza sull’Adriatico, formando un promontorio elevatissimo. Ho lasciato il mare un po’ al di sopra di Ripalta, ma lo rivedrò sotto Manfredonia , ove la strada riconduce alla spiaggia, vicino a Barletta.
Vi sono qui tre regioni distinte: la pianura del Tavoliere; la Subapennina, che è leggermente montuosa e formata dagli ultimi contrafforti degli Apennini, e la Garganica, che forma i pendii del Monte Gargano, dominante le Tavole della Puglia. Siccome vi sono tre configurazioni differenti, vi sono tre climi, tre colture; e i costumi e gli abitanti variano a tenore di queste configurazioni..
La Puglia è ricchissima, e non può accadere altrimenti, perciò colle sue tre divisioni ha tre esposizioni differenti per tre colture che l’arricchiscono. I poggi e i monti danno legname, essenze, catrame, carrubi, corbezzoli e piante odorose da cui si fa un miele squisito. Le colline a dolci pendenze, esposte al sole, portano la vite e l’olivo, e le vaste pianure grigie, che nei mesi di giugno s’indorano di messi mature, danno anche dei legumi e del cotone. Finalmente, da Manfredonia a Trinitapoli, il paese si apre sulla costa e guarda il mare: verso Barletta, la Dalmazia, e, verso Brindisi, l’Oriente. Il mare, via sempre aperta per alimentare la Dalmazia si brulla; la ferrovia della costa, per diffondere i suoi prodotti in tutte le direzioni; in ultimo dei grandi centri in prossimità come sbocchi nel paese stesso, ecco delle buone condizioni di prosperità per l’antica Puglia.
Collocata nel centro di vaste provincie, la terra di Bari e la Basilicata, la Capitanata forma la settima provincia del regno per estensione, e l’elemento agricolo signoreggia tutti gli altri elementi. Conta centomila agricoltori su trentamila abitanti dediti alle industrie; ottomila trafficanti, cinquemila dediti alle professioni liberali, duemila cinquecento al culto, mille duecento agli uffizi amministrativi, quasi quattromila ai servizi domestici. I proprietari sono dodicimila, e cento quarantaseimila abitanti, fra cui si debbono contare le donne e i fanciulli, non esercitano professione di sorta. Il numero dei poveri accertato dallo Stato è un po’ più di tremila.
I cereali pertanto sono il maggior elemento di ricchezza di questo paese, e la loro coltura occupa il quarto della superficie totale della provincia. L’esposizione del Tavoliere propriamente detto non è invero troppo buona, benchè propizia alla coltura del grano, e le condizioni agricole dei pendii del Gargano e quelle degli Apennini che terminano digradando al Tavoliere sono assai migliori, perché il suolo è meglio protetto. D’altra parte, essendovi la proprietà molto più divisa, essa è naturalmente meglio accudita. Una sola annata prospera può arricchire gli abitanti della pianura; ma tali regioni, per quanto favorite, sono esposte a gravi accidenti meteorologici.
Il Tavoliere stesso è soggetto a una legislazione particolare, che paralizza in gran parte le condizioni produttive di questa regione, e il lavoro dell’uomo non ha ancora il diritto di farla fruttificare. Un quinto del suolo soltanto è concesso all’aratro, gli altri quattro sono riserbati alle pasture nomadi, ed è negato il far passare un terreno da un uso all’altro. La febbre decima la popolazione ad onta degli sforzi fatti per risanare la regione.
Manca l’industria manifattrice; si fa qualche tessuto e della stoviglia comune. Il vapore che centuplicherebbe l’attività dei mulini in un paese di cereali, è sì poco in uso che non si contano che quattro mulini a vapore, dei quali due a Foggia, uno a Cerignola e l’ultimo a Saline. Degli altri novecento, cento ventiquattro sono mossi da corsi d’acqua, e il resto da animali.
Il meglio con che nutrirsi in queste regioni pel viaggiatore parigino, è la pasta italiana sotto tutte le forme, e a Foggia i maccheroni, gli spaghetti, i tagliatelli fatti a mano e non a macchina, sono assai apprezzati: tutta la provincia di Napoli, che tanto ne consuma, si provvede dei grani duri della Puglia, e se ne esportano grandi quantità nelle provincie superiori.
Avevo visitato la Capitanata e gli Abruzzi nel 1861 in coda all’esercito italiano, e debbo avvertire che le cose son cangiate di molto da quel tempo: le scuole sono assai più numerose, e questa preoccupazione di diffondere lřistruzione si fa ogni giorno più viva nei consigli delle provincie. Il lotto è pur sempre in onore nelle classi inferiori, e rilevo dalle statistiche che il numero dei giuocatori ha raddoppiato da dieci anni in due annate consecutive; i documenti ufficiali che ho sott’occhi registrano in favore dell’ultima un aumento da mezzo milione a un milione di lire il che è quanto dire che tutti quegli infelici d’una sola provincia che nel 1875 perdettero mezzo milione di lire, nel 1876 ne perdettero un milione. Le statistiche riescono sempre a strane conclusioni: la pianura è meno morale del monte; ma, fatto consolante, i trovatelli che nell’ultimo anno, erano mille duecento settantadue per tutta la provincia, quest’anno non sommano che a mille e cinquantaquattro.
(2 – segue)
Note
(1) Giuseppe De Nittis (Barletta, 25 febbraio 1846 – Saint-Germain-en-Laye, 21 agosto 1884) è stato un pittore italiano appartenente alla corrente artistica del verismo e dell’Impressionismo.
(2) La Capitanata è una regione geografico-culturale della Puglia, coincidente all’incirca coll’antica Daunia e l’odierna provincia di Foggia. Comprende la parte settentrionale della regione pugliese, col Tavoliere delle Puglie, il Gargano e il Subappennino Dauno.

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Author: Geppe Inserra

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