Il sindaco di Biccari, Gianfilippo Mignogna, gioisce per l’avvio dei lavori di ammodernamento della strada che dal suo paese porta al Lago di Pescara. L’ex sindaco di Pietramontecorvino, Rino Lamarucciola, piange per il perdurante stato di abbandono e di dissesto in cui versa la strada provinciale che collega il suo comune a Foggia.
Le due facce dei Monti Dauni sono emblematicamente raccontate dalle strade, croce e delizia di questo territorio. Le immagini sono più eloquenti di mille parole.
Mignogna gioisce pubblicamente sul social network, ed ha ragione. La strada conduce ad uno dei posti più belli dell’intera Puglia, che qualcuno un po’ di tempo fa, definì la Piccola Svizzera.
Ma la strada era poco più di una mulattiera, nonostante le diverse attività sorte nell’area: una masseria didattica, qualche agriturismo, il Parco Avventura. L’ammodernamento dell’arteria contribuirà senz’altro all’ulteriore crescita dell’appeal di Biccari.
Se la contentezza di Mignogna è fondata, lo è altrettanto la rabbia di Lamarucciola.
Pietra Montecorvino è il più grande comune dei Monti Dauni Settentrionali. La strada è strategica, perché collega Pietra a Lucera e Foggia da un lato, e dall’altro ai centri più periferici della Capitanata (Casalvecchio di Puglia, Casalnuovo Monterotaro, San Marco La Catola).
Pubblicando le fotografie che attestano inequivocabilmente lo stato di dissesto della provinciale, Lamarucciola ricorre all’ironia: “In alternativa alla SP 5 (Lucera-Pietramontecorvino) – scrive sul suo profilo facebook -, si potrebbe percorrere la SP 7 (Chiancone) dove, a differenza della precedente, le buche sono coperte dal fango.”
Nel suo post, il sindaco Mignogna sottolinea invece che i lavori sono a costo zero per il Comune, essendo finanziati con fondi del PSR, acronimo che indica il Programma di Sviluppo Agricolo finanziato dall’Unione Europea, attraverso il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale.
Non potrebbe essere diversamente, visto che Mignogna è stato tra i promotori della clamorosa iniziativa di protesta di qualche giorno fa, quando i sindaci di centinaia di piccoli comuni hanno chiuso simbolicamente i loro municipi per protestare contro la stretta finanziaria imposta dal governo centrale.
Il futuro dei Monti Dauni, così come quello delle aree interne di tutto il Paese, passa prevalentemente per la spesa pubblica (e di conseguenza per l’Europa). Ma è inutile farsi illusioni.
La soppressione delle Provincie, strangolate finanziariamente prima ancora di essere cancellate dall’ordinamento costituzionale, non autorizza a sperare che possano risolversi nel breve periodo i problemi lamentati da Lamarucciola: e vale la pena ricordare che tra i problemi endemici dei Monti Dauni non c’è soltanto quello della viabilità, ma anche il dissesto idrogeologico, che è molto spesso anche la causa dei dissesti stradali.
La valanga di mi piace ottenuta dai due post, è tuttavia la dimostrazione che il riscatto dei Monti Dauni è un tema caldo, che comincia ad essere percepito anche da quanti non risiedono nei comuni collinari. Chissà che non si muova qualcosa.
Views: 0