Padre Antonio Silvestri potrebbe essere il primo foggiano a salire agli onori degli altari, e questo sognavano i tanti concittadini che ne piansero la morte, il 20 luglio del 1837, chiedendo che fosse fatto Santo subito. In realtà, il processo di beatificazione venne avviato relativamente presto dalle autorità religiose, per interrompersi altrettanto presto, a causa della prematura scomparsa del postulatore.
Annualmente, il Comitato costituito perché riprenda il percorso del processo di beatificazione promuove assieme alla Confraternita Sant’Eligio (cui padre Antonio fu particolarmente legato e dove fondò tra l’altro un Oratorio nello spirito di San Filippo Neri) un Memoriale per sensibilizzare la cittadinanza e la comunità ecclesiale foggiana sulla figura e il ricordo di padre Antonio Silvestri.
L’ottava edizione del memoriale avrà inizio oggi, giovedì 28 gennaio, con la celebrazione della Messa, alle 17.30, nella Chiesa di Sant’Eligio. Ad officiare il rito sarà padre Ireneo Guerrieri, l’animazione liturgica è del M° Roberto Laviola.
Domani sera, venerdì 29 gennaio, sempre con inizio alle ore 18.30 il Gruppo Amici del Silvestri mette in scena L’elogio delle virtù, Narrazione della vita e delle opere del servo di Dio don Antonio Silvestri. I testi sono di Roberto Papa e raccontano in maniera drammatizzata i momenti e gli episodi salienti della vita del sacerdote morto in odore di santità. Tra l’altro, si deve a don Antonio la fondazione del primo nucleo di quello che successivamente diventerà il maggior luogo di assistenza e di cura del capoluogo dauno, ovvero gli Ospedali Riuniti.
Alla manifestazione partecipa il Coro della Scuola Gabelli di Foggia, diretto dall’ins. Maria Giovanna Cece, dirigente scolastica la prof.ssa Maria Grazia Nassisi, coadiuvatrice del coro, Anna Maria Pavoni.
La conclusione del memoriale domenica 31 gennaio con la celebrazione della Messa solenne officiata da don Fausto Parsi con animazione liturgica del maestro Laviola.
In occasione dell’ottavo memoriale, il Comitato e la Confraternita Sant’Eligio hanno promosso una iniziativa molto interessante: hanno raccolto e stralciato, dagli atti del processo di beatificazione e canonizzazione (Positiones ed articuli in causa betificationis et canonitationis servi Dei Antonio Silvestri) gli episodi più significativi della vita intensa e caritatevole di don Antonio. Il tutto è stato stampato su un volantino, che potete leggere di seguito o scaricare cliccando qui.
Ne è venuta fuori una sorte di preghiera di ringraziamento, molto utile da leggere, per conoscere meglio la vita di questa sant’uomo che andrebbe più ricordato e più amato dai foggiani, come accadeva quando era in vita, ed operava prodigi e miracoli come quelli diffusamente raccontati nel documento prodotto dal Comitato e dalla Confraternita, che pubblichiamo di seguito.
L’Onnipotente ha guardato a Foggia ed ha posato il Suo
Spirito su di te
Antonio Silvestri
- Grazie don Antonio, sacerdote dall’abito lercio e dagli
scarponi chiodati, per tutto quello che hai fatto per Foggia e per i foggiani, glorificando
Dio: - hai dato da mangiare agli affamati,
- hai sollevato dal
fango le peccatrici, - hai vestito gli ignudi,
- hai confortato i
carcerati, - hai dato un ricovero e cure mediche alle vecchiette colpite
dalla tisi, - hai ospitato le vecchiette abbandonate,
- hai consacrato a Dio le fanciulle votate al servizio della Chiesa,
- hai dato loro un rifugio sicuro nel tuo conservatorio del Buonconsiglio,
- hai chiesto ai ricchi per darlo ai poveri,
- e quanti ti hanno aperto i loro scrigni, da cui tu prendevi
danari secondo i la necessità - e quel misterioso lupo nero che ti ha salvato da sicure
percosse da due malintenzionati, - e tu all’angolo di via Oberdan, con quella carretta, a
cercare elemosina per r carcerati, e quanta generosità, - e l’ospedaletto
approntato nella palazzina donata dai Mastrolilli (poi carceri di S.Eligio), - è l’ospedale più grande in via della Repubblica, che poi fu
trasferito nei locati dell’ex maternità
in via Arpi, - e il pio
conservatorio del Buonconsiglio costruito nel 1824 sul terreno donato dal marchese
Caggese, - ed erano più di duecento le bocche da sfamare ogni
giorno, - e le tue stranezze per “costringere” la Vergine
del Buonconsiglio ad aiutarti nelle tue operi di carità, - e quando spegnevi i lumini davanti all’icona della Vergine
, “mamma Mariuccia”, perché’ faceva la sorda, - e quando invece riponevi,
quell’icona, nello stipone perché ‘ la vergine tardava ad ascoltarti, - e la gioia che provavi quando “mamma Mariuccia”
esaudiv quello che tu le chiedevi, - e gli orecchini dell’orefice Sarcineili per abbellire la
statua di santa Filomena che non fecero più ritorno, con il
“costretto” generoso dono della padrona, - e quando nelle bettole “rubavi” la
“puntata” messa sul tavolo dai giocatori e te ne scappavi… e sorridevano, - e quando togliesti dal capestro il frate impiccato, per dargli
cristiana sepoltura, ricercato, con ordinanza del generale Pepe, dall’intendente
della città, Santangelo, per aver disobbedito al loro ordine, che vietava di
dare sepoltura al frate , nascosto, fosti salvato con la mediazione della
contessa Freda, - e quando hai dato la
libertà ad un povero carcerato, attirando su di te l’ira delle autorità
costringendoti a rifugiarti nelle cripte delle chiese, - e quando trovavi denari in tasca dopo che le tasche le ,avevi
già rivoltate, - e quando non c’era di che dare da mangiare[, ricorrendo a
lei, sull’altare vi trovavi quanto avevi di bisogno, - e tutte lt provviste che ti arrivavano da sconosciuti e
quelle che ti arrivavano dai granai della citta, - e quando a quella donna incinta che non voleva affrontare, a
rischio della morte sua e del nascituro, il parto cesareo ordinato dai medici,
le dicesti; “ci penso io”,
pregasti e subito avesti la notizia che il bambino era nato e senza ricorrere
all’intervento del cesareo, , - e quando quello che divenne il notaio Pepe, gravemente
malato da bambino, con le tue preghiere guarì, - e quando inchiodavi ai banchi i ragazzi, che per ben due ore
ti ascoltavano, muti, al catechismo - e quando il Pizzarelli, segretario di Mons. Monforte, che ti
aveva sssicuratro che in cassa non c’erano danari e che quindi non poteva
aiutarti rimase stupefatto, quando nel mostrarti che la cassa era vuota, vi
trovò con meraviglia, dei rotoli di danaro, - e quando entravi in chiesa a porte chiuse,
- e quando, ottenuto del danaro, questo si moltiplicava nelle
tue mani, - e l’acqua melmosa del pozzo, del costruendo conservatorio, divenne, alla tua presenza, limpida
e zampillante, - e le regole dettate per la fondazione delle tue Suore Oblate
del Buonconsiglio, - e quando ti sorprendevano in estasi,
- e quando predicesti la tua morte: “morirò di
colera”, - e quando hai rinunciato alla nomina a canonico, tanto ambita
da altri, - esemplare rettori della confraternita dl sant’Eligio, instancabile
sacerdote uscivi da una chiesa per entrare in un’altra, percorrendo in lungo e
in largo le vie della città, dal rione Croci, a quello di Candelaro, da via Arpi,
al convento di San Francesco fino al Convento di S. Maria di Costantinopoli, e
oltre, - 1837, scoppiata l’epidemia del colera una vecchietta vuole
confessarsi da te. Contagiato, pochi giorni dopo, come predetto, il 20 luglio del 1837, nella sacrestia
della chiesa della confraternita di sant’
Eligio, dove tu hai vissuto per molti anni, confortato da nove frati,
sei tornato al padre tra le lacrime, le preghiere e le acclamazioni >: “Santo
subito” di tutta Foggia, - e le tue raccomandazioni
testamentarie per la confraternita di sant’Eligio presso cui tu
pernottavi, - e quando, dopo oltre 170 anni dalla tua morte, hai voluto
ancora una volta, manifestarti al popolo foggiano così che non se ne perda la memoria, - questo non è tutto di te, ma quanto basta per poterti
conoscere e ringraziare per quanto hai fatto per Foggia e per i foggiani,,
glorificando Dio, , - ed ora preghiamo perché il divino o progetto su di te si compia
con la tua beatificazione anche qui in terra.
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