Scola riceve la Fracchia d’argento dal sindaco Galante |
La prima volta che Ettore Scola venne in Capitanata fu nell’estate del 1997, ospite di Garganocinema, manifestazione ideata e promossa da Fabio Prencipe, antesignana dei successivi festival cinematografici. Il grande regista ricevette, a San Marco in Lamis, dalle mani dell’allora sindaco Michele Galante, la Fracchia d’argento. Storico, scrittore, intellettuale, Michele Galante ricorda e racconta quella serata per gli amici e i lettori di Lettere Meridiane.
Un vero miracolo per quel tempo e anche per dopo. E’ a ad essa che voglio riferirmi. Ettore Scola fu ospite dell’edizione del luglio 1997, allorché si decise di dedicare una parte della stessa ad una sorta di retrospettiva del regista irpino. Preparammo nel cortile della Scuola Elementare “Balilla”, dove si svolgeva la rassegna all’aperto, una mostra di locandine di tutti i suoi film, e proiettammo il film Splendor, uscito nel 1989, con la partecipazione di Marcello Mastroianni e Massimo Troisi. Dopo la proiezione ci fu una intervista che durò oltre un’ora condotta da Stefano Incerti, all’epoca giovane promettente regista, anch’egli irpino e allievo dello stesso Scola, e Fabio Prencipe.
Scola con il sindaco Galante e Stefano Incerti |
La sera tardi andammo a cena in un ristorante di Borgo Celano, dove tra l’altro ci fu servita anche dell’ottima carne alla brace, che fu molto gradita da Scola non solo per la fragranza, ma anche perché gli richiamava l’esperienza della sua Trevico. Nel nostro colloquio gli ricordai che l’avevo conosciuto nel 1990 alla Camera dei deputati in occasione dell’incontro dei parlamentari del Pci con il governo ombra voluto da Achille Occhetto sull’esempio del modello inglese. Un’esperienza che in realtà non diede molti frutti, pur potendo annoverare esponenti di grande spessore e autorevolezza come lo stesso Scola, designato ministro ombra della cultura.
L’affollata platea di San Marco in Lamis |
Dopo questo fatto e anche per qualche bicchiere di vino bevuto, si sciolse e cominciò a porre domande, che spaziavano dal giudizio su quella che fu definita la “stagione dei sindaci” ai problemi della nostra comunità quali la continua emorragia di forze giovanili, il fenomeno di Padre Pio, la condizione di questa parte del Mezzogiorno, le risorse impegnate dal nostro comune in direzione della scuola e della cultura e altre questioni. Parlava senza mai alzare il tono della voce e, soprattutto, gli piaceva ascoltare più che parlare.
A fine serata, anzi dopo la mezzanotte, prima di partire per Vieste dove era ospite nella giornata successiva, ci salutammo. Io mi permisi di dirgli “Grazie maestro, per la sua presenza e per quello che ha dato alla nostra comunità con questa serata”; egli abbozzò un sorriso e rispose: “Grazie a te, compagno sindaco. Coraggio!”
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