Foggia ha un cuore rap, me ne convinco sempre di più. Ogni volta che ascolto i Tavola 28, e imparo sempre di più ad amarli. Sì, Foggia ha un cuore rap, ma devi andarlo a cercare nelle periferie più remote dove la cultura – almeno quella ufficiale – non mette piede. Ma è quel cuore che batte e resiste, che non s’arrende alla tentazione di andarsene e di scappare, quel cuore che ti riporta dritto dritto al grembo materno dove si forma l’identità. La città come mamma, la città come cuore.
Nella loro ultima canzone, Cuore di Mamma, la poesia urbana dei Tavola 28 torna a raccontare la Foggia che non sai, e non t’aspetti.
Se Mediterraneo era un inno alle bellezze, spesso nascoste, di Foggia e della sua provincia, l’ultimo brano – dal sound maturo ed evocativo – non canta la bellezza conclamata, piuttosto ti sfida a trovarla e a riconoscerla dove non sospetti perché Foggia non la vivi se non vivi / non ci arrivi la descrivi.
E allora la bellezza sta nelle strade con macchie d’olio / cuori con macchie d’odio / a due passi dalle stelle dove dio ci ha fatto un nodo / le facce di queste città.
Insomma, restare è una questione di cuore: i sogni di chi se ne va sono i sunn infrant. La forza di chi resta è u cor d mammà.
Cuore di Mamma è una dichiarazione d’amore all’identità, perché l’amor pe sta terr è come quill d Mammà.
Bravi, bravissimi i Tavola 28. E sarebbe ora che si accorgesse di loro anche la cultura ufficiale.
Ecco Cuore di Mamma. Sentitela, cantatela, ballatela, amatela, condividetela.
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