Discussione sul post di Lettere Meridiane (autore Geppe Inserra): Quo vado?
Il link era stato accompagnato da questa introduzione: “Sono contento per il successo di Checco Zalone, ma non è vero che fa bene al cinema italiano, come sostiene l’onnipresente e pervasivo ministro alla cultura (?) Franceschini. Per far bene al cinema italiano ci vorrebbe più cultura (quella vera), e più attenzione verso il cinema indipendente. “
Fabio Prencipe
“Io non ho ancora visto Zalone. Sono sicuro che mi farà come sempre molto ridere e già lo ringrazio per questo come anche lo ringrazio per aver permesso agli esercenti di tutta Italia di tirare il fiato e per il fatto che raddrizzerà tutte le percentuali di incasso generale e di incidenza del prodotto italiano. Detto questo, ma perché su questo benedetto autobus a tastiera si può salire solo se ci si schiera da una parte o dall’altra?…”
La prima parte di questo commento ė stata postata da Nicola Giuliano , produttore premio Oscar per La grande bellezza, in una delle tante discussioni sull’argomento. Ė parte di un discorso più ampio ma lo prendo in prestito “parzialmente” per evidenziare che il cinema rimane una “industria culturale”. Solo una ponderata sintesi tra i due termini, senza metterli costantemente in contrapposizione, può davvero permettere ai nostri film di ritrovare l’importanza di un tempo. Detto questo trovo anche stancante volgere sempre lo sguardo al passato.
Infine, non per difendere il ministro, ma se lo dice Giuliano forse non è del tutto sbagliato il concetto che Zalone, piaccia o non piaccia, fa bene al cinema italiano.
P.S. Io il film l’ho visto in sala, pagando il biglietto. Questo – sono certo – fa bene al cinema tutto. (Inteso come visione condivisa in luogo pubblico)
Lettere Meridiane (Geppe Inserra)
Il mio non era un appello all’evasione dalle sale… Ma – potendo scegliere – preferisco Assolo di Laura Morante.
Fabio Prencipe
Il mio non era un “rimprovero”, ma solo un appello a frequentare le sale… Se rimangono aperte potrai vedere Assolo sul grande schermo in compagnia di altri spettatori commentando de visu.
Mario Marascio
Quo vado?
Checco Zalone si conferma uno “zero comico” (lo zero comico non è un insulto, per chi non lo sapesse), e Gennaro Nunziante il regista perfetto per questo genere di operazioni.
Il film è una feroce e sapiente satira sull’Italia e sugli italiani, sul lavoro e sulle “poltrone”, ma anche sulla società e sul benessere. Sull’ecologismo e sulla povertà. Realizzato attraverso una comicità esperta, leggera e intelligente. Qualche parolaccia ci sta, e anche le frasi più azzardate riescono a passare con leggerezza e far ridere senza necessariamente essere additate come volgarità gratuita. Merito delle grandi doti di Zalone e di una regia e sceneggiatura sapiente.
Per fare il comico, bisogna essere intelligenti e Checco Zalone, lo è indubbiamente.
Nel film non mancano spunti di riflessione sul mondo del lavoro sulla crisi che attanaglia non solo il nostro Paese, sull’educazione e sull’essere civili, sull’ecologismo e la necessità di preservare ciò che dalla natura abbiamo avuto in dono…. Senza dimenticare di passare attraverso le differenze e le difficoltà con cui, nel XXI secolo, ancora i popoli del terzo mondo, sono costretti a convivere.
Un film comico, in cui si ride dalla seconda battuta, alla penultima, ma allo stesso tempo si ragiona e ci si guarda dentro, come esseri umani, ma anche come Italiani.
I cinepanettoni, chi li realizza, chi li produce, dovrebbero trarne insegnamento. Si può fare cinema, si possono fare soldi, si può far ridere e riflettere, in maniera intelligente.
Quo vado? È un film da vedere.
Voto (mio personale, ovviamente) 9
Pina Sfortunio
Non ho visto “Quo vado?”, ma credo di poter aspettare che lo diano in televisione per poter “valutare” le motivazioni di tanto successo. Non disdegno un film d’evasione con eventuale riflessione. Non tutto il pensiero critico passa attraverso la rigorosa serietà. In ogni caso, al cinema gli ho preferito “Assolo” e ho goduto di una Laura Morante eccezionale (oltre che bella), sia come attrice che come regista. Questo il mio contributo al cinema italiano.
Rosalia Gatta
A Foggia ci resta l’annacquato e saltuario ricordo alla sala Farina.
Rob Mar
Preferisco la comicità di Zalone alla Grande Bellezza di Sorrentino… se si ritiene cultura questo genere di film, allora… W l’ignoranza…
Dario Galante
Un film che fa così tanti incassi record è una risposta chiara, per il resto è solo retorica.
Fabio Massimo Benvenuto
All’Altrocinema non troverai la fila della multisala…
Roberto Calvo
Mi sono fatto qualche risata. Ma avrei diverse critiche da fargli. E non mi si dica che non ha senso fargli critiche e che in fin dei conti e’ un film senza pretese. E’ un film simpatico ma pubblicizzato troppo. E questo passaparola lo rende ulteriormente criticabile.
Commenti nel gruppo Succede solo al Sud
Enrico Ciaccia
Dopo la risata facile arriva inevitabilmente il voltastomaco
Rosa Antonucci
Condivido in pieno
Fernando Ardito
Si focalizzano le realtà italiane e ci ridiamo sopra, altro che cinema di cultura
Pina Parisi
Mi piace quello che affermi. Sono d’accordo con te!
Commenti nel gruppo La Foggia che vogliamo
Fabio Marino
Ma il ministro lo ha visto il film ? o è uno dei tanti che si riconosce nello stesso?
Gino Longo
A far male al cinema italiano non è certo Pasqualino Medici, i danni maggiori al cinema come alla tv, alla canzone e al teatro, sono stati fatti dalle logiche clientelari, specie da parte dei tuoi compagni, caro Geppe. Una logica che ha politicizzato tutto! Meglio aiutare e affermare mediocri di parte che talenti non allineati. Il 90% del cinema “compagnesco” è finanziato dallo Stato, se non è per via Ministeriale, a sborsare soldi è la Tv di Stato, insomma sempre a spese dei contribuenti! Tutti son bravi a lavorare sul sicuro, o fai un buon film o pessimo che sia i soldi sono garantiti! Guarda caso tutti i films privi d’incasso al botteghino sono, spesso, emerite cagate, spacciate dalla stampa “compagnesca” come capolavori così altamente culturali che la massa ( amavate tanto le masse?) non comprende! Nel deserto creato è ovvio che emerge la mediocrità, anche quella non di parte. Zalone non è neanche lontanamente paragonabile a Manfredi o Sordi, Ugo Tognazzi o Gassman,ma a differenza di altre banalità , come ad esempio i films interpretati dalla compagna Littizzetto, il comico pugliese fa incassi record. Ciò vuol dire che la gente, fra le due banalità, sceglie quella più genuina e spontanea, perché la trova divertente. Lo spettacolo, dal cinema al teatro, deve divertire il pubblico, emozionarlo , dare sensazioni. Il cinema non è la didattica, l’indottrinamento, ma semplice e sano divertimento! Purtroppo , voi di sinistra, continuate a litigare con la coerenza, reclamate cultura da Zalone ma non dalla Littizetto! Anche Franchi ed Ingrassia giravano film di assoluta modestia tecnica ed artistica, ne giravano anche tre all’anno, la gente affollava le sale con incassi strepitosi. Il cinema commerciale è prodotto dai privati, viene fatto per essere commercializzato e fare soldi. Questa tipologia di cinema è sempre esistita. Zalone non è di sinistra? Allora per i compagni è da additare come rozzo ed ignorante, anche se è laureato a differenza di Benigni. Magari la prossima volta si aumenta la dose di spregi.
Geppe Inserra
Gino, appunto. Il cinema come dici tu commerciale, è fatto dai privati e risponde a logiche private. Di profitto. Nella fattispecie, mi piace e mi diverte, e poco conta se sia di sinistra o di destra. (Anche se temo che un po’ qualunquista lo sia, ma la sinistra sta facendo una dannata rincorsa al qualunquismo, da un po’ di tempo). Ci mancherebbe che ci mettessimo s dare etichette politiche anche alle risate. Quel che trovo molto discutibile è che un ministro, per giunta alla cultura (?) si metta a fare il tifo.
Luigi Starace Luistar
Visto ieri in modalità “Checco Zalone” ossia in streaming on line su sito russo. E’ il più satirico dei suoi film: negli altri partiva con una forma di messa alla berlina della società e poi risolveva in gag. In questo entrambe le “gambe” camminano dall’inizio alla fine del film. A conferma che chi ha prodotto e realizzato il film non è uno stupido dico solo questo: riesce ad essere efficace nel comunicare li dove Beppe Severgnini con il suo programma in 8 puntate “L’erba del vicino” ha fallito (ricordo che per alzare gli ascolti Severgnini ha mandato in prima serata il video scandinavo sulla educazione sessuale nei bambini di 5 anni con protagonisti gli organi genitali…). Chapeux
Valeria Antonia Balzano
Concordo pienamente. Meno cultura populistica e popolare ma più senso del culturale e della cultura in sè
Stevie MacKenzie
Nemmeno io ho visto “Quo vado?” e aspetterò che venga trasmesso in televisione. Contentissima per il successo che sta riscuotendo Checco Zalone perché diverte e lo merita. E’ vero, il mercato richiede al regista una precisa performance, il cinema indipendente mira a raccontare delle vicende, delle storie attraverso una pellicola, libero da forzature e quindi, come dice il regista Daniele Gaglianone, si tratta di “sperimentare dei percorsi”, e, consiglia di creare dei gruppi, di buttarsi in una realtà fuori quadro. Questa è anche la bandiera che sventolano i ragazzi del gruppo “Wearedreamers“. Uno spazio in più il cinema indipendente lo merita.
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Ecco la mia recensione: http://lemilleeunablogger.it/index.php/recensioni/15-recensione-quo-vado-2016