Nel 1945, in piena guerra, il Gino Lisa era tra gli aeroporti più importante e strategici d’Europa. Per conquistarlo, e per poter minacciare direttamente la Germania nazista, gli Alleati sottoposero il Tavoliere a spietati bombardamenti che rasero al suolo Foggia e uccisero migliaia di inermi cittadini.
Settantadue anni dopo, il Senato della Repubblica ha definitivamente sancito il declassamento dello scalo. Il Gino Lisa perde – forse definitivamente – la sua valenza nazionale, per diventare uno scalo regionale.
A ben vedere, però, potrebbe essere un vantaggio. La conseguenza pratica del declassamento sancito da Palazzo Madama sarà l’abbandono dell’aeroporto da parte dell’Enac, il cui ruolo, soprattutto negli ultimi tempi, da quando cioé il Lisa era stato escluso dal piano nazionale, aveva piuttosto lasciato a desiderare.
Applicazione pedissequa degli orari di apertura e chiusura, niente voli nei giorni festivi: gli uomini radar erano divenuti più un vincolo, insomma, che non una risorsa.
La palla passa adesso alla Regione, e per essa ad Aeroporti di Puglia, e sarà la volta buona per capire fino in fondo cosa intendono fare a via Capruzzi per l’aeroporto di Foggia.
Il declassamento è stato motivato da ragioni oggettive, e difficilmente contestabili: la mancanza di traffico. Da quattro anni, il Lisa resta tagliato fuori dai voli nazionali. Non ci sono compagnie interessate a volare da Foggia. Lo studio della Camera di Commercio che aveva disegnato una road map piuttosto impegnativa per rilanciare l’attrattività dello scalo è rimasto lettera morta.
La situazione, già piuttosto critica, è aggravata dai ritardi del progetto di allungamento della pista. Dopo aver strappato la valutazione positiva d’impatto ambientale al Ministero competente, si attende non senza trepidazione la decisione degli organismi comunitari sulla possibile violazioni delle norme Ue che disciplinano gli aiuti di Stato.
Il destino dell’aeroporto di Foggia sembra sempre di più appeso a un filo. Ma proprio per questo, il totale coinvolgimento della Regione nella gestione, potrebbe essere un affare.
Settantadue anni dopo, il Senato della Repubblica ha definitivamente sancito il declassamento dello scalo. Il Gino Lisa perde – forse definitivamente – la sua valenza nazionale, per diventare uno scalo regionale.
A ben vedere, però, potrebbe essere un vantaggio. La conseguenza pratica del declassamento sancito da Palazzo Madama sarà l’abbandono dell’aeroporto da parte dell’Enac, il cui ruolo, soprattutto negli ultimi tempi, da quando cioé il Lisa era stato escluso dal piano nazionale, aveva piuttosto lasciato a desiderare.
Applicazione pedissequa degli orari di apertura e chiusura, niente voli nei giorni festivi: gli uomini radar erano divenuti più un vincolo, insomma, che non una risorsa.
La palla passa adesso alla Regione, e per essa ad Aeroporti di Puglia, e sarà la volta buona per capire fino in fondo cosa intendono fare a via Capruzzi per l’aeroporto di Foggia.
Il declassamento è stato motivato da ragioni oggettive, e difficilmente contestabili: la mancanza di traffico. Da quattro anni, il Lisa resta tagliato fuori dai voli nazionali. Non ci sono compagnie interessate a volare da Foggia. Lo studio della Camera di Commercio che aveva disegnato una road map piuttosto impegnativa per rilanciare l’attrattività dello scalo è rimasto lettera morta.
La situazione, già piuttosto critica, è aggravata dai ritardi del progetto di allungamento della pista. Dopo aver strappato la valutazione positiva d’impatto ambientale al Ministero competente, si attende non senza trepidazione la decisione degli organismi comunitari sulla possibile violazioni delle norme Ue che disciplinano gli aiuti di Stato.
Il destino dell’aeroporto di Foggia sembra sempre di più appeso a un filo. Ma proprio per questo, il totale coinvolgimento della Regione nella gestione, potrebbe essere un affare.
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