Era fatale che, nella cospicua discussione fiorita tra amici e lettori di Lettere Meridiane a proposito della scarsa attenzione prestata alla Capitanata dalla trasmissione di Alberto Angela, Ulisse venisse ad un certo punto evocato il foggianesimo, nella sua accezione di patologia che porta gli abitanti della Puglia settentrionale a lamentarsi, sempre e comunque.
Nel post che ha dato la stura ai commenti (e che potete leggere o rileggere qui), pur esternando tutta la mia delusione per le scelte della redazione di Ulisse, io stesso sottolineavo la necessità di una riflessione autocritica sulla difficoltà che la Capitanata incontra nel promuovere serie politiche di marketing territoriale o più semplicemente nell’intercettare opportunità come quelle offerte dalla trasmissione televisiva.
Matteo Vocale ci offre una riflessione di altissimo profilo, che partendo dalla necessità di superare una volta per tutte il foggianesimo vittimista, s’interroga sulle ragioni per cui la provincia di Foggia non riesce a declinare la sua identità, la sua cultura, le sue straordinarie risorse culturali in termini di sviluppo, diversamente da quanto accade in altre parti della Puglia.
Con particolare piacere ho appreso che Vocale è il giovane segretario del circolo Pd di Sannicandro Garganico, un comune che amo molto, e che ho sempre ritenuto straordinariamente ricco di risorse, ma che non è sempre riuscito a valorizzarle come sarebbe stato il caso di fare, anche per i limiti evidenziati da Vocale nel suo articolo. Chissà che giovani come lui non riescano a propiziare quella svolta da tanto attesa.(g.i.)
Ora, mi domando: perché la Capitanata bypassata? Credo si tratti del solito nostro problema di non saper ancora riempire gli spazi o di non capire quali sono gli spazi giusti da riempire. E – bene ripeterlo all’infinito – di non saper fare rete. Questa benedetta rete di cui tanto si parla ma che non riesce a pescare un pesciolino!
E forse, infine, potrebbe accadere che invece di scalpitare per occupare spazi (anche politici, intendo) soliti, spesso per tornaconti di ristretto raggio, si comprenda finalmente quali sono le “azioni” fresche in cui investire.
Per dirla in breve, mi sia concessa una metafora, pur con i distinguo di tante belle realtà che stanno comunque nascendo ma che sono ancora flebili nel panorama generale. La Capitanata è un palazzo reale, pieno di gemme, gingilli, suppellettili, quadri, corredi e servizi di grande valore, completamente impolverati, alcuni chiusi da secoli negli scantinati o nelle soffitte. Di cui si continuano ad usare (senza spolverarli nemmeno tanto) soltanto quelli più in vista, perché di valore certificato dalla storia, in un’ermeneutica della continuità che sa tanto di statico e paludoso.
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Grazie Matteo Vocale per quello che scrivi. Mi sento gratificato per l'impegno che sto mettendo nel perseguire il progetto Pro Capitanata, RETE informale tra Sistema Politico e Sistema Produttivo dei territori della Capitanata. Sto seguendo questo progetto dal 2009 per consentire al mondo di aprire la finestra sulla Capitanata per ammirare e apprezzare quante bellezze ći sono. Le tue considerazioni sono le mie, ma purtroppo scontiamo l'egocentrismo che ci contraddistingue per cui tutti vogliamo o presumiamo di fare aprire la finestra pensando che ognuno ha la finestra con il panorama più bello. Geppe Inserra ne è testimone.