Il Giardino della Memoria dopo l’intervento di pulizia e ripristino |
La comunicazione e l’informazione dovrebbero essere uno
strumento di cambiamento. Nel senso che, segnalando e denunciando le cose che
non vanno, dovrebbero favorire le iniziative e gli interventi necessari a
risolverli. Più spesso, l’informazione viene utilizzata come strumento per
accrescere i consensi (verso chi quella informazione fornisce, o verso gli
interessi di cui è portatore), ed in questo caso, è funzionale piuttosto alla
conservazione.
strumento di cambiamento. Nel senso che, segnalando e denunciando le cose che
non vanno, dovrebbero favorire le iniziative e gli interventi necessari a
risolverli. Più spesso, l’informazione viene utilizzata come strumento per
accrescere i consensi (verso chi quella informazione fornisce, o verso gli
interessi di cui è portatore), ed in questo caso, è funzionale piuttosto alla
conservazione.
Un efficace esempio di come una buona informazione e una
buona comunicazione possano essere un enzima di cambiamento (positivo) giunge
in questi giorni da una vicenda che ha visto protagonista il giornalista free
lance Nico Baratta, che in un servizio supportato da una ricca documentazione
fotografica, ha denunciato la situazione di dissesto in cui versava Piazza
Vittime di Viale Giotto “un luogo sacro, di raccoglimento, a prescindere dalla
fede o dal culto”, scriveva Baratta il 16 agosto.
buona comunicazione possano essere un enzima di cambiamento (positivo) giunge
in questi giorni da una vicenda che ha visto protagonista il giornalista free
lance Nico Baratta, che in un servizio supportato da una ricca documentazione
fotografica, ha denunciato la situazione di dissesto in cui versava Piazza
Vittime di Viale Giotto “un luogo sacro, di raccoglimento, a prescindere dalla
fede o dal culto”, scriveva Baratta il 16 agosto.
“Quella piazza è allo sbando. E dire che ogni giorno
residenti, e non, mantenevano pulito il “Giardino della Memoria”, quel luogo
dove un tempo c’era quel palazzo che l’11 novembre del 1999 si è accartocciato
in soli 19 secondi, uccidendo nella notte 67 foggiani su 71 che stavano
dormendo. In quel giardino “dormono per sempre” alcuni nostri concittadini, mai
ritrovati. Non curarlo è come non aver memoria delle vittime, della tragedia,
di chi si è adoperato con le nude mani e le unghie spezzate per salvare vite
umane.
residenti, e non, mantenevano pulito il “Giardino della Memoria”, quel luogo
dove un tempo c’era quel palazzo che l’11 novembre del 1999 si è accartocciato
in soli 19 secondi, uccidendo nella notte 67 foggiani su 71 che stavano
dormendo. In quel giardino “dormono per sempre” alcuni nostri concittadini, mai
ritrovati. Non curarlo è come non aver memoria delle vittime, della tragedia,
di chi si è adoperato con le nude mani e le unghie spezzate per salvare vite
umane.
Da alcuni anni per quel luogo si è fatto molto. Ora, pare,
che nessuno se ne occupi più. In quella piazza, da quanto mi è stato riferito
da alcuni residenti –che ritengo corresponsabili dell’abbandono del luogo-, si
bivacca. Le prove tangibili sono i rifiuti che giacciono inermi nel “Giardino
della Memoria”, intorno al cippo e alla scultura. Forse sarà il periodo festivo
che ha aumentato la sporcizia. Alcuni residenti mi dicono che quella spazzatura
è da molti giorni che è li e chi dovrebbe pulire sono giorni che non si vedono.”
che nessuno se ne occupi più. In quella piazza, da quanto mi è stato riferito
da alcuni residenti –che ritengo corresponsabili dell’abbandono del luogo-, si
bivacca. Le prove tangibili sono i rifiuti che giacciono inermi nel “Giardino
della Memoria”, intorno al cippo e alla scultura. Forse sarà il periodo festivo
che ha aumentato la sporcizia. Alcuni residenti mi dicono che quella spazzatura
è da molti giorni che è li e chi dovrebbe pulire sono giorni che non si vedono.”
La pubblicazione della denuncia di Baratta e dell’ampio
reportage fotografico che la documentava in maniera ineccepibile ha però
prodotto il miracolo. Sul social network è esploso lo sdegno, ma anche la presa
di coscienza. Soltanto 24 ore dopo, come lo stesso Baratta ha precisato in un
ulteriore post, “una squadra di persone, inviate dall’Amministrazione Comunale,
ha pulito Piazza Vittime di Viale Giotto e il Giardino della Memoria. Infatti
l’Assessore Comunale Francesco Morese ha provveduto tempestivamente a ridare
decoro a quel luogo che merita rispetto.”
reportage fotografico che la documentava in maniera ineccepibile ha però
prodotto il miracolo. Sul social network è esploso lo sdegno, ma anche la presa
di coscienza. Soltanto 24 ore dopo, come lo stesso Baratta ha precisato in un
ulteriore post, “una squadra di persone, inviate dall’Amministrazione Comunale,
ha pulito Piazza Vittime di Viale Giotto e il Giardino della Memoria. Infatti
l’Assessore Comunale Francesco Morese ha provveduto tempestivamente a ridare
decoro a quel luogo che merita rispetto.”
L’evidente degrado del Giardino, prima dell’intervento |
Tra i tanti commenti che sono stati pubblicati sul web e sul
social network, a seguito della denuncia di Baratta, uno particolarmente
significativo di una residente della piazza: “Come abitante del quartiere mi
sento presa in causa dal suo articolo perché lo scempio che si sta consumando
in quello che dovrebbe essere un giardino alla memoria lo vivo quotidianamente
di persona. Subiamo passivamente il vandalismo altrui, ma non perché non
abbiamo cercato di porvi rimedio, ma perché purtroppo dopo aver contattato
tutte le istituzioni del caso, ormai non sappiamo più cosa fare, se non vedere
che l’ignoranza e l’inciviltà altrui sconsacri un luogo a noi caro. Mi auguro
che si parli della condizione in cui viviamo e che non si venga a rimettere a
lucido la pizza solo in occasione della ricorrenza annuale del triste evento che
ha colpito tutta la nostra città, che pare però essersi dimenticata del passato”.
social network, a seguito della denuncia di Baratta, uno particolarmente
significativo di una residente della piazza: “Come abitante del quartiere mi
sento presa in causa dal suo articolo perché lo scempio che si sta consumando
in quello che dovrebbe essere un giardino alla memoria lo vivo quotidianamente
di persona. Subiamo passivamente il vandalismo altrui, ma non perché non
abbiamo cercato di porvi rimedio, ma perché purtroppo dopo aver contattato
tutte le istituzioni del caso, ormai non sappiamo più cosa fare, se non vedere
che l’ignoranza e l’inciviltà altrui sconsacri un luogo a noi caro. Mi auguro
che si parli della condizione in cui viviamo e che non si venga a rimettere a
lucido la pizza solo in occasione della ricorrenza annuale del triste evento che
ha colpito tutta la nostra città, che pare però essersi dimenticata del passato”.
“Il messaggio è chiaro – ha commentato a sua volta Nico
Baratta – ma, se mi posso permettere, non completo poiché quel luogo, come
tutti quelli della nostra città, ci appartengono e perciò vanno controllati,
difesi, senza immolarsi, ma contribuendo a far conoscere a chi di competenza i
problemi. Foggia non vuole eroi, solo gente responsabile e civile, che ami la
sua –nostra- città e che, anche con una semplice telefonata alle Forze
dell’Ordine, cerchi di conferirle decoro, sicurezza, legalità.”
Baratta – ma, se mi posso permettere, non completo poiché quel luogo, come
tutti quelli della nostra città, ci appartengono e perciò vanno controllati,
difesi, senza immolarsi, ma contribuendo a far conoscere a chi di competenza i
problemi. Foggia non vuole eroi, solo gente responsabile e civile, che ami la
sua –nostra- città e che, anche con una semplice telefonata alle Forze
dell’Ordine, cerchi di conferirle decoro, sicurezza, legalità.”
Bravo Baratta. Un bell’esempio di informazione civile e di
servizio, un buona prassi che andrebbe imitata e diffusa.
servizio, un buona prassi che andrebbe imitata e diffusa.
Views: 0