Ciascuno di noi ha un altrove. Un posto alternativo a quello in cui vive, in cui gli piace rifugiarsi quando può, perché lì ritrova ricordi di momenti belli che appartengono al passato. E ogni volta che ci torna sa che vivrà altri momenti belli, perché succede sempre così.
I paragoni tra l’altrove e il luogo dove abitiamo sono frequenti ed impietosi, e si concludono con il desiderio di andare via, e trasferirci lì: così da far diventare quell’altrove più o meno remoto, un qui e adesso: possibilità che diventa realtà.
Io ho diversi altrove. Pisa e Troia, tanto per dirne due. Posti che il corso dei miei giorni mi hanno portato spesso ad incrociare.
Di Pisa amo proprio gli aspetti che la rendono così diversa e lontana da Foggia. Un altrove in tutti i sensi.
Per esempio quello specialissimo senso dell’abitare che trovi e respiri in una periferia che esprime vitalità e mai puro abitare.
Per chi come me abita nella periferia dormitorio di Foggia, Pisanova mette tenerezza ed allegria: quanto mi piace camminare tra quei palazzi separati l’uno dall’altro da grandi spazi verdi, sovente attrezzati, mai lasciati a se stessi, anzi sempre vissuti.
La prima volta mi hanno incuriosito sedie e sdraio, lasciate incustodite nel prato. Sono dei condomini che risiedono nei palazzi vicini. La sera, quando rinfresca, scendono e vanno a sedersi là, a conversare e socializzare.
E poi il traffico pisano che tradisce un rispetto delle regole che è tratto costitutivo dell’identità civica. Gli automobilisti frenano da lontano quando vedono un pedone che s’accinge ad attraversare. Le strisce sono sacre. E le strade sono equamente divise tra auto e bici.
Proprio come a Foggia vero?!
Troia è invece il mio altrove più antico. Teatrante prima, poi giornalista e ancora assessore, quante cose ho fatto a Troia, e quanto mi piace trovare pretesti per andarci.
Ancora oggi, quando mi succede la sera di tornare a Foggia scendendo da Troia, mi scopro a pensare che quel tornare è il gesto che ho fatto più spesso.
La mia vita si è intrecciata così tante volte con la città del Rosone che ne ho perduto il conto. Ho più amici all’ombra della cattedrale romanica che non a Foggia e c’è stato un tempo in cui ho seriamente pensato di trasferirmi là. E poi io a Troia mi vesto, come sto per raccontarvi.
Qualche tempo fa, è accaduto infatti che questi altrove si sono incontrati, in un modo tanto improvviso quanto inatteso.
Mi trovavo in un centro commerciale di Pisa, stavo comprando qualcosa per la cena, quando mi ha fermato un signore, sorridendo.
– Mi scusi veramente se la importuno, ma devo chiederle una cosa.
– Prego, dica pure.
– Lo so che le sembrerà una richiesta strana, ma vorrei sapere in che negozio di Pisa ha acquistato il piumino che ha addosso. Lo cerco da settimane, ma non sono riuscito a trovarlo.
A quel punto ho sorriso anche io, accorgendomi che il mio altrove più piccolo, Troia, si era improvvisamente incontrato con quello più grande, ovvero Pisa, sconfiggendolo su un terreno in cui i toscani vantano un’antica tradizione, com’è quello della moda…
– Mi dispiace deluderla, signore, ma non l’ho comprato a Pisa, bensì a Troia, in provincia di Foggia.
Il mio pensiero è corso ad Andrea Buono che mi aveva suggerito caldamente di acquistare quel capo: un piumino d’oca, bello, moderno e per giunta ecologico. La marca ostenta orgogliosamente che si tratta di piumini rispettosi dei poveri palmipedi. Sono foderati con piume sintetiche, ma d’una qualità che non ha nulla da invidiare a quelle originali.
Era stato l’amico Andrea (titolare, per chi non lo sapesse dell’accorsata boutique troiana Carmelino Buono) a suggerirmi calorosamente quell’acquisto. Secondo un collaudato rituale, che vuole che alla fine dello shopping, esca dal negozio portandomi tutti i capi che ho provato…
Di giubbotti ne avevo provati due, e mi piacevano entrambi. Alla fine la scelta era caduta sull’altro, meno ecologico ma leggermente più pesante, e quindi più adatto per l’inverno. Andrea mi aveva convinto, grazie anche a un sostanzioso sconto, di prenderli tutt’e due.
Comprare da Andrea è un rito che mi piace consumare di tanto in tanto: si parla dell’Inter e degli amici comuni, e dei ricordi.
Ed è piacevole pensare che quando quel capo diventerà vecchio, e dovrò sostituirlo, tornerò ancora una volta nel mio altrove…
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La tua bella 'lettera' di oggi mi ricorda la lunga, e per certi versi sconsolante, 'diatriba' che ebbi su LM con il lettore foggiano Giancarlo Pugliese. Si parlava di Pisa e di Foggia, ricordi? Di come ci si diverte lassù e di come lo si fa quaggiù. Mi mancano i suoi 'acuti' e come tu giustamente facesti notare è anche dall'incontro tra due modi di vedere e di pensare diversi che si cresce e si contribuisce alla maturazione di un senso comune.
Ma rilevo come la tua riflessione non faccia che avvalorare la mia tesi di allora. Io sostenevo che per divertirsi non c'è bisogno di pensare subito ad una discoteca o alla tipica 'caciara' foggiana. E tu hai plasticamente dimostrato come a Pisa le persone, non solo hanno un marcato senso civico, ma socializzino in modo semplice e spontaneo, addirittura condividendo una sedia-sdraio! A Parco San Felice non solo se ti giri un attimo c'è il rischio di perderla, ma la socializzazione è vietata "grazie" allo spadroneggiare di bulli in motorino e alle poche strutture a suo tempo realizzate e vandalizzate in un men che non si dica.
E' bello, comunque, pensare a nostri 'altrove'. Perché non inviti i lettori a farlo e a illustrarlo?
Cordialmente (Maurizio De Tullio)