Dischi volanti o tracce del passato?

Lo sguardo sulla Capitanata di Alex De Muzio è uno dei più insoliti e stimolanti. Architetto con la passione della fotografia, De Muzio racconta la terra dauna svelando paesaggi che non t’aspetti, legati alla sua identità più remota: il suo essere Tavoliere, che ospita masserie (quasi tutte il disuso) e villaggi (quasi tutti sepolti sotto terra).
Emblematica dello sguardo di De Muzio ma anche delle enormi potenzialità (inespresse) del territorio che racconta, è la straordinaria fotografia che illustra questo post. È tratta da una delle pagine Facebook attraverso cui l’architetto foggiano condivide le sue opere con il mondo: la Daunia vista dall’alto offre paesaggi e suggestioni di bellezza indicibile.
Nella foto, le tracce del passato disegnano ineffabili ricami sui campi che riprendono colore dopo la mietitura. Vien fatto di chiedersi se non siano per caso le orme lasciate da dischi volanti venuti da chissà dove, atterrati e ripartiti senza che nessuno se ne accorgesse.

L’arcano viene svelato nella discussione che accompagna sul social network la pubblicazione della foto: quei segni sono in realtà tracce archeologiche, più precisamente cropmarks, ovvero quella particolare conformazione che assume la superficie  terrestre quando il sottosuolo presenta reperti archeologici. Il Tavoliere ne è ricchissimo, e queste preziose geometrie della preistoria vengono puntualmente investigate dall’Università di Foggia. A svelare il mistero è il partecipante ad una summer school che nel 2007 l’ateneo foggiano dedicò ai cropmarks dauni.
Un consiglio: cliccate mi piace sulla pagina facebook La Daunia dall’alto per non perdere neanche una delle immagini che De Muzio mette a disposizione dei fans.

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Author: Geppe Inserra

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