Gli uffici dell’Unione Europea si sono espressi sul Gino Lisa e le polemiche puntualmente divampate dopo che il parere è stato reso pubblico confermano un vizio antico delle discussioni che riguardano l’aeroporto di Foggia: troppa ideologia, troppi pregiudizi, che purtroppo non giovano alla concretezza e dunque alla soluzione del problema.
Per questo non sono d’accordo né con quanti parlano di bocciatura del progetto di allungamento della pista da parte delle strutture comunitarie, né con quanti ritengono ormai segnata la sorte del Lisa e accusano la Regione di aver confezionato a bella posta una documentazione, per così dire, debole.
A mio giudizio, il parere della DG Concorrenza della Commissione Europea è realistico, com’era lecito attendersi, e colloca in un nuovo contesto tanto la questione dell’allungamento della pista quanto il sospetto che il progetto violi le norme sulla concorrenza.
Consiglio a quanti vogliano farsi una propria e diretta opinione sulla vicenda la lettura sia della lettera inviata capo dell’ufficio della DG Concorrenza che si occupa di vigilare su traporti, poste e altri servizi, Henrik Morch, sia dell’allegato, dove esaminato molto approfonditamente lo stato dell’arte dell’aeroporto . Li trovate cliccando qui.
Secondo l’ufficio, la documentazione inviata a Bruxelles dalla società aeroportuale regionale pugliese non ha dimostrato in modo convincente che esiste sull’aeroporto di Foggia una domanda di volo adeguata e, di conseguenza, “un progetto che non soddisfa tale criterio non può essere considerato utile ai fini di un obiettivo di interesse comune.”
A preoccupare i tecnici della Commissione Europea sono essenzialmente tre fattori: il calo dei volumi di traffico che si sono registrati nell’aeroporto foggiano dopo che sono cessati i collegamenti con Milano, Palermo e Torino gestiti dalla Darwin Airlines; il fatto che l’allungamento della pista non consentirebbe comunque “l’operatività degli aeromobili tipicamente utilizzati dai vettori low cost e dai tour operator per catene charter.” e dulcis in fundo l’assenza di un partner disposto a cofinanziare l’opera.
Sembrerebbe una bocciatura in piega regola, ma così non è perché è proprio la Commissione Europea a fornire una precisa indicazione sulla procedura da adottare per scongiurare il rischio di qualsiasi violazione al regime degli aiuti di Stato. Si tratterebbe di esercitare quella che viene tecnicamente definita opzione SIEG.
Con questa procedura, il progetto può essere finanziato con soldi pubblici e viene valutato non più sulla base della sua remuneratività, ma su quella, per così dire sociale, in quanto l’opzione SIEG è fondata su parametri quali la connettività e il servizio alla popolazione. Non a caso, l’acronimo SIEG sta per Servizio di interesse economico generale.
È proprio la DG Concorrenza a suggerire espressamente questa strada alla Regione Puglia: “preferire l’opzione SIEG – si legge testualmente nell’allegato alla lettera – potrebbe comportare un finanziamento pubblico dell’infrastruttura, un finanziamento dell’esercizio dell’aeroporto e/o una combinazione di entrambi gli strumenti di finanziamento.”
L’eventuale ricorso alla opzione Sieg risolverebbe il problema della eventuale incompatibilità con le norme che regolano gli aiuti di Stato ma non quello del cofinanziamento, perché anche il questo caso le norme prevedono che il beneficiario concorra con una quota minima del 25 per cento.
La Regione si è riservata di rispondere alla nota della Commissione Europea entro il 6 novembre. In un modo o nell’altro saranno giorni cruciali per il Lisa.
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