Da sinistra a destra, il governatore Donato Menichella, il Card. Pietro Parente, l’on. Gustavo De Meo |
di Maurizio De Tullio
Il 2 ottobre 1955 si pubblicava a Roma
il primo numero del settimanale “L’Espresso”,
diretto da quel gran giornalista che fu Arrigo Benedetti.
Il giornale uscì nel classico formato
lenzuolo, a sedici pagine e rigorosamente in bianco e nero. Il cambio di look avvenne, se non ricordo male, nel
1974, quando si passò al più comodo e internazionale formato rivista, quello
attuale.
lenzuolo, a sedici pagine e rigorosamente in bianco e nero. Il cambio di look avvenne, se non ricordo male, nel
1974, quando si passò al più comodo e internazionale formato rivista, quello
attuale.
Già in quel numero d’esordio figurava un
parterre di giornalisti e/o scrittori
di straordinario livello: Eugenio Scalfari, Vittorio Gorresio, Gian Carlo
Fusco, Corrado Alvaro, Luigi Compagnone, Geno Pampaloni, Sergio Saviane,
Alberto Moravia, Sandro De Feo, Bruno Zevi, Massimo Mila, Manlio Cancogni e
tanti altri che dalle settimane successive avrebbero reso “L’Espresso” sempre più accreditato e appetibile, sino a farne il
più importante settimanale politico d’Italia.
parterre di giornalisti e/o scrittori
di straordinario livello: Eugenio Scalfari, Vittorio Gorresio, Gian Carlo
Fusco, Corrado Alvaro, Luigi Compagnone, Geno Pampaloni, Sergio Saviane,
Alberto Moravia, Sandro De Feo, Bruno Zevi, Massimo Mila, Manlio Cancogni e
tanti altri che dalle settimane successive avrebbero reso “L’Espresso” sempre più accreditato e appetibile, sino a farne il
più importante settimanale politico d’Italia.
Fu proprio Mancogni, che si occupava già
allora di sport e che è recentemente scomparso, a coniare il celebre slogan
“Capitale corrotta = Nazione infetta”, immortalato sulla prima pagina de “L’Espresso” nel dicembre dello stesso
anno e una delle più coraggiose inchieste giornalistiche mai pubblicate sulla
stampa italiana.
allora di sport e che è recentemente scomparso, a coniare il celebre slogan
“Capitale corrotta = Nazione infetta”, immortalato sulla prima pagina de “L’Espresso” nel dicembre dello stesso
anno e una delle più coraggiose inchieste giornalistiche mai pubblicate sulla
stampa italiana.
Questa breve digressione da un lato vuol
essere un beneaugurante messaggio per altri 60 anni di sano, coraggioso,
qualificato e innovativo giornalismo, possibilmente sempre accompagnati
dall’immutato logo della testata; dall’altro intende fornire ai lettori di ‘Lettere Meridiane’ il ricordo di come
la Capitanata, o meglio: tre suoi importanti figli, fossero presenti – a vario
titolo – sulle pagine di quello storico, primo numero del giornale. Non tragga
in errore, quindi, il titolo di questo intervento, che non voleva segnalare
giornalisti nella redazione del prestigioso settimanale.
essere un beneaugurante messaggio per altri 60 anni di sano, coraggioso,
qualificato e innovativo giornalismo, possibilmente sempre accompagnati
dall’immutato logo della testata; dall’altro intende fornire ai lettori di ‘Lettere Meridiane’ il ricordo di come
la Capitanata, o meglio: tre suoi importanti figli, fossero presenti – a vario
titolo – sulle pagine di quello storico, primo numero del giornale. Non tragga
in errore, quindi, il titolo di questo intervento, che non voleva segnalare
giornalisti nella redazione del prestigioso settimanale.
Il primo nome presente 60 anni fa è
quello del politico di Serracapriola Gustavo De Meo (1920-2010). “L’Espresso” titola, nella rubrica ‘La
Capitale’ di pagina due, DE MEO VIENE DA FOGGIA. Di lui scrive: “L’On. Gustavo De Meo (democristiano), eletto
alla carica di segretario dell’Ufficio di Presidenza della Camera in
sostituzione dell’on. Mazza nominato Alto Commissario Aggiunto della Sanità, è
un giovane avvocato di Foggia. Nel suo collegio gode stima soprattutto perché,
divenuto Presidente della Fiera di Foggia, ne ha sistemato le finanze. Proviene
dall’Azione Cattolica; si è interessato di sindacalismo; ha ricoperto la carica
di segretario provinciale. A 28 anni, nel ’48, è stato eletto per la prima
volta deputato. Lo si annovera presentemente tra gli “iniziativisti”.
quello del politico di Serracapriola Gustavo De Meo (1920-2010). “L’Espresso” titola, nella rubrica ‘La
Capitale’ di pagina due, DE MEO VIENE DA FOGGIA. Di lui scrive: “L’On. Gustavo De Meo (democristiano), eletto
alla carica di segretario dell’Ufficio di Presidenza della Camera in
sostituzione dell’on. Mazza nominato Alto Commissario Aggiunto della Sanità, è
un giovane avvocato di Foggia. Nel suo collegio gode stima soprattutto perché,
divenuto Presidente della Fiera di Foggia, ne ha sistemato le finanze. Proviene
dall’Azione Cattolica; si è interessato di sindacalismo; ha ricoperto la carica
di segretario provinciale. A 28 anni, nel ’48, è stato eletto per la prima
volta deputato. Lo si annovera presentemente tra gli “iniziativisti”.
L’altra personalità della provincia di
Foggia ad essere citata è un nome di prestigio della Chiesa, il futuro
Cardinale Pietro Parente (1891-1986), nativo di Casalnuovo Monterotàro. Nella
stessa rubrica e sotto il generico titolo IN VATICANO si apprende che “Monsignor Pietro Parente, consultore del
Santo Uffizio, professore di dogmatica negli atenei del Laterano e di
Propaganda Fide, è stato nominato arcivescovo di Perugia, in sostituzione del
defunto monsignor Vianello”.
Foggia ad essere citata è un nome di prestigio della Chiesa, il futuro
Cardinale Pietro Parente (1891-1986), nativo di Casalnuovo Monterotàro. Nella
stessa rubrica e sotto il generico titolo IN VATICANO si apprende che “Monsignor Pietro Parente, consultore del
Santo Uffizio, professore di dogmatica negli atenei del Laterano e di
Propaganda Fide, è stato nominato arcivescovo di Perugia, in sostituzione del
defunto monsignor Vianello”.
L’ultimo dei ‘nominati’ è proprio tale.
Si tratta del grande e economista e futuro Governatore della Banca d’Italia
Donato Menichella (1896-1984), di Biccari. Di lui non si parla, ma è ritratto a
pagina sei in una grande fotografia posta a corredo del primo articolo firmato
da Eugenio Scalfari – che nel gennaio 1976 fonderà e dirigerà il quotidiano “la
Repubblica” – dedicato alla riunione che i dirigenti della politica monetaria
mondiale avevano tenuto ad Istambul qualche settimana prima. Il nostro
Menichella è seduto con Jaschi, Cattani, Ugo La Malfa, Di Cristina e Vanoni,
tutte personalità di spicco della politica economica italiana di quegli anni,
gli stessi che precedettero – preparandone il campo – il cosiddetto “miracolo
economico italiano”.
Si tratta del grande e economista e futuro Governatore della Banca d’Italia
Donato Menichella (1896-1984), di Biccari. Di lui non si parla, ma è ritratto a
pagina sei in una grande fotografia posta a corredo del primo articolo firmato
da Eugenio Scalfari – che nel gennaio 1976 fonderà e dirigerà il quotidiano “la
Repubblica” – dedicato alla riunione che i dirigenti della politica monetaria
mondiale avevano tenuto ad Istambul qualche settimana prima. Il nostro
Menichella è seduto con Jaschi, Cattani, Ugo La Malfa, Di Cristina e Vanoni,
tutte personalità di spicco della politica economica italiana di quegli anni,
gli stessi che precedettero – preparandone il campo – il cosiddetto “miracolo
economico italiano”.
Questo doveroso omaggio a tre grandi figli della
provincia di Foggia – per chi fosse interessato ad approfondirne la conoscenza
– è presente e maggiormente dettagliato nel mio “Dizionario Biografico di Capitanata / 1900-2008”, pubblicato a
Foggia nel 2009, che complessivamente raccoglie quasi seicento schede
biografiche di personalità e personaggi di Foggia e provincia, celebrati a
livello nazionale e internazionale nei più diversi campi.
Maurizio De Tullio
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